lunedì 09/06/2025 • 06:00
Anche dopo l'introduzione delle dimissioni per fatti concludenti, il datore di lavoro mantiene la facoltà di contestare le prolungate assenze ingiustificate del lavoratore in alternativa alla segnalazione all'Ispettorato del Lavoro per i controlli finalizzati alla risoluzione del rapporto di lavoro.
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Il caso
Un dipendente assunto con contratto a tempo indeterminato full time svolge la propria attività lavorativa dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 18 con un'ora di pausa pranzo.
Lunedì 17 marzo il dipendente non si presenta sul luogo di lavoro e non avvisa i superiori gerarchici dell'assenza. Nei giorni successivi, fino al 24 marzo compreso, il dipendente ha continuato ad essere assente dal lavoro, mentre è rientrato in servizio il successivo 25 marzo. Da una verifica effettuata dalla società risulta che il dipendente non ha giustificato alcuna delle assenze dal lavoro.
Il contratto collettivo applicato al rapporto sanziona con il licenziamento per giusta causa l'assenza ingiustificata dal lavoro per oltre 4 giorni consecutivi.
Il datore di lavoro intende, pertanto, attivare la procedura delle c.d. “dimissioni per fatti concludenti” per essere stato il lavoratore assente ingiustificato per un numero di giorni superiore a quello previsto dal contratto collettivo applicato al rapporto, nel caso di specie, oltre 4 giorni consecutivi.
Le dimissioni per fatti concludenti
Il Collegato Lavoro (L. 203/2024) ha introdotto all'art. 26 D.Lgs. 151/2015 il comma 7bis secondo cui, in caso di prolungata assenza ingiustificata dal lavoro per il periodo di tempo sta...
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Marcella De Trizio
- Avvocato - Studio ArlatiGhislandiRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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