
martedì 23/09/2025 • 06:00
La L. 76/2025 sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese è entrata in vigore a maggio 2025: in attesa di poterne valutare i primi impatti, si è già insediata presso il CNEL la Commissione nazionale permanente dedicata, seppur con l'assenza di Cgil e Uil.
La L.76/2025, pubblicata in Gazzetta Ufficiale in data 26 maggio 2025, disciplina in modo organico la partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese.
La nuova normativa, a distanza di quasi 80 anni, attua quanto previsto in materia dall'art. 46 della Costituzione in ordine al diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende “nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi”, “ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro, in armonia con le esigenze della produzione”.
I lavori preparatori sono stati particolarmente difficoltosi: non tutti gli attori delle relazioni industriali hanno apprezzato il risultato finale che, in estrema sintesi, cerca di passare da un modello conflittuale ad uno partecipativo, attraverso la fondamentale leva della contrattazione collettiva. La Legge, infatti, prevede tra i suoi capisaldi, la volontarietà delle aziende e dei sindacati che intendano cambiare pagina, attingendo ad uno o più dei quattro capisaldi della norma: la partecipazione gestionale (anche includendo rappresentanti dei lavoratori negli organi decisionali delle imprese), economica e finanziaria (con la possibile condivisione degli utili e/o delle azioni), organizzativa (attraverso commissioni e comitati), consultiva (prevedendo l'impegno al dialogo sociale preventivo).
Le prime azioni previste: il ruolo del CNEL
Da un punto di vista pratico ed attuativo, la prima azione concreta prevista dalla normativa è quella di affidare ad una Commissione nazionale permanente nell'ambito del CNEL il compito di dare linfa vitale alla partecipazione.
In data 24 luglio 2025 l'Assemblea del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro ha approvato la sua composizione, prevedendo al suo interno:
La Commissione si è insediata in data 7 agosto 2025, eleggendo come suo Presidente il consigliere Prof. Emmanuele Massagli. Nella sua dichiarazione d'insediamento, il presidente ha ricordato come “la commissione ha dei chiari compiti tecnici affidatigli dalla legge: monitorare e valorizzare le buone prassi in materia di partecipazione dei lavoratori alla gestione, ai capitali, agli utili e all'organizzazione delle imprese; redigere ogni due anni una relazione sulla partecipazione attiva dei lavoratori sui luoghi di lavoro; sottoporre all'assemblea del Cnel proposte di miglioramento e manutenzione della legge, derivanti dalla conoscenza delle situazioni reali. Per questo, da subito, ci rivolgiamo alle parti sociali tutte e alle stesse imprese perché ci presentino le pratiche partecipative già in atto, senza remore nel richiederci assistenza tecnica, perché una legge così significativa per la storia delle relazioni industriali possa svolgere appieno i suoi effetti”.
Nell'ambito dell'elezione, però, sono emerse le prime formali clamorose divisioni: per loro scelta, restano fuori sia la Cgil che la Uil, che hanno ritenuto non vi fossero le condizioni per entrare a far parte dell'organo.
Per la Cgil, il rappresentante al CNEL ha dichiarato: “La legge voluta dal governo non realizza l'art. 46 della Costituzione ma rappresenta, al contrario, il suo rovesciamento, perché ne subordina i principi e la lettera alle decisioni prese unilateralmente dalle aziende al di fuori di ogni criterio di rappresentatività e sottomette a previsioni di carattere statutario la contrattazione collettiva”.
Anche il consigliere in quota Uil motiva il perché la sua organizzazione sindacale resta fuori dal percorso: “…è necessario calare nella situazione attuale le concrete possibilità, per la legge sulla partecipazione, di diventare il motore di un'evoluzione positiva delle relazioni industriali e della vita delle aziende. Oggi si fa una fatica immensa a rinnovare i contratti di lavoro, mentre è molto difficile difendere i diritti fondamentali del lavoro dipendente. La questione salariale rimane prioritaria e non si vede come quel tipo di partecipazione possa facilitarla... tanto più che non vi sono nella legge norme obbliganti ma solo decisioni volontarie”.
La Commissione, comunque, si è riunita una prima volta in data 12 settembre, annunciando che “sarà a breve disponibile una pagina internet ove sarà possibile segnalare esperienze di partecipazione significative, che meritano di essere raccontate perché possano essere imitate, innescando l'evoluzione (culturale prima che tecnica) della concezione del rapporto tra impresa e lavoro… la Commissione è a disposizione delle imprese e dei lavoratori per accompagnare e documentare questo cambiamento, che segna la parola fine al Novecento industriale”.
Le possibili fasi successive
Gli effetti della nuova legge, sia per come è costruita, sia per quanto sopra riassunto, non possono che essere valutati nel medio-lungo periodo.
Se da un lato sono evidenti le difficoltà prima di tutto culturali nell'immaginare un modello partecipativo che in molte imprese non è né conosciuto né concepito, dall'altro esistono alcune esperienze che dimostrano come non solo molte cose sono possibili, ma soprattutto sono già state realizzate.
Nel presentare la sua legge di iniziativa popolare – la base di partenza da cui si è avviato l'iter parlamentare di approvazione della L 76/2025 - la Cisl ha documentato oltre 150 casi studio nei quali, con diverse modalità, sono presenti i primi germi e le prime esperienze in tal senso. Interessante notare come non sempre siano solo le grandi aziende a sviluppare il tema (Poste Italiane, Luxottica, Ferrovie dello Stato, Autostrade per l'Italia, Enel, Terna, Acea); anche diverse società più piccole, peraltro in diversi comparti produttivi, si sono cimentate a sperimentare gradi di coinvolgimento dei lavoratori e delle loro rappresentanze in varie modalità (per esempio Ducati, Ferrari, Lamborghini, Piaggio, Enav, Lino Manfrotto e Vitecgroup Italia, Coop Alleanza 3.0, Ikea, Coin spa, Ovs spa, Autogrill, My Chef, Marriot e Starhotels, Leroy Merlin, Edison, Erg).
Lo Studio ADAPT sulla contrattazione collettiva italiana dal 2012 al 2024 segnala che circa la metà dei contratti aziendali oggetto della loro analisi (circa 400 per ogni anno) contenga già oggi forme di partecipazione dei lavoratori ai processi decisionali, soprattutto in tema di consultazione ed esame congiunto, anche con la costituzione di specifici comitati paritetici, spesso organizzati per materie di competenza (anche se molto frequentemente senza poteri “negoziali”).
Diciamo però la verità: nella gran parte dei casi, al momento, tali tentativi, spesso destrutturati, si sono fermati solo al riconoscimento formale dei diritti del lavoratore a partecipare alla vita delle aziende, per esempio costituendo Osservatori ai più diversi livelli di contrattazione, che spesso hanno rappresentato solo impegni presi sulla carta.
Le sfide e le difficoltà sono quindi molteplici. La più importante sarà quella di far capire e rendere credibile che il nuovo modello partecipativo può rappresentare un vantaggio per tutti, aziende, sindacati, e soprattutto i lavoratori.
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Paolo Patrizio
- Avvocato - Professore - Università internazionale della Pace delle Nazioni UniteRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione

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