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lunedì 02/01/2023 • 06:00

Fisco Nella Manovra 2023

Le novità IVA: dal nuovo forfait alle aliquote

La Legge di Bilancio 2023 è un contenitore che si occupa delle materie più disparate. Le norme sono inserite in ordine sparso e sono ovviamente prive di rubrica. Non dobbiamo stupirci se qualche disposizione dovrà essere rettificata in una delle tante leggi di conversione dei decreti legge. Nel contributo si propone un'analisi delle novità IVA.

di Raffaele Rizzardi - Dottore commercialista, Rappresentante ANTI alla CFE

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Anche l'imposta sul valore aggiunto è protagonista in alcune norme della Legge di Bilancio 2023.

Regime forfettario

Quella con il presumibile maggior numero di destinatari alza da 65.000 a 85.000 euro il limite per il regime di franchigia delle piccole imprese. Questa è la locuzione della direttiva in ambito valore aggiunto. Noi chiamiamo il regime “forfetario” non in relazione all'IVA, che non è dovuta né detraibile, ma alla quantificazione del reddito soggetto all'imposta sostitutiva.

Il comma 54 della Legge di Bilancio 2023 contiene innanzitutto questa disposizione, che richiede comunque un'autorizzazione europea: il nostro Paese ha la facoltà di arrivare a 65.000 euro sino al 31 dicembre 2024, in quanto dal giorno successivo sarà in vigore la nuova direttiva 2020/285/UE, il cui limite ordinario è proprio di 85.000 euro.

Al di là di questo innalzamento della soglia, il nuovo provvedimento contiene una importante disposizione antielusiva, per contrastare il comportamento di chi apriva una partita IVA forfetaria, sapendo che avrebbe avuto ricavi o compensi dell'anno successivo di importi molto elevati.

Dal 2023 il superamento di 100.000 euro in corso d'anno rende “dovuta l'imposta sul valore aggiunto a partire dalle operazioni effettuate che comportano il superamento del predetto limite”.

È la prima volta che ci troviamo di fronte ad un cambio di regime in corso d'anno. Per le rimanenze di beni o di servizi acquistati e non utilizzati si potrà recuperare l'imposta in base ad un inventario. Dovrà però essere chiarito come operare le rettifiche della detrazione sui beni strumentali, in quanto l'art. 19-bis2 c. 2 DPR 633/72 prevede conguagli solo ad anno intero.

Non si dice comunque cosa succede per la tassazione reddituale. Sicuramente si tratta di un aspetto non trascurabile.

Pellet, prodotti per l'infanzia e igiene femminile

Ai commi 72 e 73 troviamo due disposizioni in materia di aliquote IVA, la prima permanente e la seconda solo per il 2023 (aliquota 10% per i pellet). La norma a regime riguarda l'aliquota 5% relativa ai prodotti per l'igiene femminile, eliminando la condizione della conformità a una norma UNI o della possibilità di lavarli.

Completamente nuovo è il 5% del latte per neonati o per la prima infanzia, relative a preparazioni alimentari, pannolini e seggiolini auto per bambini.  

Contrasto alle partite IVA

Nei commi da 148 a 150 troviamo la versione definitiva della disposizione qualificata come norma di contrasto alle partite IVA “scappa e fuggi”. Il Reg. UE 904/2010 prescrive – come regola generale – un'istruttoria preliminare all'attribuzione della partita IVA. Nel caso contrario (è quello del nostro Paese) è richiesta una analisi a posteriori dei fattori di rischio.

La novità normativa viene inserita nell'art. 35-bis c. 15-bis.1 e 15-bis.2 DPR 633/72. L'accertamento di un elevato profilo di rischio del contribuente comporta una segnalazione all'interessato. Se non risponde o non eccepisce contestando i dati dell'Agenzia delle entrate, si procede alla chiusura d'ufficio della partita IVA. Per effetto del comma 151 della Legge di Bilancio 2023, che integra l'art. 11 D.Lgs. 471/97, questo provvedimento di chiusura della partita IVA comporta l'irrogazione della sanzione di € 3.000, relativamente alla quale non opera la continuazione. Se cioè lo stesso soggetto è destinatario nel tempo di almeno due contestazioni di questa specie, dovrà sempre pagare la sanzione piena. Nella versione definitiva del provvedimento viene eliminata la responsabilità solidale dell'intermediario che aveva operato per l'apertura di queste partite IVA.

La riapertura, anche indiretta, cioè come legale rappresentante di società od ente, di una partita IVA da parte di un soggetto destinatario della chiusura d'ufficio richiede il rilascio di una fideiussione non inferiore a € 50.000.

Questa situazione non deve essere confusa con la chiusura della partita IVA per inattività triennale (art. 35 c. 15-quinquies DPR 633/72), che non comporta nessuna sanzione.

Piattaforme digitali

Abbiamo poi una disposizione che riguarda le piattaforme digitali. Si tratta del comma 151, che pone a carico dei soggetti che facilitano le vendite ai privati di beni mobili esistenti in Italia, che saranno determinati con decreto ministeriale, la comunicazione dei dati relativi al fornitore e all'entità delle transazioni. Ovviamente la decorrenza è condizionata alla pubblicazione di tale decreto.

Reverse charge

Concludiamo con il successivo comma 152, che interviene sulla sanzione per reverse charge imponibile in presenza di operazioni esenti, non imponibili o non soggette. Stiamo parlando dell'art. 6 c. 9-bis.3 D.Lgs. 471/97: la sanzione del 10% dell'imponibile per le operazioni inesistenti (con il minimo di € 1.000) viene giustamente elevata al 90% dell'imposta indebitamente detratta se il cessionario o committente era consapevole dell'intento di evasione o della frode. In presenza di una operazione imponibile inesistente è difficile ipotizzare la buona fede del destinatario della fattura.

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