
martedì 09/09/2025 • 06:00
L’evoluzione tecnologica migliora la qualità e quantità degli adempimenti AML, ma porta con sé nuovi rischi che richiedono il rafforzamento dei presidi di controllo. La Banca d'Italia ha pubblicato un'indagine sull'utilizzo di strumenti innovativi nell'assolvimento degli obblighi antiriciclaggio.
Introduzione
Il 2 settembre 2025, la Banca d’Italia ha diffuso il documento contenente un’analisi tematica presso un campione di banche di medie dimensioni sull'utilizzo di strumenti innovativi nell'assolvimento degli obblighi antiriciclaggio.
Il contesto esaminato evidenzia un proattivo incremento del ricorso a strumenti informatici innovativi in ambito AML/CFT a fronte della cui adozione resta tuttavia collegato un proporzionale aumento del rischio IT, genericamente inteso, che impone - di conseguenza - un proporzionale rafforzamento dei presidi di controllo, la cui articolazione deve essere necessariamente funzionale alle caratteristiche dei nuovi tools a disposizione.
L’Unità Supervisione Normativa Antiriciclaggio (SNA) presso la Banca d’Italia ha quindi concentrato la propria analisi su un campione di soggetti vigilati che, dalle indagini fintech dell’Istituto, hanno mostrato un’elevata propensione all’innovazione, evidenziando - in termini generali - dei vantaggi e una maggiore efficienza dei processi sotto il profilo della velocizzazione degli adempimenti e della riduzione del margine di errore derivante da data entry manuale, nel solco, peraltro, di un orientamento che ha sempre informato l’approccio della Vigilanza, in generale, e in ambito AML/CFT in particolare, verso l’incremento del livello di automazione delle attività di controllo.
Di converso, il rischio AML/CFT, la cui centralità e trasversalità nel framework aziendale è ormai acclarata, una volta legato all’esecuzione degli adempimenti attraverso il ricorso a strumenti informatici innovativi, evidenzia diverse conseguenze pregiudizievoli in caso di verificazione, potendo manifestarsi sotto forma di rischio operativo, legale, reputazionale nonché di più generale non conformità.
Gli strumenti innovativi analizzati
Il campione di soggetti esaminato ha manifestato una decisa propensione all’automazione del processo di onboarding della clientela attraverso il ricorso all’identità digitale certificata (SPID e CIE) e all’impiego di tecniche di riconoscimento di dati biometrici per l’identificazione a distanza, associando a tale processo anche sistemi di riconoscimento, verifica ed acquisizione dei dati riportati sui documenti di identità grazie alla tecnologia OCR.
Quanto all’impiego di tecnologie di big data e advanced analytics nei processi di acquisizione della clientela, profilatura del rischio e monitoraggio costante del rapporto nonché al ricorso a strumenti di condivisione dei dati, la diffusione più contenuta di tali tools appare probabilmente imputabile al costo di impianto e gestione di tali database forniti da outsourcer esterni.
Come è noto, anche alla luce della recente riforma dell’organizzazione del presidio AML operata dalla vigente versione del Provvedimento del 26.3.2019, la devoluzione all’esterno di attività funzionali agli adempimenti AML impone un’inevitabile “appesantimento” della struttura interna dei controlli deputata proprio al monitoraggio delle prestazioni dedotte nel contratto di fornitura, rispetto agli SLA concordati, avendo sempre a mente l’attenzione che la Vigilanza richiede sia riposta nel rischio intrinseco che l’outsourcing reca con sé.
Per quel che concerne il monitoraggio transazionale, l’analisi in parola riscontra una impostazione meno innovativa, risultando ancora preferito il ricorso a processi e riscontri in cui c’è ancora preponderanza dell’attività manuale a scapito dell’automazione, pur con la consapevolezza che quantità e qualità dei dati da processare potrebbero essere oggetto di una più efficiente e efficace gestione tramite tecnologie che si basano su machine learning e intelligenza artificiale.
Benefici e rischi delle tecnologie applicate
Una sintesi complessiva dello studio permette di affermare che le innovazioni tecnologiche attualmente in uso e riscontrate presso il campione analizzato intervengono innanzitutto sul processo generalmente inteso, laddove l’automazione - si ribadisce - costituisce un valore aggiunto legato alla riduzione delle aree di manualità, acquisendo in maniera più rapida i dati della clientela e permettendo un controllo più efficace in via continuativa, a beneficio della qualità e della quantità degli adempimenti imposti dalla normativa AML, nonché di un innalzamento del livello di collaborazione attiva da parte del soggetto obbligato.
Più nello specifico, si può confermare che l’incremento del patrimonio informativo legato al cliente, a cui si arriva attraverso l’aumento dei dati trattati tramite la combo “big data & advanced analytics” e “algoritmi di machine learning”, agevola non solo la corretta profilatura del rischio ma anche l’emersione di anomalie rispetto all’operatività e alle caratteristiche soggettive del cliente.
Si tratta ovviamente di un elemento valutabile in maniera parziale perché il monitoraggio transazionale automatizzato costituisce un’innovazione meno recente non offrendo un dato statistico realmente apprezzabile.
Quanto ai rischi, risulta ancora difficile fuggire dall’associazione “innovazione tecnologica” / “rischio IT” e/o “rischio frode” con processi che sono interessati da nuove soluzioni informatiche.
Il quadro si complica quando poi l’adozione di una soluzione innovativa è scelta in funzione del solo minor costo a carico del soggetto obbligato o, peggio, quando il costo rappresenta il solo driver che induce ad adottare o meno un’innovazione di processo o, ancora, ad abbandonarla in corso d’opera, a conferma che un approccio sano e prudente impone una scelta di un applicativo che sia preceduta da “robuste analisi preliminari sui costi-benefici attesi”.
Altro aspetto importante è legato ai rischi derivanti dall’esternalizzazione a provider terzi dei processi informatizzati, di per sé rilevante in quanto tale ma, nello specifico, aggravata dalla difficoltà dei controlli su alcune fasi dei processi (onboarding e monitoraggio) e, eventualmente, dettata da scelte meramente contingenti e non figlie di processi decisionali consolidati.
Conclusioni
L’analisi condotta dalla SNA si chiude con una serie di raccomandazioni allineate alla disamina rischi- benefici, invogliando innanzitutto ad adeguare il comparto IT ai principi di resilienza operativa imposti dal “DORA” che deve costituire una prima base destinata a rendere maggiormente efficiente, in generale, ogni automazione aziendale di processo.
Ne deve tuttavia conseguire, a meno di non voler dare vita ad un presidio “monco”, lo svolgimento di analisi preliminari di fattibilità sulle soluzioni innovative da adottare, affidata all’organo di gestione, in qualità di esecutore degli indirizzi di governo dell’intermediario ma che non trascuri il confronto con la funzione AML se non altro in qualità process owner, laddove le tecnologie siano applicate al presidio aziendale specifico, il tutto in un più ampio ed organico scambio di flussi informativi all’interno del sistema di controlli interni.
Fonte: Indagine Banca d’Italia
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