venerdì 04/04/2025 • 06:00
Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla trattazione della proposta "stop-the-clock" dell'Omnibus mediante procedura d'urgenza e, con il voto finale del 3 aprile 2025, ha approvato il rinvio degli obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità e due diligence.
“Stop-the-clock” per il pacchetto Omnibus
La votazione sulla richiesta di procedura d'urgenza (Regola 170) avvenuta lo scorso 1° aprile, durante la sessione plenaria del Parlamento europeo, ha riguardato la modifica della CSRD (Dir. UE 2022/2464) e della CSDDD (Dir. UE 2024/1760) in merito alle tempistiche di applicazione delle norme sulla sostenibilità aziendale da parte degli Stati membri.
Successivamente, in data 3 aprile 2025, con 531 voti a favore, 69 contrari e 17 astensioni, i deputati hanno approvato la proposta della Commissione statuendo che l'obbligo di rendicontazione sociale e ambientale venga rinviato. Nello stesso voto è stato deciso di rinviare di un anno l'entrata in vigore delle misure di due diligence per le aziende di maggiori dimensioni.
Questa misura, proposta dalla Commissione Europea, volta a posticipare l'entrata in vigore delle normative chiave sulla sostenibilità aziendale, ha lo scopo dichiarato di riconoscere più tempo agli Stati membri e alle aziende per adeguarsi alle nuove disposizioni.
Come si è arrivati a questa decisione? Il 26 febbraio 2025, la Commissione europea ha presentato il pacchetto di semplificazione “Omnibus”, che include, tra gli altri interventi, una direttiva per il rinvio dell'applicazione delle norme sulla due diligence e sulla rendicontazione di sostenibilità.
A seguito della proposta della Commissione, i rappresentanti degli Stati membri riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) hanno approvato la posizione del Consiglio Ue (mandato negoziale) sulla proposta della Commissione europea nota come direttiva “Stop-the-clock”. La direttiva Stop the Clock, oggetto del mandato negoziale approvato dal COREPER, propone di rinviare:
Oltre al rinvio dell'attuazione, tra le modifiche chiave proposte alla CSRD vi è anche una riduzione del perimetro di applicazione, con una limitazione alle aziende con più di 1.000 dipendenti e un fatturato netto superiore a 50 milioni di euro o un bilancio superiore a 25 milioni di euro, escludendo così circa l'80% delle imprese dagli obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità.
Appare opportuno ricordare che il provvedimento in discussione non cancella le normative sulla sostenibilità, ma le congela temporaneamente, dando alle aziende più tempo per adempiere ai nuovi obblighi.
L'approvazione del Consiglio UE rappresenta il primo passaggio chiave verso l'adozione delle proposte di semplificazione della Commissione e arriva dopo che, il 20 marzo scorso, i leader europei avevano sollecitato il Parlamento e il Consiglio a concludere rapidamente i lavori sui pacchetti Omnibus, chiedendo in particolare di adottare la direttiva “Stop-the-clock” entro giugno 2025.
Al contempo, la Commissione europea ha incaricato EFRAG di procedere a una revisione degli standard ESRS con l'obiettivo di semplificare e ridurre gli adempimenti connessi alla rendicontazione ESG.
La finalità strategica è sviluppare un quadro regolatorio più efficiente, capace di offrire un supporto tangibile al tessuto imprenditoriale e assicurare parametri più rispondenti alle realtà delle piccole e medie imprese, nell'ambito dei processi di transizione ecologica e digitale.
Il proseguo dell'iter
Il Consiglio dell'UE, che riunisce i ministri degli Stati membri, ha già approvato senza modifiche la proposta della Commissione di rinviare l'applicazione delle normative. Con l'approvazione del testo da parte del Parlamento, avvenuta il 3 aprile 2025, le nuove regole avranno bisogno solo dell'approvazione formale del Consiglio per entrare in vigore.
L'ingranaggio europeo, da una parte il Consiglio con il voto sulla proposta stop-the-clock ad aprile e dall'altra il Parlamento dove la procedura d'urgenza è stata approvata, punta ad adottare il pacchetto prima dell'estate, dando così ai Paesi il tempo di recepirlo nel diritto nazionale (con scadenza 31 dicembre 2025).
Lo stop-the-clock è una misura straordinaria che consente di posticipare l'entrata in vigore di una normativa già approvata, concedendo più tempo agli Stati membri e alle aziende per adeguarsi alle nuove regole e favorire così la sostenibilità del meccanismo.
Resta la necessità di intervenire in tempi rapidi sulle scadenze di attuazione delle direttive sulla rendicontazione ESG e sulla due diligence per dare risposte certe e chiare alle aziende, molte delle quali hanno già avviato investimenti per implementare la reportistica prevista dalla precedente normativa, che in Italia è attualmente in vigore.
Sarà inoltre necessario armonizzare l'approccio tra i diversi Paesi europei, che stanno procedendo in ordine sparso e garantire condizioni di concorrenza eque tra gli Stati membri in materia di obblighi di rendicontazione.
Un aspetto in questo scenario è opportuno, però, sottolineare: il legislatore sovranazionale ha scelto di mantenere saldo il principio normativo su cui si fonda la CSRD, la doppia materialità. La doppia materialità rimane principio cardine del processo di rendicontazione, strumento strategico atto a garantire la corretta mitigazione dei rischi ESG e del rischio finanziario ad essi connesso in una prospettiva di sostenibilità a lungo termine. Le normative nazionali sono, e per il momento resteranno, in vigore fino a diversa ed eventuale modifica delle direttive di recepimento, che saranno sempre di competenza dello Stato a prescindere dalle decisioni sovranazionali.
Le società che stanno implementando la CSRD non possono ora tornare indietro, il costo di demolire ciò che è stato fatto sarebbe ancora più gravoso del costo di implementazione sostenuto o ancora da sostenere senza contare le prevedibili ricadute in ambito reputazionale. A ciò si aggiunge che la Omnibus non tocca nè la SFDR nè le normative europee di vigilanza bancaria (Pillar 3), con l'effetto che, in assenza di ciò, le PMI sono tenute comunque a fornire informazioni al sistema creditizio per soddisfare gli obblighi imposti al settore finanziario dalla disciplina sulla vigilanza.
A prescindere comunque da migliori analisi degli scenari de lege ferenda, appare evidente come le aziende, per accrescere il loro valore e rimanere competitive nel lungo periodo, dovranno proseguire con i percorsi avviati per integrare i fattori ESG nei loro modelli di business e nei loro piani industriali.
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Paola Pisano
- Dottore commercialista in CagliariRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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