lunedì 06/10/2025 • 06:00
È stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 231 del 3 ottobre 2025 la L. 26 settembre 2025, n. 144, recante “Delega al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione”. Un'evoluzione più articolata di quella che è stata la discussione sul salario minimo legale.
Il provvedimento, approvato definitivamente dal Senato il 23 settembre 2025, rappresenta l'esito dell'iter legislativo avviato nel 2023, nell'ambito del più ampio confronto istituzionale sul tema del salario minimo e della regolazione dei rapporti di lavoro. Arriva quindi il salario minimo legale? In realtà siamo di fronte a qualcosa di più complesso e non ancora completamente definito. La legge si configura come una delega al Governo, che dovrà adottare entro sei mesi dall'entrata in vigore uno o più decreti legislativi per dare attuazione ai principi e criteri direttivi stabiliti dal Parlamento.
La pubblicazione della L. n. 144/2025 segna quindi l'avvio di un percorso di riforma organica del sistema retributivo e contrattuale nazionale. Il provvedimento non introduce modifiche immediate ai rapporti di lavoro, ma pone le basi per una disciplina più ordinata e trasparente della determinazione dei salari, fondata sul riconoscimento dei contratti collettivi maggiormente rappresentativi e sul rafforzamento delle attività di controllo e monitoraggio.
Sicuramente una riforma necessaria per fare ordine al proliferare della contrattazione collettiva ed all'incertezza normativa, oltre che per uniformarsi alle indicazioni di carattere comunitario.
La delega
La delega è conferita al Governo “al fine di garantire l'attuazione del diritto dei lavoratori a una retribuzione proporzionata e sufficiente, ai sensi dell'art. 36 della Costituzione, rafforzando la contrattazione collettiva e definendo criteri per il riconoscimento dei trattamenti economici complessivi minimi previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro maggiormente applicati”.
Non si tratta quindi di un salario minimo legale uniforme ma di una valorizzazione del sistema contrattuale esistente, attribuendo ad esso una funzione di riferimento legale per la determinazione dei minimi retributivi.
La delega si articola in due grandi ambiti tematici:
La legge prevede che i decreti legislativi debbano definire strumenti volti a garantire l'applicazione dei trattamenti economici complessivi minimi previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) maggiormente applicati nei diversi settori produttivi.
Per “contratti maggiormente applicati”, non vi sono novità, si intendono quelli stipulati dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale. L'aspetto sul quale la norma potrà (o meglio dovrà), con i suoi decreti attuativi, porre maggiore certezza sono i criteri sui quali definire la rappresentatività.
Si possono sottolineare tre obiettivi di notevole interesse della legge delega:
Il Governo potrà intervenire, in via sostitutiva, nei casi in cui un contratto collettivo sia scaduto o non esista per una determinata categoria di lavoratori. In tali ipotesi, il Ministero del Lavoro, previa consultazione delle parti sociali, potrà individuare i trattamenti economici minimi applicabili, tenendo conto delle peculiarità del settore.
Trasparenza e informazione
Il secondo ambito della delega riguarda la predisposizione di un sistema integrato di monitoraggio, informazione e controllo sull'applicazione della contrattazione collettiva e dei trattamenti retributivi minimi.
Il Governo dovrà definire modalità uniformi e digitali di comunicazione tra imprese e pubbliche amministrazioni, volte a consentire la tracciabilità dei contratti applicati e la verifica della loro corrispondenza con quelli maggiormente rappresentativi.
In tale contesto, i decreti legislativi dovranno:
L'obiettivo è quello di creare un quadro informativo stabile e aggiornato, utile sia per la vigilanza pubblica sia per la consultazione da parte delle parti sociali e dei cittadini.
I tempi della riforma
Ai sensi dell'art. 2 della legge, il Governo dovrà emanare i decreti legislativi entro sei mesi dall'entrata in vigore, ossia entro aprile 2026.
La legge prevede che eventuali correttivi o integrazioni possano essere adottati entro dodici mesi dall'entrata in vigore dei decreti attuativi, sulla base del monitoraggio degli effetti e dell'attuazione delle misure.
Il coordinamento tecnico sarà curato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze.
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