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lunedì 14/07/2025 • 06:00

ODCEC MILANO Successione innovativa

Impresa familiare e transizione generativa: società benefit ed economia civile

Il passaggio generazionale rappresenta un momento cruciale per la continuità delle imprese familiari, pilastro del sistema produttivo italiano. Questo contributo propone una rilettura di tale fase alla luce della qualifica di società benefit e dei principi dell'economia civile, coniugando libertà d'impresa e responsabilità intergenerazionale.

di Maria Concetta Rizzo - Dottore commercialista e revisore legale ODCEC Milano

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  • Tempo di lettura 7 min.
  • Ascolta la news 5:03
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In questo contributo si esplora il ruolo della governance partecipata, alla luce dell'art. 46 Cost. e delle più recenti proposte normative che valorizzano la partecipazione dei lavoratori alla gestione, nell'ambito delle imprese familiari e del passaggio generazionale che le riguarda. Si approfondiscono, inoltre, i temi della leadership femminile, del coinvolgimento del capitale umano fedele e del potenziale rigenerativo di una successione aperta alla comunità. Un modello generativo e costituzionalmente orientato per l'impresa del futuro.

Passaggio generazionale: questione economica e costituzionale

Il sistema imprenditoriale italiano è fortemente radicato nella tradizione delle imprese familiari, che rappresentano circa l'85% delle imprese e producono oltre il 65% del PIL. Tuttavia, solo il 30% sopravvive al secondo passaggio generazionale, e meno del 13% alla terza. La continuità aziendale richiede dunque più di una successione legale: richiede visione, strumenti giuridici adeguati e un nuovo patto generazionale.

Nel contesto costituzionale, l'art. 41 della Carta garantisce la libertà dell'iniziativa economica privata, ma ne pone anche un limite fondamentale: “Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

Tale principio fonda una visione dell'impresa come soggetto autonomo ma responsabile, chiamato a contribuire al benessere collettivo.

La società benefit: diritto societario al servizio dell'impatto

L'introduzione della società benefit nell'ordinamento italiano (art. 1 c. 376-384 L. 208/2015) ha segnato un cambio di paradigma: l'impresa può formalizzare statutariamente il proprio impegno verso uno o più obiettivi di beneficio comune, integrando dimensioni economiche, ambientali e sociali.

Questa qualifica giuridica si pone in perfetta continuità con l'art. 41 Cost., e rappresenta anche uno strumento concreto per accompagnare il passaggio generazionale: favorisce trasparenza, misurazione dell'impatto, e stabilisce ruoli specifici per garantire la coerenza delle azioni nel tempo. Il modello benefit applicato nel passaggio intergenerazionale, di cui un esempio è il caso Illy, è la dimostrazione concreta che si possa:

  • rendere più robusto tale passaggio,
  • facilitare operazioni di crescita e internazionalizzazione,
  • allineare governance e impatto.

La società benefit rende giuridicamente vincolante ciò che spesso è affidato alla sola volontà morale dell'imprenditore, la sua vocazione sociale.

Economia civile e responsabilità intergenerazionale

Accanto alla cornice giuridica, l'economia civile, riscoperta e promossa da Stefano Zamagni, fornisce l'orizzonte etico e culturale entro cui leggere il ruolo dell'impresa nella società. L'economia civile recupera i concetti di reciprocità, fraternità, cura e bene comune, contrapponendoli alla razionalità utilitarista dell'economia di mercato.

“La responsabilità non è solo imputabilità. È prendersi cura” S. Zamagni.

Nel passaggio generazionale, tale prospettiva si traduce in un patto intergenerazionale che supera la sola trasmissione patrimoniale, per abbracciare un progetto condiviso orientato alla sostenibilità integrale: economica, sociale, ambientale e relazionale.

Governance inclusiva: tra art. 46 Cost., proposta di legge popolare e direttive europee

Un elemento strategico per la rigenerazione d'impresa è la costruzione di modelli di governance inclusivi, capaci di valorizzare il capitale umano e creare consenso attorno alla missione dell'impresa. In questo quadro, la partecipazione dei lavoratori alla governance assume oggi un rilievo costituzionale, politico e sociale. L'art. 46 Cost. riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende, in vista dell'elevazione economica e sociale del lavoro. Per lungo tempo rimasto inattuato, tale principio sta conoscendo una nuova stagione di attenzione.

In ambito europeo, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la proposta di direttiva sulla due diligence sostenibile (CSDDD) impongono alle imprese di integrare il punto di vista dei lavoratori nei processi decisionali legati alla sostenibilità, introducendo elementi di coinvolgimento attivo e strutturale.

In Italia, questo movimento è stato recentemente rilanciato dalla proposta di legge d'iniziativa popolare, definitivamente approvata a maggio 2025: “La partecipazione al lavoro. Per una impresa partecipata dai lavoratori”
che mira a definire un quadro normativo unitario e vincolante per promuovere la partecipazione dei lavoratori alla vita e alla governance delle imprese.

Valorizzare le persone: fedeltà, professionalità e leadership femminile

Una governance orientata alla rigenerazione non può prescindere dalla valorizzazione del capitale umano storico, dei collaboratori fedeli e dei manager che hanno maturato una conoscenza profonda della cultura aziendale.

Al tempo stesso, crescono i casi di passaggi generazionali al femminile, in cui le figlie prendono le redini dell'impresa, portando con sé una leadership capace di integrare obiettivi di impatto, innovazione, cura e relazione.

“La leadership femminile contribuisce a connettere la visione strategica con la sostenibilità integrata”.

Accanto alla linea familiare, l'apertura a manager esterni motivati e competenti può garantire continuità nei casi in cui il passaggio interno non sia praticabile, evitando la dispersione del valore generato e preservando l'identità aziendale.

Verso una rigenerazione collettiva dell'impresa familiare

Il passaggio generazionale, se affrontato con strumenti coerenti e visione sistemica, può diventare una piattaforma di rigenerazione collettiva: un'occasione per ridefinire il patto d'impresa coinvolgendo la famiglia, i lavoratori, i territori e le nuove generazioni.

La nuova normativa rafforza il tema della rigenerazione collettiva, inserendo la partecipazione lavorativa all'interno di un quadro costituzionale e valoriale che include:

  • Art. 41 – la libertà economica deve rispettare l'utilità e la dignità sociale;
  • Art. 46 – i lavoratori hanno diritto a collaborare nella gestione;
  • il modello delle società benefit, che integrano nel proprio statuto la finalità di beneficio comune;
  • i principi dell'economia civile, fondati sulla reciprocità, cura e bene comune.

L'integrazione tra società benefit, economia civile, partecipazione lavorativa e principi costituzionali(artt. 41 e 46 Cost.) disegna un modello in cui l'impresa familiare non è solo custode di valore economico, ma agente di trasformazione sociale, ponte tra generazioni e garante di un'economia più umana, inclusiva e durevole.

Un tale contesto rende l'impresa familiare non soltanto trasparente e partecipata, ma anche legittimata nella sua funzione sociale, coerente con una democrazia industriale matura e un'economia che aspira al bene comune.

“Non si eredita un'azienda, si eredita una responsabilità”

Conclusione

La successione familiare non è solo una questione di equilibri interni: è una sfida democratica, sociale e culturale. Il quadro normativo e valoriale che emerge dalla Costituzione italiana e dall'evoluzione del diritto societario offre oggi strumenti per affrontarla in modo generativo e partecipato. Non è solo un modo di fare impresa, è un modo di essere. È questa la strada per rendere l'impresa familiare un soggetto attivo nella costruzione del bene comune.

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a cura di

redazione Memento

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