1. EDITORIALE
Viviamo un'epoca in cui la silenziosa rivoluzione delle modalità lavorative si manifesta non più sotto forma di proclami politici o riforme strutturali, bensì attraverso il quotidiano dispiegarsi di nuove prassi, tecnologie e bisogni organizzativi. Lo smart working — o lavoro agile nella sua traduzione giuridica italiana — non rappresenta soltanto un adattamento emergenziale divenuto consuetudine, ma si configura oggi quale paradigma alternativo, potenzialmente strutturale, della prestazione lavorativa subordinata. Una modalità che, se ben regolata, può offrire nuove garanzie e nuove libertà, ma che, se lasciata in balìa dell'improvvisazione, rischia di generare forme inedite di precarietà, isolamento, responsabilità e diseguaglianza.
In tale contesto, l'e-magazine che ci accingiamo a presentarvi si propone quale bussola giuridica e culturale, rivolta a coloro che — a vario titolo — sono chiamati a governare il cambiamento: consulenti del lavoro, avvocati, direttori HR, operatori della contrattazione collettiva. Non si tratta, infatti, solo di comprendere una fattispecie, ma di interpretare un nuovo orizzonte sistemico del diritto del lavoro, che chiama in causa le fonti, i principi costituzionali, la contrattazione, la protezione della persona e la stessa tenuta del nesso sinallagmatico tra obbligazione e vigilanza.
L'inquadramento iniziale affidato a Paolo Stern, con taglio tecnico e insieme prospettico, sull'evoluzione normativa e giurisprudenziale del lavoro agile, con focus tra autonomia individuale e potere organizzativo del datore.
Un'analisi che si dimostra imprescindibile per decifrare le ambiguità — e le potenzialità — di un istituto la cui regolamentazione resta in...