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lunedì 03/11/2025 • 16:22

Fisco AUDIZIONE DEL CNDCEC AL SENATO

Manovra 2026: i commercialisti chiedono modifiche su dividendi e professionisti

Il CNDCEC in audizione al Senato esprime apprezzamento su taglio IRPEF e misure per imprese e dipendenti. Tuttavia, solleva criticità su compensi ai professionisti, trattamento dei dividendi e limiti alle compensazioni dei crediti d’imposta, proponendo modifiche per evitare effetti distorsivi e penalizzanti per le PMI e i lavoratori autonomi.

a cura di

redazione Memento

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Il 3 novembre 2025, durante l’audizione parlamentare al Senato, la delegazione guidata dal Consigliere tesoriere Salvatore Regalbuto e dal coordinatore dell’area fiscalità Pasquale Saggese ha espressoapprezzamento per lariduzione dell’aliquota IRPEF dal 35% al 33% per i redditi tra 28 e 50mila euro, sottolineando la portata positiva per il ceto medio. Valutazione favorevole anche per le misure di sostegno ai lavoratori dipendenti, tra cui la riduzione dell’imposta sostitutiva sui premi di risultato e l’aumento del massimale delle somme agevolabili, nonché per la reintroduzione dell’iper-ammortamento e la conferma del credito d’imposta per le imprese nelle ZES e ZLS.

Positivo anche il quadro normativo che consente il pagamento dei debiti tributari pregressi dichiarati, ma i commercialisti segnalano criticità sulla norma che subordina il pagamento dei compensi ai liberi professionisti della PA alla verifica della regolarità fiscale e contributiva. Secondo la categoria, la misura introdurrebbe complicazioni burocratiche e una disparità di trattamento rispetto ad altri creditori delle amministrazioni pubbliche, senza soglie minime e limiti oggettivi, e risulterebbe ridondante rispetto a controlli già previsti nel sistema normativo.

Un’altra richiesta di modifica riguarda il trattamento fiscale dei dividendi per partecipazioni inferiori al 10%, esclusi dal perimetro della PEX. I commercialisti la definiscono una misura “asistematica”, proponendo l’eliminazione o una significativa riduzione della soglia, e l’esclusione delle partecipazioni in società quotate per non scoraggiare gli investimenti nel mercato dei capitali.

Sul fronte delle compensazioni dei crediti d’imposta, la categoria giudica penalizzante la previsione di nuovi limiti, perché minerebbe il diritto alla compensazione e il principio di tutela dell’integrità patrimoniale, soprattutto per micro, piccole e medie imprese e lavoratori autonomi. Si chiede di limitarne l’applicazione alle grandi imprese e di modificare la decorrenza delle nuove disposizioni, applicandole solo ai crediti sorti dopo l’entrata in vigore della norma.

I commercialisti invocano infine una disciplina specifica per il trattamento dei differenziali positivi derivanti dall’acquisizione di crediti d’imposta, limitandone la rilevanza ai crediti acquistati dal 2025, e una norma di interpretazione autentica sui contributi COVID-19, per chiarire che non incidono sul riporto delle perdite fiscali.

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