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venerdì 22/08/2025 • 06:00

Lavoro RIFORME PREVIDENZIALI

Novità pensionistiche: domande ricorrenti e punti fermi

Pensioni anticipate e di vecchiaia, scivoli, importi soglia, limiti, ricalcolo contributivo della pensione: cosa è cambiato per chi vuole uscire dal lavoro con le novità degli ultimi mesi? E cosa devono sempre tenere a mente i professionisti per spiegarle efficacemente ai clienti?

di Noemi Secci - Consulente del lavoro - Direttore tecnico-scientifico di PrevidAge

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  • Tempo di lettura 3 min.
  • Ascolta la news 5:03
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Tra vincoli normativi, ricalcoli dell'assegno, nuove soglie reddituali e strumenti di accompagnamento, le ultime manovre – unitamente ad alcuni importanti chiarimenti giurisprudenziali - hanno modificato la mappa del pensionamento rispetto all'originario scenario “Fornero” (art. 24 DL 201/2011).

Ad oggi, con oltre 50 gestioni previdenziali differenti (tra casse professionali e fondi amministrati dall'INPS), abbiamo oltre 100 modi diversi per andare in pensione, considerando anche gli strumenti per unificare i contributi, come ricongiunzione, cumulo, totalizzazione, computo… Senza peraltro dimenticare le misure per rendere utili dei periodi non contribuiti, come il riscatto, gli accrediti figurativi, i contributi volontari…

Ma come orientarsi e non perdere la bussola in questa “giungla previdenziale” fatta di normativa, prassi e giurisprudenza?

Per supportare concretamente i professionisti della previdenza nell'attività di consulenza e orientamento, abbiamo raccolto e analizzato le domande più ricorrenti emerse nel confronto con operatori e utenti, selezionando sia le novità più rilevanti introdotte nel corso del 2025, sia i nodi fondamentali che è indispensabile chiarire per comprendere a fondo il funzionamento e la convenienza delle diverse opzioni di pensionamento oggi disponibili.

Che cos'è e come funziona l'estratto conto contributivo?

Ricordiamo, innanzitutto, che l'analisi della posizione previdenziale parte sempre dall'estratto conto contributivo, documento che fotografa la storia assicurativa del lavoratore. Si tratta di uno strumento fondamentale per determinare la data di maturazione del diritto e la misura, cioè l'importo dell'assegno, ma la sua attendibilità non è assoluta: secondo l'INPS (circ. n. 257/1991), ha solo valore ricognitivo, a meno che non sia rilasciato in forma certificativa su richiesta dell'interessato (cd. Ecocert). Tuttavia, la giurisprudenza ha riconosciuto natura certificativa anche all'estratto ordinario, in base all'art. 54 L. 88/1989 (Cass. n. 23050/2017; Cass. n. 20086/2018).

Il professionista deve saper decodificare ogni colonna dell'estratto: il tipo di contribuzione (obbligatoria, figurativa, volontaria, da riscatto), la durata utile al diritto e alla misura, la tipologia del rapporto (dipendente, autonomo, agricolo, gestione separata), e soprattutto le note INPS, che possono segnalare anomalie, omissioni o sovrapposizioni. Nei casi più critici – ad esempio nel pubblico impiego o nel comparto spettacolo – è indispensabile integrare l'estratto con documentazione aggiuntiva (fogli matricolari, certificazioni di servizio, statini paga).

Come si calcola la pensione?

Anche nel 2025 restano validi i tre sistemi di calcolo delle pensioni INPS:

  1. il sistema retributivo, per anzianità maturate sino al 31 dicembre 1995 o fino al 31 dicembre 2011, per chi ha almeno 18 anni di accrediti al 31 dicembre 1995;
  2. il misto, per chi ha meno di 18 anni al 31 dicembre 1995, che prevede il calcolo retributivo sino a tale data, contributivo dal 1° gennaio 1996;
  3. il contributivo puro, per chi ha iniziato a versare dopo il 1° gennaio 1996 o ha esercitato l'apposita opzione per il ricalcolo in tal senso della pensione (art. 1 c. 23 L. 335/1995) o si avvale di un trattamento di pensione che preveda tale ricalcolo (opzione Donna, Quota 103, pensionamento anticipato a 64 anni a seguito di computo presso la gestione Separata, Totalizzazione nazionale).

Al contrario del sistema retributivo, basato sull'anzianità di servizio compresa entro specifici periodi e sulla media di redditi o stipendi, il sistema contributivo, sempre più pervasivo, è basato sulla contribuzione versata ogni anno, sui coefficienti di trasformazione (valori che dipendono dall'età e che convertono l'ammontare dei contributi rivalutati in pensione) e sui tassi di capitalizzazione del montante (il montante, cioè la somma degli accrediti, è rivalutato ogni anno sulla base di questi tassi, che dipendono dalla media quinquennale del Pil).

Che cosa sono importo soglia minimo e tetto massimo della pensione?

Stante le regole generali relative ai metodi di calcolo, a queste, negli ultimi anni, si sono aggiunte delle limitazioni, che consistono nella previsione di:

  • un importo soglia minimo, cioè un valore minimo al di sotto del quale non si acquisisce il diritto alla pensione;
  • un tetto massimo dell'assegno pensionistico, ossia un valore oltre il quale la pensione non può essere liquidata, anche se dal calcolo l'ammontare risulta maggiore.

Fortunatamente, tali imposizioni non riguardano tutti i trattamenti, ma soltanto alcune prestazioni, quali la pensione anticipata contributiva a 64 anni, la pensione anticipata flessibile Quota 103 o il prepensionamento con Ape sociale. Per quanto riguarda il tetto massimo, peraltro, si applica solo sino al compimento dell'età per la vecchiaia.

Qual è la differenza tra pensione anticipata e di vecchiaia?

Stante l'esistenza di numerosi trattamenti pensionistici, con requisiti diversissimi tra loro, questi possono essere comunque divisi in due categorie: pensioni di anzianità o anticipate e pensioni di vecchiaia.

Per generalizzare, rientrano nella categoria delle pensioni di anzianità e anticipate tutte quelle prestazioni che si ottengono con un requisito anagrafico più leggero rispetto alla cd. età pensionabile, cioè all'età prevista per il pensionamento di vecchiaia, oppure che non prevedono un'età minima (come, ad esempio, la pensione anticipata ordinaria, che prevede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne, nessun requisito anagrafico).

Come funziona la pensione anticipata contributiva a 64 anni nel 2025?

Sia la legge di bilancio 2024 (L. 213/2023) che la manovra 2025 (L. 207/2024) hanno modificato sensibilmente l'accesso alla pensione anticipata contributiva, prevista dall'art. 24 c. 11 DL 201/2011. Resta fermo il requisito di almeno 64 anni di età e 20 anni di contribuzione (che diventa anch'esso adeguabile alla speranza di vita), ma l'importo minimo - da raggiungere per potersi pensionare - sale a 3 volte l'assegno sociale (1.616,07 euro al mese nel 2025), con soglie ridotte per le donne con figli (2,8 volte con un figlio, 2,6 volte con più figli).

Se si include la pensione complementare eventualmente spettante, nel calcolo della soglia minima di accesso, il requisito contributivo sale a 25 anni dal 2025 e a 30 anni dal 2030, e si dispone l'incompatibilità del trattamento con il lavoro fino all'età per la pensione di vecchiaia (oggi 67 anni).

Dal 2030 la soglia dell'importo minimo salirà, per tutti, a 3,2 volte l'assegno sociale. Inoltre, sino all'età per il pensionamento di vecchiaia si applica un tetto massimo pari a 5 volte il trattamento minimo (oggi, dunque, pari a 3.017 euro mensili).

La pensione anticipata contributiva è inoltre raggiungibile, se si hanno accrediti anteriori al 1996, solo con computo presso la gestione Separata (art. 3 DM 282/1996), operazione che però comporta l'integrale calcolo contributivo della prestazione.

Occorre attenzione, quindi, all'effettiva convenienza dell'operazione, specie in caso di carriere con stipendi o redditi elevati.

Il riscatto agevolato della laurea conviene?

Il riscatto agevolato della laurea (art. 20 c. 6 DL 4/2019) consiste nella possibilità di rendere utili, ai fini della pensione, i periodi di durata legale del corso di studi universitario, pagando un costo forfettario, uguale per tutti (6.123,15 euro per ogni anno da riscattare, per il 2025).

Lo strumento è conveniente in tutti i casi in cui si rivela utile per anticipare la pensione, ma deve essere valutato nel quadro complessivo della carriera. Se, infatti, lo si vuole utilizzare per periodi anteriori al 1996, l'opzione comporta l'ingresso forzoso nel sistema contributivo, che può implicare notevoli penalizzazioni. Inoltre, se il riscatto agevolato di tali periodi è richiesto nel corso della carriera, l'unico modo per ottenerlo è aderire alla cd. opzione al contributivo (art. 1 c. 23 L. 335/1995), che è incompatibile con alcuni strumenti, quali il computo nella gestione Separata: se richiesto nel corso della vita lavorativa, dunque, il riscatto agevolato per i periodi ante 1996 può impedire l'accesso alla pensione a 64 anni con computo nella gestione Separata. I consulenti devono quindi valutare con attenzione la compatibilità tra opzioni e obiettivi previdenziali.

Che cosa sono gli scivoli di accompagnamento alla pensione?

Oltre al pensionamento diretto, restano accessibili diverse misure indennitarie di accompagnamento alla pensione, dette anche scivoli, ciascuna con proprie regole e criticità:

  • Isopensione (art. 4 L. 92/2012): destinata ai dipendenti di aziende con oltre 15 addetti, consente l'uscita fino a 7 anni prima del diritto a pensione; è subordinata ad accordo sindacale, fideiussione bancaria e validazione INPS: l'indennità, calcolata allo stesso modo della pensione, è erogata dal datore di lavoro, non è reversibile né rivalutabile, ed è soggetta a tassazione ordinaria; i contributi correlati sono pienamente validi ai fini del diritto e della misura del trattamento (mess. INPS 4771/2020);
  • Assegno straordinario: erogato dai Fondi bilaterali di solidarietà ai sensi dell'art. 26 D.Lgs. 148/2015, consente l'uscita fino a 5 anni prima della pensione, previo accordo aziendale; anche qui, oltre a un'indennità calcolata in modo simile alla pensione, è prevista contribuzione correlata utile per l'assegno pensionistico, con calcolo basato sulla retribuzione teorica spettante (circ. INPS 62/2017);
  • Ape sociale: prorogata al 31 dicembre 2025, si tratta di un'indennità, calcolata come la futura pensione ma con un tetto massimo di 1.500 euro mensili, che accompagna il lavoratore, dai 63 anni e 5 mesi di età, sino all'età per il pensionamento di vecchiaia; sono richiesti almeno 30 o 36 anni di contributi (a seconda della categoria, con sconti sino a 2 anni per le madri con figli) e appartenenza a una delle tipologie protette (disoccupati, caregiver, invalidi, addetti a lavori gravosi); l'indennità, dal 2024, è incompatibile con l'attività lavorativa (ad eccezione del lavoro autonomo occasionale entro la soglia annua di 5.000 euro);
  • Naspi: pur non essendo una misura di accompagnamento alla pensione in senso stretto, può rappresentare un ammortizzatore nei casi di perdita involontaria dell'impiego; tuttavia, la contribuzione figurativa da Naspi non è utile ai fini dei 35 anni richiesti per le pensioni anticipate e di anzianità (art. 22 c.1 L. 153/1969), né per l'anticipata contributiva; ai fini dell'importo della pensione, i periodi di Naspi sono neutralizzati (D.Lgs. 22/2015), per evitare che penalizzino la quota retributiva della pensione.

Come funziona la Quota 103?

La pensione anticipata flessibile Quota 103, evoluzione della precedente Quota 100, è accessibile a chi matura 41 anni di contributi e 62 anni di età entro il 31 dicembre 2025. L'accesso è subordinato al ricalcolo dell'intero assegno secondo il sistema contributivo e prevede, fino al compimento dei 67 anni, un tetto massimo all'importo erogabile, pari a quattro volte il trattamento minimo INPS. Fino al medesimo limite anagrafico, la prestazione è inoltre incompatibile con qualsiasi attività lavorativa, ad eccezione del lavoro autonomo occasionale entro la soglia annua di 5.000 euro.

Che cos'è la perequazione?

Il meccanismo della perequazione automatica, o rivalutazione, serve ad adeguare ogni anno l'importo delle pensioni all'aumento del costo della vita, in base ai dati ISTAT. L'adeguamento scatta il 1° gennaio di ogni anno e riguarda tutte le pensioni pagate dall'INPS, comprese quelle delle gestioni speciali ed esclusive.

Il sistema funziona in due fasi:

  • inizialmente si applica una percentuale stimata di inflazione;
  • l'anno successivo, si calcola un conguaglio sulla base dell'inflazione reale comunicata dal MEF entro novembre.

Il conguaglio può essere:

  • positivo, se l'inflazione reale è più alta del previsto (quindi si aggiunge un importo alla pensione);
  • negativo, se l'inflazione reale è più bassa (si toglie quanto versato in più);
  • nullo, se la stima iniziale era corretta (nessuna variazione).

Infine, la perequazione non è uguale per tutti: chi ha una pensione più alta riceve un adeguamento ridotto, secondo le fasce stabilite di anno in anno.

Qual è il ruolo del consulente nel nuovo scenario previdenziale?

Le nuove regole del 2025 non rappresentano una rivoluzione, ma una stratificazione di vincoli e requisiti che rende il sistema pensionistico ancora più selettivo. Il consulente previdenziale ha il compito cruciale di interpretare, tradurre e spiegare: non si limita a conoscere le norme, ma ne comprende l'impatto concreto sulla vita lavorativa e previdenziale delle persone. In un contesto di norme flessibili solo in apparenza, è necessario saper leggere tra le righe: valutare scenari, confrontare simulazioni, prevenire errori e soprattutto guidare il cliente verso una scelta consapevole, anche nei casi più difficili.

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