martedì 14/10/2025 • 06:00
Il Forum del Commercio Internazionale 2025 è stato l'occasione per fare il punto sulla guerra dei dazi iniziata dal Presidente USA Donald Trump. Sara Armella, direttore scientifico dell'evento, ha spiegato ai microfoni di QuotidianoPiù quali strumenti hanno le aziende per proteggere le proprie esportazioni e come stanno evolvendo i rapporti dell'UE con USA e UK.
A meno di un anno di distanza dalla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, la situazione geopolitica ha subito cambiamenti radicali. La nuova guerra dei dazi avviata dall’Amministrazione USA ha scosso le economie dei Paesi partner degli Stati Uniti, creando maggiore frammentazione e incertezza negli scambi internazionali. Una situazione che ha dato vita a una nuova guerra fredda, che vede come protagonisti Stati Uniti e Cina. In questo scenario, l’Unione europea e la Russia rischiano di assumere un ruolo secondario e di diventare meri spettatori.
Il Forum del Commercio Internazionale, giunto ormai alla sua terza edizione, è stata un'occasione di confronto con i principali esperti a livello globale per discutere di attualità del commercio internazionale, scenari geopolitici, andamento dell'export, post-globalizzazione e opportunità di riavviare investimenti strategici nel nostro Paese.
Un evento di primissimo piano, di cui Lefebvre Giuffrè è stata partner, che ha riunito imprese, istituzioni, opinion maker e media, un punto di riferimento nel settore del commercio internazionale, di cui l'Avv. Sara Armella è direttore scientifico.
Guerra dei dazi: impatti sulle strategie aziendali
Quello statunitense è il primo mercato di destinazione dell'export italiano: finisce negli USA circa il 10% dei prodotti complessivamente esportati dall'Italia ogni anno, per un valore di circa 67 miliardi di euro.
"È evidente delle barriere commerciali così consistenti creino una forte discontinuità: i prodotti diventano più costosi per il consumatore americano, e quindi la domanda delle nostre merci cala" spiega l'avv. Sara Armella. Il trend è in parte mitigato dall'alta percezione di qualità dei prodotti italiani, che li rende difficilmente sostituibili con altri; ma si stima comunque un impatto sul PIL italiano fino all'1%. Per far fronte a questi cambiamenti, secondo l'avv. Armella le aziende dovrebbero puntare "devono diversificare i mercati di destinazione delle merci; lavorare sulla loro supply chain, investendo in formazione e conoscenza doganale, e gestire al meglio quei mercati emergenti in cui si iniziano a delineare nuovi accordi di libero scambio".
Accordo UE-USA: un male minore?
Ha fatto molto discutere nelle scorse settimane l'accordo annunciato a fine luglio dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen e dal presidente USA Donald Trump, con cui l'UE ha sostanzialmente accettato l'imposizione di dazi alle esportazioni (non reciproci) in misura pari al 15%, si è impegnata a acquistare prodotti energetici statunitensi per 750 miliardi di euro e a investire negli usa altri 600 miliardi di euro. Pur mettendo al riparo i Paesi europei dagli scenari peggiori (i dazi minacciati da Trump erano inizialmente del 50%, successivamente scesi al 30%), l'accordo è stato interpretato da molti come una resa dell'Europa all'amministrazione americana.
Ma, secondo l'avv. Armella, è importante non tralasciare il contesto. "L'Europa ha dovuto negoziare tenendo presenti una serie di aspetti più ampi, come la guerra in Ucraina e il sostegno militare alla NATO. Mettendo in conto questi fattori, probabilmente si è scelto il male minore". Sugli effetti dell'accordo, l'avvocata ricorda come "i dazi al 15% sono stati in parte assorbiti in parte dai nostri esportatori, che così hanno contenuto l'aumento dei prezzi, e in parte dal mercato americano. Per il momento non ci sono segnali di un crollo, anche se ovviamente permane il segno meno rispetto ai dati delle esportazioni di qualche mese fa".
Il ritorno del Regno Unito
Per la BCE, uno dei modi per riequilibrare il saldo commerciale, sopperendo alle perdite causate dai nuovi dazi americani, potrebbe essere quello di ridurre ulteriormente le barriere commerciali interne al mercato unico europeo: investimenti in tal senso potrebbero sollevare il PIL europeo anche del 2%.
Un ulteriore contributo alla crescita del mercato interno potrebbe arrivare da Oltremanica: "Unione europea e Regno Unito quest'estate hanno concluso un accordo finalizzato a superare le barriere doganali introdotte post Brexit: sicuramente oggi il Regno Unito è più vicino e rappresenta un mercato di destinazione molto importante, che andrà rafforzandosi ulteriormente nei prossimi mesi".
Disponibile il volume di Lefebvre Giuffrè "Dazi USA. Regole, sfide e opportunità" di Sara Armella e Stefano Comisi. |
© Copyright - Tutti i diritti riservati - Giuffrè Francis Lefebvre S.p.A.
Vedi anche
In arrivo dal 14 ottobre nuovi dazi su legname e prodotti derivati: ma per l'UE le nuove tariffe non supereranno il tetto massimo del 15% previsto d..
Approfondisci con
Un soggetto passivo IVA italiano ha acquistato un bene dal Regno Unito tramite una piattaforma di commercio elettronico. Il fornitore del Regno Unito ha emesso fattura con la seguente dicitura «Operazione con IVA 0% - Le..
Marco Peirolo
- Dottore commercialista e componente della Commissione IVA e altre imposte indirette CNDCECRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
Per continuare a vederlo e consultare altri contenuti esclusivi abbonati a QuotidianoPiù,
la soluzione digitale dove trovare ogni giorno notizie, video e podcast su fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti e mondo digitale.
Abbonati o
contatta il tuo
agente di fiducia.
Se invece sei già abbonato, effettua il login.