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giovedì 07/12/2023 • 06:00

Speciali Decreto fiscalità internazionale

Regime impatriati: le proposte parlamentari per mantenere attrattività

Il regime degli impatriati subirà significative modifiche nel 2024 grazie al Decreto delegato sulla fiscalità internazionale, con la riduzione l’incentivo al trasferimento di lavoratori in Italia. Le Commissioni finanze del Parlamento hanno espresso parere favorevole allo schema di decreto, pur proponendo l’accesso anche mantenendo il rapporto di lavoro con lo stesso datore e una maggiore detassazione per i lavoratori con figli.

di Marcello Ascenzi - Dottore commercialista

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  • Tempo di lettura 6 min.
  • Ascolta la news 5:03

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Il regime degli impatriati, l’incentivo fiscale per i lavoratori che decidono di trasferire la residenza fiscale in Italia, sarà soggetto dal 2024 a una sostanziale modifica che renderà meno attrattivo il trasferimento in Italia di lavoratori dall’estero, riducendo di fatto l’agevolazione sia nella misura sia nella durata, nonché rendendo più difficile l’accesso.

Le prospettate modifiche sono contenute nello Schema di decreto legislativo recante attuazione della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale n. 90, che ha ricevuto parare favorevole il 5 dicembre 2023 dalle commissioni Finanze su proposta dei rispettivi relatori Francesca Tubetti di Fratelli d’Italia al Senato e Giulio Centemero della Lega alla Camera.

I pareri delle commissioni aprono alcuni spiragli su una riscrittura che consenta al regime di continuare ad essere un incentivo per riportare in Italia persone lavorativamente attive, per contrastare la vera emergenza nel nostro Paese, ossia la carenza di lavoratori, bilanciando l’esodo di giovani cervelli verso altri Stati.

Il regime nel 2024

Le nuove regole che disciplineranno il regime degli impatriati nel 2024 sono contenute nell’art. 5 del richiamato Schema di decreto n. 90. Secondo la citata disposizione il nuovo regime si applica ai contribuenti che trasferiscono la residenza fiscale in Italia e che percepiscono redditi di lavoro dipendente, redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente e redditi di lavoro autonomo.

Per tali contribuenti è previsto un abbattimento dell’imponibile fiscale del 50% su un ammontare di reddito non superiore a 600.000 euro al ricorrere delle seguenti condizioni:

  • i lavoratori non devono essere stati fiscalmente residenti in Italia nei tre periodi d’imposta precedenti il predetto trasferimento e devono impegnarsi a risiedere fiscalmente in Italia per almeno cinque anni;
  • l’attività lavorativa deve essere svolta nel territorio dello Stato in virtù di un nuovo rapporto di lavoro che si va ad instaurare con un soggetto diverso dal datore di lavoro presso il quale il lavoratore era impiegato all’estero prima del trasferimento e che non faccia parte, comunque, del suo stesso gruppo;
  • l’attività lavorativa deve essere prestata per la maggior parte del periodo d’imposta nel territorio italiano;
  • i lavoratori devono essere in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione come definiti dal D.Lgs. 108/2012 e dal D.Lgs. 206/2007.

Rispetto a quanto attualmente previsto, le nuove regole rendono molto meno attrattivo il regime attraverso:

  • la riduzione del beneficio fiscale, scendendo dal 70 al 50% la detassazione;
  • la limitazione del beneficio ai soli redditi da lavoro dipendente e assimilati, nonché da lavoro autonomo, mentre restano fuori i redditi di impresa;
  • l’introduzione di un limite di reddito pari a 600.000 euro per fruire delle agevolazioni;
  • condizioni più stringenti per l’accesso all’agevolazione, tra cui l’elevata qualificazione dei lavoratori e un periodo più lungo di residenza fiscale all’estero (3 anni contro i 2 attualmente previsti) nonché di permanenza in Italia dopo il rientro (5 anni contro i 2 attualmente previsti);
  • non è previsto il prolungamento dell’agevolazione in specifiche situazioni familiari o patrimoniali, pertanto, la durata sarà per un massimo di 5 anni (contro i 10 attuali in caso di proroga);
  • non viene riproposta la maggiorazione dell’agevolazione (detassazione del 90% del reddito) per i lavoratori impatriati che si trasferiscono nelle regioni del Mezzogiorno;
  • la limitazione all’accesso per i dipendenti che intendono trasferirsi in Italia per lavorare per lo stesso gruppo di imprese che li impiega all’estero.

La stretta in un Paese dove vi è urgenza di attrarre persone lavorativamente attive, vista la carenza di personale, ha sorpreso datori di lavoro, associazioni professionali, multinazionali, investitori.

Proposte di modifica dalla Commissioni

Le Commissioni finanze di Camera e Senato hanno espresso parere favorevole allo Schema di decreto pur proponendo alcune modifiche finalizzate a rendere (ancora) attrattivo il regime degli impatriati.

In particolare, le Commissioni concordano su diverse proposte di modifica al regime degli impatriati tra cui:

  • consentire l’accesso al beneficio fiscale anche in caso di trasferimento della residenza fiscale mantenendo il rapporto di lavoro con lo stesso datore o con un nuovo datore appartenente allo stesso gruppo;
  • attuare una maggiore detassazione per i lavoratori con figli, nati anche successivamente al trasferimento in Italia.

Inoltre, la commissione finanze della Camera propone di rivedere la durata minima di residenza in Italia entro cui si decade dal regime, in caso di figli minori, un maggior beneficio fiscale per i lavoratori che trasferiscono la residenza in aree interne, nel Mezzogiorno, in zone montane e in zone economiche speciali. Infine, viene richiesta l’inclusione anche dei redditi d’impresa nell’ambito del nuovo regime agevolativo.

La commissione finanze del Senato, invece, richiede di specificare ulteriormente che il limite di 600.000 euro sia da considerare come limite annuo, nonché che i redditi di lavoro autonomo agevolabili sono quelli relativi all’esercizio di arti e professioni.

Viene inoltre richiesto di introdurre una disciplina transitoria per i contribuenti che trasferiscono la loro residenza anagrafica nell’anno 2024 e che hanno acquistato in Italia un immobile entro il 31 dicembre 2023, estendendo agli stessi il regime fiscale agevolativo per ulteriori tre periodi di imposta. Infine, si propone al Governo di riconoscere eventualmente alle società, con riferimento ai rapporti di lavoro sportivo instaurati a partire dal 1° gennaio 2024, un’agevolazione, eventualmente anche sotto forma di credito d’imposta e nel rispetto del regolamento de minimis, a condizione che le stesse siano in regola con gli obblighi fiscali e contributivi e i relativi adempimenti.

Datori di lavoro (dis)orientati

La situazione attuale è complessa, con investimenti già pianificati e datori di lavoro che hanno da tempo deciso il trasferimento di personale o l’assunzione di lavoratori dall’estero, basandosi sul regime vigente. I lavoratori stessi, che hanno accettato o stanno valutando proposte di lavoro, si trovano nell’incertezza riguardo al rispetto delle condizioni per beneficiare del regime e, di conseguenza, sull’opportunità di trasferirsi in Italia.

Per i datori di lavoro, quindi, prestare la massima attenzione alle evoluzioni normative imminenti è essenziale, poiché queste diventeranno definitive a breve.

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