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martedì 08/07/2025 • 14:54

Lavoro DALLA CORTE COSTITUZIONALE

Sanzione per il datore di lavoro che non versa i contributi: nessuna illegittimità

La Corte Costituzionale, con sentenza 8 luglio 2025 n. 103 , respinge la questione di legittimità costituzionale dell’art. 2 c. 1-bis DL 463/83 che definisce la sanzione in capo al datore di lavoro che manca di versare le ritenute previdenziali ed assistenziali sulle retribuzioni dei propri dipendenti.

a cura di

redazione Memento

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Con la sentenza n. 103 dell'8 luglio 2025, la Corte costituzionale ha ritenuto infondata la questione di legittimità, sollevata con riferimento all'art. 3 della Costituzione, dell'art. 2 c. 1-bis DL 463/83, come modificato dall'art. 23 c. 1 DL 48/2023, secondo cui il datore di lavoro che manca di versare le ritenute previdenziali ed assistenziali sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, entro la soglia di 10.000 euro annui, è punito con una sanzione amministrativa pecuniaria da una volta e mezza a quattro volte l'importo omesso.

La questione sollevata dal Tribunale di Brescia

La questione era stata sollevata dal Tribunale di Brescia, in funzione di giudice del lavoro, secondo il quale la misura particolarmente elevata del minimo edittale rendeva la sanzione sproporzionata rispetto alla gravità dell'illecito; si concretizzava, inoltre, il rischio di effetti irragionevoli, fra i quali, in particolare, quello di un trattamento più severo rispetto alla sanzione penale prevista a carico del datore di lavoro che omette il versamento per importi superiori alla soglia di 10.000 euro annui, nel caso di conversione in pena pecuniaria della sanzione detentiva.

Le motivazioni della Corte Costituzionale

La Corte ha ritenuto che il contrasto all'evasione contributiva, che nella specie concerne somme destinate all'erogazione al lavoratore di prestazioni essenziali e attinenti a beni irrinunciabili, giustifichi la severità della risposta sanzionatoria, che appare così proporzionata alla gravità della condotta e al grado di protezione costituzionale dei beni coinvolti. Il giudizio di ragionevolezza della scelta legislativa non muta per il fatto che, ove l'omesso versamento costituisca reato e la pena detentiva sia convertita in pena pecuniaria, il relativo importo possa essere inferiore a quello della sanzione amministrativa, poiché tale comparazione, puramente aritmetica, non tiene conto delle diversità strutturali e di contenuto che sussistono fra responsabilità amministrativa e responsabilità penale, che si connota sempre come maggiormente afflittiva.

Fonte: C.Cost. 8 luglio 2025 n. 103

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