
lunedì 06/10/2025 • 06:00
La Rassegna normativa UIF del primo semestre 2025 analizza le principali novità in materia di rintracciamento e recupero degli asset illeciti (c.d. asset recovery). Particolare attenzione è dedicata agli standard GAFI aggiornati, la cui efficace implementazione è considerata tra le azioni prioritarie del Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale nel biennio 2024-2026.
La Rassegna normativa UIF del primo semestre 2025 rappresenta un compendio aggiornato e organico sulle principali novità in materia di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, con particolare attenzione al tema dell'asset recovery. Quest'ultimo è stato indicato dal GAFI quale obiettivo prioritario per il biennio 2024-2026, nella consapevolezza che la confisca dei beni di origine illecita costituisce il presidio più incisivo per ostacolare l'espansione economica delle organizzazioni criminali e restituire risorse alla collettività e alle vittime dei reati.
Standard GAFI
Il documento analizza, preliminarmente, gli standard del GAFI, che hanno subito profonde revisioni: la Raccomandazione 4 ha esteso le tipologie di confisca, includendo la confisca estesa e quella non basata su condanna, mentre la Raccomandazione 38 ha rafforzato i meccanismi di cooperazione giudiziaria internazionale per congelamento e sequestro. Le Raccomandazioni 30 e 31 disciplinano il ruolo delle autorità investigative, imponendo la conduzione di indagini finanziarie parallele e l'accesso rapido a dati bancari, fiscali e societari; la Raccomandazione 40, infine, ha ampliato i poteri di cooperazione tra FIU (financial intelligence unit), includendo la possibilità di sospendere operazioni sospette su richiesta di controparti estere. Tale evoluzione si inserisce in una più ampia tendenza alla specializzazione investigativa, con la promozione di task force multidisciplinari e l'uso di strumenti tecnologici avanzati per il tracciamento dei flussi finanziari.
Armonizzazione europea: innovazioni
In ambito europeo, la Dir. UE 2024/1260 segna un deciso avanzamento verso l'armonizzazione delle discipline nazionali, sostituendo la Dir. UE 2014/42 e prevedendo una regolamentazione uniforme di tutte le fasi dell'asset recovery: identificazione, reperimento, congelamento, confisca e gestione dei beni. L'ambito applicativo è estremamente ampio, comprendendo non solo i reati transnazionali più gravi ma anche i reati ambientali, fiscali e le violazioni delle misure restrittive UE. Tra le innovazioni più significative si segnalano l'estensione della confisca ai beni dei terzi in mala fede, la previsione della confisca di patrimonio ingiustificato collegato a condotte criminose, l'ampliamento della confisca in assenza di condanna anche in caso di prescrizione o decesso dell'imputato e la valorizzazione della destinazione dei beni a finalità sociali. La direttiva impone agli Stati membri di adottare strategie nazionali quinquennali, creare uffici per la gestione dei beni confiscati e istituire registri centrali per la tracciabilità dei patrimoni sottoposti a misure ablatorie.
La Convenzione di Varsavia del 2005, richiamata nella rassegna, è oggetto di un processo di riforma, finalizzato ad aggiornarne i contenuti in coerenza con i nuovi standard. In particolare, si intende introdurre procedure più rapide di sequestro anche senza previa decisione giudiziaria, estendere le possibilità di confisca senza condanna, ampliare i poteri informativi delle autorità investigative e rafforzare i meccanismi di restituzione dei beni alle vittime e di condivisione tra Stati. Si prevede, inoltre, di includere istituti come la vendita anticipata dei beni (interlocutory sale), già contemplati dal GAFI, ma non dalla Convenzione originaria. Un punto di equilibrio dovrà essere ricercato tra l'efficienza del sistema di ablazione patrimoniale e la salvaguardia dei diritti fondamentali, in linea con la giurisprudenza della Corte europea per i diritti dell'uomo.
Un'attenzione specifica è riservata al recupero dei proventi della corruzione, disciplinato dall'UNCAC (Convenzione sulla corruzione dell'ONU del 2003). La Convenzione ONU qualifica l'asset recovery come un principio cardine, promuovendo lo scambio di informazioni, la cooperazione giudiziaria e il ruolo delle FIU nel tracciamento dei flussi corruttivi. Su questa linea si colloca anche il G20, che nel 2023 ha adottato principi di alto livello volti a rafforzare le procedure di sequestro e congelamento. La recente introduzione della Silver Notice da parte di Interpol, proposta dall'Italia, arricchisce gli strumenti operativi disponibili per individuare e bloccare beni illeciti a livello globale.
Sistema normativo italiano
In Italia, il sistema normativo prevede un'articolata disciplina del sequestro e della confisca. Sul versante penale, accanto alle forme tradizionali di sequestro probatorio, conservativo e preventivo, si è sviluppato l'uso esteso della confisca per equivalente e della confisca allargata. Sul versante preventivo, il Codice antimafia consente di applicare misure ablatorie anche in assenza di condanna, sulla base della pericolosità sociale del soggetto e della sproporzione patrimoniale. Centrale è il ruolo della UIF, che può sospendere operazioni sospette e fornire informazioni patrimoniali alle autorità, e dell'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), che gestisce e destina i beni confiscati a finalità istituzionali o sociali, valorizzando il principio del riutilizzo collettivo. L'Asset Recovery Office (ARO) nazionale, infine, assume un ruolo cruciale nella cooperazione transfrontaliera.
Asset recovery e oltre
Oltre all'asset recovery, la Rassegna affronta ulteriori sviluppi: il GAFI ha rivisto la Raccomandazione 1 sull'approccio basato sul rischio, introducendo misure proporzionate per favorire l'inclusione finanziaria, e la Raccomandazione 16, adattandola ai nuovi standard ISO 20022 e alla diffusione delle criptoattività. Sono stati pubblicati rapporti su sfruttamento sessuale online dei minori, sull'uso criminale delle stablecoin e sull'elusione delle sanzioni. A livello UE, il MiCAR e i Reg. UE 2025/1140 e Reg. UE 2025/1141 rafforzano la disciplina dei CASP, introducendo obblighi di registrazione, conservazione dei dati e politiche sui conflitti di interesse. Sul piano nazionale, rilevano la L. 28/2025, il DL 25/2025 e il DL 95/2025, che hanno istituito nuove strutture presso il MEF e aggiornato la disciplina AML, anche in vista dell'operatività di AMLA.
Il contributo della giurisprudenza è altrettanto significativo. La Cassazione ha chiarito che l'autoriciclaggio può sussistere anche mediante operazioni tracciabili, se idonee a ostacolare l'individuazione dell'origine delittuosa; che la sostituzione della titolarità di un bene integra riciclaggio anche senza alterazioni materiali; che il sequestro probatorio di criptovalute non può automaticamente equivalere alla confisca del profitto di reato; che l'obbligo di segnalazione delle SOS per i notai opera anche in assenza di prove dirette, purché siano presenti indicatori di anomalia.
Infine, la documentazione di contesto arricchisce il quadro: le relazioni della DIA confermano l'uso crescente delle SOS nelle indagini patrimoniali antimafia; il Rapporto OCSE evidenzia i progressi e le criticità dell'Italia in materia di corruzione internazionale; Europol, nel TE-SAT 2025 (European Union Terrorism Situation and Trend Report), rileva l'uso di AI e criptoattività nel terrorismo; il Financial Secrecy Index registra un peggioramento della posizione italiana nella lotta all'opacità finanziaria.
In conclusione, la Rassegna UIF evidenzia un processo di crescente integrazione tra standard internazionali, disciplina europea e normativa nazionale. L'Italia, grazie alla sua esperienza consolidata nelle misure patrimoniali, può assumere un ruolo propulsivo nell'attuazione delle nuove regole, a condizione di rafforzare la cooperazione internazionale, l'efficienza delle strutture di gestione dei beni e l'integrazione tra apparato giudiziario, autorità di vigilanza e soggetti obbligati. La prospettiva è quella di un sistema in cui l'asset recovery non sia solo misura repressiva, ma anche strumento di giustizia redistributiva e di tutela dell'ordine economico.
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