L’assenza di un diritto alla parità retributiva nell’era della pay trasparency

Siamo nell'era della trasparenza retributiva di cui alla direttiva UE 2023/970, strumento ipotizzato al fine di dare una efficace e concreta applicazione del principio della parità di retribuzione tra donne e uomini per uno stesso lavoro (di pari valore), ex art. 157 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea (TFUE).

La trasparenza retributiva è, dunque, solo un vettore, una fotografia delle nostre politiche retributive al fine di comprendere se, involontariamente, trattamenti economici applicati siano rispettosi di una dinamica omogenea (o spiegabile) che consideri la parità di trattamento.

Ma parità di trattamento retributivo (fisso, variabili, in natura) tra donne e uomini, significa anche parità di trattamento retributivo in senso assoluto?

Ovvero, due lavoratori che svolgono lo stesso compito o che sono colleghi, devono avere lo stesso standing retributivo?

L'esame della giurisprudenza, sul tema, appare negativo. 

La parità di trattamento economico in senso assoluto. Un diritto che manca.

La premessa è chiara. Il voler - giustamente - comprendere se vi siano degli eventuali “delta differenziali” sensibili (scostamento oltre il 5%) di retribuzione tra uomini e donne per ruoli di pari valore è più che corretto, se non opportuno.

Non si deve leggere la direttiva 2023/97...