martedì 12/07/2022 • 06:00
Ancora incerto il cammino per l’attuazione della Global Minimum Tax: a livello europeo, stop all’attuazione della direttiva dopo il veto dell’Ungheria nell’ultimo Consiglio Ecofin. La Gran Bretagna prospetta un rinvio nell’introduzione delle nuove regole, mentre gli Stati Uniti riflettono sulla modifica delle GILTI rules.
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Non decolla il progetto per l'introduzione della Global Minimum Tax: sulla bozza di Direttiva europea nell'ultimo Consiglio Ecofin del 17 giugno scorso, dopo che la Polonia aveva sciolto le riserve precedentemente formulate, è arrivato in maniera del tutto repentina ed inaspettata il veto dell'Ungheria, che ha di nuovo bloccato l'iter di approvazione della proposta. Il progetto segna il passo anche nel Regno Unito, dove il Governo ha annunciato un rinvio del Pillar II ai periodi d'imposta che inizieranno dopo il 31 dicembre 2023. Infine, negli Stati Uniti cresce il dibattito politico sull'armonizzazione delle GILTI rules con i principi del Pillar II.
GloBe Rules e il progetto di direttiva europea
Il progetto di Global Minimum Tax è stato introdotto con la pubblicazione, nel dicembre 2021, delle c.d. GloBe Rules sul Pillar II da parte dell'Inclusive Framework, nell'ambito degli interventi connessi all'iniziativa BEPS 2.0, per affrontare le problematiche sollevate dalla digitalizzazione dell'economia.
Il progetto si basa, in sintesi, sull'introduzione di una soglia minima di tassazione globale, pari al 15%, riservata ai grandi gruppi multinazionali, ossia i gruppi con un livello minimo di fatturato superiore a € 750 milioni, sulla base di un approccio comune, da seguire obbligatoriamente da parte di tutti gli stati che decideranno di aderirvi (c.d. “common approach”).
Parallelamente alle GloBe Rules, la Commissione europea aveva pubblicato una proposta di direttiva sulla tassazione minima globale, successivamente rivisto e rimodellato, in seno ai gruppi di lavoro del Consiglio UE, fino alla pubblicazione di un testo di compromesso prima del Consiglio Ecofin del 15 marzo 2022. La proposta di direttiva sostanzialmente ricalcava il modello di tassazione previsto dalle GloBe Rules, ma includeva nell'ambito di applicazione della tassazione minima anche i gruppi domestici.
Il piano d'azione per l'introduzione del Pillar II prevedeva l'introduzione delle nuove norme da parte degli stati aderenti all'IF entro il 2022, per permetterne l'effettiva entrata in vigore con la seguente tempistica:
Tale tempistica stringente aveva creato non poche preoccupazioni da parte degli Stati membri UE, pertanto era stata introdotta la possibilità di rinviarne l'applicazione nel caso negli stessi Stati risultasse localizzato soltanto un numero limitato di entità capogruppo (“UPE”) di gruppi multinazionali.
Durante il processo di negoziazione, la Polonia non aveva però accettato il testo di compromesso, che era stato invece approvato da tutti gli altri Stati, evidenziando le difficoltà dovute al disallineamento dell'introduzione del Pillar II rispetto al Pillar I. Nel corso della riunione Ecofin del 17 giugno scorso, la Commissione Europea aveva manifestato la disponibilità a confermare il proprio impegno politico su entrambi i pilastri, impegnandosi a monitorare le negoziazioni sul Multilateral Instrument sul Pillar I ed a presentare una apposita proposta di legge sul Pillar I quando le discussioni a livello OCSE fossero sufficientemente mature. Sulla base di questi impegni e rassicurazioni, la Polonia aveva ritirato le proprie riserve. Tuttavia, l'Ungheria, in maniera del tutto inattesa, avendo già approvato il precedente testo, ha posto il veto all'approvazione della proposta di Direttiva, esprimendo preoccupazione per le conseguenze economiche dell'introduzione della stessa nell'attuale sfavorevole contesto geopolitico, rilevando altresì la necessità di ulteriori lavori su aspetti sostanziali e procedurali delle nuove norme ed evidenziando il ritardo atteso nel calendario per l'attuazione del Pillar I.
L'iter di approvazione della direttiva richiede il consenso unanime di tutti gli Stati membri, pertanto l'ultimo stop da parte dell'Ungheria, di fatto, blocca il percorso verso il nuovo sistema di tassazione e pone quindi una serie di interrogativi sulle possibili conseguenze.
Lo scorso 30 giugno si è chiuso il semestre di presidenza francese senza alcuna ulteriore novità in merito. È plausibile quindi attendersi che il tema sarà aggiunto all'ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio Ecofin prevista per il 12 luglio.
Situazione in Gran Bretagna e negli Stati Uniti
Il Regno Unito ha aperto la consultazione pubblica sulle GloBe Rules l'11 gennaio 2022, con l'intento di pubblicare una bozza di normativa locale entro l'estate di quest'anno. Tuttavia, con un comunicato del 14 giugno scorso, il governo inglese ha annunciato che l'entrata in vigore delle norme sul Pillar II sarà rinviata agli esercizi che inizieranno a partire dal 31 dicembre 2023. Il ritardo è dovuto al riscontro ricevuto durante il processo di consultazione pubblica: una comune preoccupazione ha infatti riguardato la necessità di prevedere un sufficiente intervallo di tempo per l'applicazione di norme che si prospettano molto complesse. Rimangono anche delle criticità a livello amministrativo per garantire un'applicazione coerente ed efficace delle nuove norme. A ciò si è aggiunta la preoccupazione che una introduzione precoce da parte del Regno Unito rispetto ad altri Stati avrebbe rappresentato uno svantaggio competitivo.
Il fallimento del progetto a livello UE pone problemi anche all'amministrazione Biden, che sta cercando di innalzare il livello dell'attuale imposta minima (nota come “GILTI regime”) al 15%. Il pacchetto di norme sul GILTI è attualmente fermo all'approvazione del Senato. La parte repubblicana del Congresso, infatti, teme che una eventuale attuazione di tali misure da parte degli Stati Uniti prima di altri Stati comporti uno svantaggio competitivo per il paese. I repubblicani, inoltre, temono che il nuovo sistema di tassazione comporti significativi svantaggi per un gran numero di imprese multinazionali con base negli USA. Nonostante l'accordo globale di dicembre scorso, condiviso da oltre 130 paesi, si ritiene infatti che lo slittamento dell'implementazione delle nuove norme possa contribuire a cambiare il corso delle cose.
Quali conseguenze?
Gli scenari che si aprono possono essere diversi: un maggiore impegno all'implementazione delle GloBe Rules, nella forma prevista dalla bozza di direttiva, a livello UE, o comunque secondo lo standard del Pillar II anche per gli altri paesi, oppure un proliferare di normative locali, con l'evidente rischio di disallineamenti tra i sistemi fiscali e conseguente crescita di contenziosi a livello internazionale. Non ultima, l'eventualità per i gruppi multinazionali che le nuove norme, introdotte in maniera non coordinata, si sovrappongano agli attuali regimi fiscali vigenti, aumentando la complessità della gestione della compliance.
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