
venerdì 24/10/2025 • 14:20
Cinque anni dopo l’entrata in vigore dell’IFRS 16 Leases - standard che ha imposto il riconoscimento in bilancio della maggior parte dei contratti di leasing e ne ha disciplinato il trattamento contabile - lo IASB ha avviato il Post-Implementation Review (PIR) per valutare se lo standard abbia raggiunto gli obiettivi prefissati.
redazione Memento
Nella comment letter del 23 ottobre 2025, l’EFRAG conferma che lo standard ha raggiunto i suoi obiettivi, avendo migliorato la trasparenza, comparabilità e affidabilità dell’informativa finanziaria, imponendo ai locatari di rilevare in bilancio il diritto d’uso (“right of use”) e la passività per i leasing (“lease liability”). Questo approccio ha migliorato la rappresentazione dei rischi finanziari e della leva delle imprese. Il maggior livello di disclosure, segnala l’EFRAG, ha determinato elevati costi operativi per le imprese, soprattutto nei settori ad alta intensità di leasing, dovuti alla necessità di aggiornare i dati contrattuali, gestire le modifiche e mantenere sistemi informatici IT dedicati.
Sebbene l’IFRS 16 sembra aver conseguito gli obiettivi preposti, l’EFRAG segnala contestualmente alcune criticità, punti di miglioramento e dubbi che richiedono interventi mirati e chiarimenti ad hoc da parte dello IASB.
Un primo aspetto critico concettualeè relativo alla rappresentazione dei flussi di cassa derivanti dai contratti di leasing. Gli stakeholders evidenziano difficoltà in merito alla presentazione e all'informativa delle informazioni sui flussi finanziari relativi ai contratti di locazione e nella riconciliazione del rendiconto finanziario con il conto economico e lo stato patrimoniale. In particolare, è emersa la necessità di migliorare la comparabilità tra entità che utilizzano il leasing e quelle che finanziano direttamente l’acquisto di beni.
Da un punto di vista applicativo, invece, la definizione di leasing resta complessa. La mancanza di criteri chiari per distinguere un contratto di locazione da un acquisto sostanziale, segnala l’EFRAG, ha creato nelle prassi contabili divergenze significative, con effetti sulla comparabilità dei bilanci e sugli indicatori di performance.
Analoghe difficoltà emergono nell’identificazione dei contratti che rientrano nel perimetro dell’IFRS 16, soprattutto quando si tratta di beni immateriali come licenze software e servizi cloud.
Un altro punto critico riguarda le interazioni tra l’IFRS 16 ed altri standard, in particolare con l’IFRS 9 e IFRS 15.
Sul fronte delle concessioni di affitto, nel caso di rinunzia del locatore a canoni futuri, evidenzia l’EFRAG, mancano criteri chiari per distinguere tra modifica contrattuale, disciplinata da IFRS 16 (IFRS 16.46(b)), ed estinzione della passività di leasing ai sensi di IFRS 9 (IFRS 9.3.3.1), con conseguenti differenze nel trattamento contabile (rettifica dell’attività per diritto d’uso vs rilevazione di un utile).
Analogamente, nelle operazioni di vendita e retrolocazione (“sale & leaseback”), l’assenza di una guida specifica rende complesso stabilire se la cessione iniziale integri una vendita secondo l’IFRS 15 (IFRS 15.31-38), con impatti sulla rilevazione di ricavi e sulla comparabilità delle informazioni.
Infine, nonostante i progressi in termini di trasparenza e qualità dell’informativa, l’IFRS 16 presenta aree di elevata complessità applicativa, soprattutto per quegli aspetti che richiedono un significativo grado di giudizio. La determinazione della durata del leasing e del tasso di sconto, ad esempio, rimane complessa e soggetta a valutazioni discrezionali, con rischi di strutturazione (nel caso di contratti evergreen, opzioni tacite di rinnovo, periodi di locazione non consecutivi) e impatti su leverage e KPI. Analogamente, il calcolo dell’Incremental Borrowing Rate (IBR), spesso basato su assunzioni generiche, produce differenze sostanziali tra imprese. Aspetti di questo tipo amplificano le complessità, rischiando di creare distorsioni contabili e ridurre la comparabilità.
L’EFRAG invita lo IASB ad affrontare le criticità emerse attraverso interventi mirati: linee guida più chiare, esempi illustrativi e casistiche pratiche che facilitino l’applicazione uniforme dello standard. Inoltre, sottolinea la necessità di rafforzare le disclosure, soprattutto nelle aree dove il giudizio professionale incide maggiormente, per garantire informazioni complete e comparabili. L’obiettivo è ridurre complessità e costi senza compromettere la qualità dell’informativa, promuovendo trasparenza e coerenza tra gli standard.
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Bianca Caratozzolo
- Manager PwCFrancesco Ronco
- Partner PwCMatteo Strada
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Francesco Ligorio
- Dottore Commercialista, Audit Manager presso Forvis Mazars S.p.A.Francesco Limatola
- Tax specialist presso KPMG. Dottore commercialista e Revisore legale.Rimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione

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