giovedì 04/09/2025 • 06:00
Con la sentenza 12 agosto 2025 n. 29450, la Corte di Cassazione affronta il tema dell'accesso al controllo giudiziario volontario, accogliendo il ricorso di una società destinataria di interdittiva antimafia. La decisione valorizza gli strumenti di compliance e richiama la centralità dei presidi di legalità.
Introduzione
La sentenza n. 29450/2025 della Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione interviene su un tema centrale del diritto antimafia: l'accesso al controllo giudiziario volontario da parte di imprese colpite da interdittiva. Il caso riguarda una società destinataria di un provvedimento prefettizio, che aveva richiesto l'ammissione al controllo giudiziario come strumento di risanamento e tutela della continuità aziendale.
Nel caso, la Corte di Appello di Bologna aveva rigettato la richiesta, ritenendo persistente il rischio di infiltrazione mafiosa, attraverso una motivazione che si fondava su legami familiari con soggetti controindicati, rapporti commerciali passati con imprese attenzionate e una presunta continuità gestionale non sufficientemente interrotta. Il ricorso in Cassazione ha contestato tale impostazione, evidenziando:
La netta posizione della Cassazione
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, richiamando alcuni principi fondamentali:
In tal senso, la Suprema Corte ha sottolineato come la decisione della Corte territoriale fosse carente sotto il profilo motivazionale, non avendo considerato la natura occasionale dei rapporti incriminati né gli sforzi concreti dell'impresa per recidere i legami patologici. Il provvedimento è stato quindi annullato con rinvio, affinché il giudice di merito proceda a una nuova valutazione, fondata su criteri di attualità, proporzionalità e concretezza.
La giurisprudenza della prevenzione partecipata
La sentenza si inserisce in un filone interpretativo che mira a rendere effettivo il bilanciamento tra esigenze di prevenzione e tutela dell'iniziativa economica. In un contesto normativo che tende a irrigidirsi, il controllo giudiziario rappresenta una soluzione capace di coniugare legalità e continuità aziendale.
La Cassazione, difatti, invita i giudici di merito a un approccio non formalistico ma sostanziale, che tenga conto della capacità dell'impresa di operare in modo trasparente e conforme alla legalità. In tal senso, il provvedimento si presta a essere letto come un invito alla responsabilizzazione delle imprese e alla costruzione di un modello di prevenzione.
La decisione della Cassazione non si limita a risolvere un caso concreto, ma contribuisce a delineare una cornice interpretativa più matura e coerente con i principi costituzionali. Essa stimola una riflessione sul ruolo del giudice nella gestione del rischio mafioso, non solo come organo di repressione, ma anche come garante di percorsi di legalità.
La pubblicazione di questa pronuncia appare non solo opportuna, ma necessaria, per alimentare un dibattito che coinvolga magistratura, avvocatura, accademia e mondo imprenditoriale. In un'epoca in cui la legalità si costruisce anche attraverso strumenti di accompagnamento e vigilanza, il controllo giudiziario si conferma come presidio di equilibrio e giustizia.
L'importanza del self cleaning preventivo
Come anche asserito dal documento di ricerca “Rischio d'infiltrazioni criminali e self cleaning preventivo: il ruolo del Modello 231”, redatto a cura della Commissione “Compliance e MOG D.Lgs. 231/2001 per aziende sottoposte a misure di prevenzione CAM” del CNDCEC, la compliance, ove correttamente implementata, può assumere una funzione diself cleaning preventivo, rafforzando la capacità dell'impresa di dimostrare la propria estraneità a condotte illecite. In contesti di amministrazione o controllo giudiziario, la compliance non è solo un presidio tecnico, ma diventa un elemento di discontinuità gestionale e culturale. L'efficacia della compliance – in senso esteso - è valutata non solo sul piano formale, ma soprattutto nella sua concreta applicazione:
Questo approccio consente all'impresa di accreditarsi come soggetto affidabile, avendo seguito un percorso metodologico rigoroso per la costruzione di sistemi di diventa leva aziendale, tutela reputazionale e collaborazione con le istituzioni.
Conclusioni
In definitiva, la sentenza n. 29450/2025 si colloca nel solco di una giurisprudenza che riconosce al controllo giudiziario una funzione non meramente accessoria, ma centrale nel sistema di prevenzione antimafia. La Corte di Cassazione riafferma il principio secondo cui la legalità non si tutela solo con l'esclusione, ma anche con l'inclusione vigilata e responsabile. L'impresa che dimostri volontà di risanamento e adotti strumenti di compliance merita una valutazione attenta, proporzionata e non pregiudiziale. Il giudice, in questo contesto, assume un ruolo di garante dell'equilibrio tra sicurezza pubblica e libertà economica. La decisione invita a superare approcci formalistici e a costruire una cultura della prevenzione partecipata, fondata su criteri di effettività e trasparenza. In un sistema che aspira alla maturità istituzionale, il controllo giudiziario diventa presidio di giustizia sostanziale. La sfida interpretativa è aperta, e il contributo della dottrina sarà decisivo per consolidare un modello che non rinunci né alla fermezza né alla equità.
Fonte: Cass. pen. 29450/2025
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