
giovedì 20/11/2025 • 06:00
In tema di sanzioni tributarie, incorre nel vizio di ultrapetizione la sentenza che annulli un atto impositivo fondandosi su una norma giuridica non dedotta dal contribuente né rilevabile d'ufficio: così si è espressa la Cassazione con ordinanza 6 novembre 2025 n. 29345 sulla responsabilità dell'amministratore di fatto.
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L'ordinanza trae origine da un contenzioso sorto a seguito di un atto di irrogazione di sanzioni emesso nei confronti di una S.r.l. di cui un contribuente è stato ritenuto amministratore di fatto. L'Amministrazione Finanziaria aveva disconosciuto costi ritenuti inesistenti per l'anno d'imposta 2009. La CTP di Milano aveva annullato l'atto sanzionatorio, ritenendolo viziato per violazione dell'art. 17 c. 1 D.Lgs. 472/97, poiché adottato separatamente rispetto all'avviso di accertamento. La CTR della Lombardia aveva confermato tale pronuncia, respingendo l'appello dell'Agenzia delle Entrate.
L'Agenzia delle Entrate avverso la sentenza d'appello propose ricorso per Cassazione.
Con il primo motivo la ricorrente prospettava la nullità della sentenza impugnata per violazione e falsa applicazione degli artt. 112 e 113 c.p.c. per aver erroneamente ritenuto che la sentenza di primo grado non avesse illegittimamente deciso la controversia ultra petita, in applicazione del principio iura novit curia.
Il secondo motivo affrontato dall'Ente concerneva la distinzione tra duplicazione sanzionatoria e violazione del principio del ne bis in idem, di matrice convenzionale (art. 4 Prot. n. 7 CEDU). L'Agenzia sosteneva che la CTR avesse erroneamente ravvisato una duplicazione di sanzioni, sebbene si trattasse di misure riferite a condotte diverse e...
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Rebecca Gamber
- Dottoressa in Economia e studentessa di GiurisprudenzaRosella Staropoli
- Dottoressa in Giurisprudenza per l’Economia e l’ImpresaRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione

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