venerdì 01/07/2022 • 06:00
Il Presidente del CNDCEC, Elbano de Nuccio, risponde duramente alla richiesta dell’Unione Nazionale delle Camere Avvocati Tributaristi di attribuire l’assistenza tecnica nelle Commissioni tributarie in via esclusiva all’Avvocatura: “si tratta di una proposta contraria ai superiori principi di giustizia e di difesa dei contribuenti”.
redazione Memento
Continua la battaglia portata avanti dai Commercialisti per difendere la centralità del ruolo della categoria nel processo tributario che verrà ridisegnato dalla riforma avviata dall’esecutivo. Dopo le proteste sollevate contro la scelta di limitare ai soli laureati in giurisprudenza l’accesso al concorso alla magistratura tributaria, l’ultimo scontro si è consumato direttamente tra le due categorie coinvolte, avvocati e commercialisti, a seguito della proposta avanzata dall’Unione Nazionale delle Camere Avvocati Tributaristi (UNCAT), in audizione sulla riforma presso le Commissioni Giustizia e Finanze del Senato, di attribuire l’assistenza tecnica nelle Commissioni tributarie in via esclusiva all’Avvocatura. “Si tratta di una proposta – ha commentato prontamente il Presidente del CNDCEC, Elbano de Nuccio – del tutto contraria ai superiori principi di giustizia e di difesa dei contribuenti che solo con la presenza dei commercialisti nel collegio difensivo possono essere degnamente tutelati. Una riforma di grandi ambizioni quale quella della giustizia tributaria non può essere strumentalizzata con questioni corporative come quelle sollevate da UNCAT”. “Davvero l’UNCAT – prosegue il presidente della categoria - vuol farci credere che la “ratio sottesa a questa attribuzione di esclusività non è corporativa ma organicamente inserita nella riforma”, e che ciò trovi giustificazione nel fatto che la riforma introduce l’istituto del rinvio pregiudiziale in Corte di cassazione?”. Il Presidente del CNDCEC denuncia il rischio di despecializzazione del difensore “immaginando di riservare tale ruolo a una categoria che è totalmente a digiuno nelle materie aziendalistiche di contabilità e bilancio e che, statisticamente, spesso trascura lo studio del diritto tributario sia nell’iter degli studi universitari sia in sede di prove orali degli esami di abilitazione per l’esercizio della professione. L’associazione – prosegue De Nuccio - vorrebbe convincere il legislatore che la difesa del contribuente sarebbe meglio garantita affidando ai soli avvocati il patrocinio in un giudizio che è fondamentalmente di merito e nel quale le questioni più rilevanti sulla fiscalità d’impresa si riferiscono alle modalità di applicazione dei principi contabili nazionali e internazionali nel bilancio e del principio di derivazione rafforzata nella determinazione dell’imponibile”. “Se la difesa del contribuente è il bene massimo da tutelare – conclude de Nuccio - siamo certi che la riforma, al di là di qualche brutto sogno di inizio estate, non potrà che confermare l’imprescindibilità dei commercialisti anche nel ruolo di difensore tributario. Ciò nel superiore interesse della giustizia, dei cittadini e del Paese”. Fonte: Com. Stampa CNDCEC 30 giugno 2022
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