giovedì 13/02/2025 • 06:00
Nel corso dell’AI Action Summit di Parigi è stata firmata da 61 Paesi una dichiarazione finale per un’intelligenza artificiale aperta, inclusiva ed etica. Sta facendo discutere il rifiuto di USA e Regno Unito, che non fanno parte dei Paesi firmatari.
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Il 10 e l’11 febbraio 2025 si è tenuto a Parigi l’AI Action Summit, vertice strategico sull’intelligenza artificiale (IA), cui hanno preso parte leader di governo, organizzazioni internazionali, rappresentanti della società civile, del settore privato, delle comunità accademiche e di ricerca provenienti da oltre 100 Paesi.
Durante l’incontro, sono state identificate le priorità e avviate azioni concrete per promuovere l’interesse pubblico e colmare i divari digitali su questo tema. Basata sui diritti umani, incentrata sull’uomo, etica, sicura, protetta e affidabile: così dev’essere l’intelligenza artificiale nella visione dei partecipanti all’AI Action Summit, raggiungibile attraverso un approccio aperto, multi-stakeholder e inclusivo. Fondamentale, a tal fine, nonché urgente, è la riduzione delle disuguaglianze e l’assistenza ai Paesi in via di sviluppo nella creazione di capacità di intelligenza artificiale.
Il vertice parigino ha fatto confluire in una dichiarazione ufficiale quanto emerso nei due giorni di confronto, ma sta facendo discutere il rifiuto da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito di non firmare il documento sottoscritto invece da 61 Paesi, tra cui Cina e India (che ospiterà il prossimo summit).
In una breve nota, il governo del Regno Unito ha affermato di non essere stato in grado di aggiungere il proprio nome all’iniziativa a causa di preoccupazioni relative alla sicurezza nazionale e alla “governance globale”. Il vicepresidente USA J.D. Vance, dal canto suo, ha difeso invece la posizione del suo Paese indicando che “un’eccessiva regolamentazione” dell’intelligenza artificiale “potrebbe uccidere un’industria in piena espansione”. In attesa di ulteriori sviluppi, l’Eliseo nel frattempo ha affermato che altri Paesi potrebbero firmare la dichiarazione nei prossimi giorni.
Le priorità
Quali sono, allora, le priorità su cui agire nell’immediato secondo la dichiarazione sottoscritta a Parigi?
Innanzitutto, promuovere l’accessibilità dell’intelligenza artificiale per ridurre i divari digitali, come pure garantire che l’IA sia aperta, inclusiva, trasparente, etica, sicura, protetta e affidabile per tutti, tenendo conto dei quadri internazionali.
Secondo i 61 Paesi firmatari, occorre poi far prosperare l’innovazione nell’IA abilitando le condizioni per il suo sviluppo ed evitando la concentrazione del mercato che guida la ripresa e lo sviluppo industriale. Ugualmente, va incoraggiata l’implementazione dell’IA che, oltre a modellare positivamente il futuro del lavoro e dei mercati del lavoro, offre opportunità di crescita sostenibile. Al contempo, l’intelligenza artificiale va resa sostenibile per le persone e il pianeta ed ecco, in conclusione, la necessità di rafforzare la cooperazione internazionale per promuovere il coordinamento nella governance internazionale.
Affinché queste priorità si concretizzino, è stata lanciata un’importante piattaforma e incubatore di IA di interesse pubblico, per supportare, amplificare e ridurre la frammentazione tra le iniziative (pubbliche e private) esistenti sull’IA di interesse pubblico e per affrontare i divari digitali.
Di estrema urgenza sono, inoltre, le problematiche legate all’IA e all’energia, che hanno portato alla creazione di un osservatorio sull’impatto energetico dell’intelligenza artificiale, guidato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia, che mira a riunire le aziende leader del settore.
Allo stesso modo, per migliorare la conoscenza condivisa sugli impatti dell’IA nel mercato del lavoro, viene messa in campo una rete di Osservatori che punta ad anticipare meglio le implicazioni dell’IA per i luoghi di lavoro, la formazione e l’istruzione e a utilizzare l’IA per promuovere produttività, sviluppo delle competenze, qualità e condizioni di lavoro, nonché il dialogo sociale.
I partecipanti al summit hanno indicato, inoltre, la necessità di dialoghi multi-stakeholder inclusivi e di cooperazione sulla governance dell’IA, come pure di una riflessione globale che integri, tra le altre cose, questioni di sicurezza, sviluppo sostenibile, innovazione, rispetto delle leggi internazionali, tra cui il diritto umanitario e il diritto dei diritti umani e la protezione dei diritti umani, l’uguaglianza di genere, la diversità linguistica, la protezione dei consumatori e dei diritti di proprietà intellettuale.
Il bilancio finale dell’AI Action Summit ha sicuramente sottolineato l’ambizione dell’Europa di essere protagonista nello sviluppo dell’IA, mettendo però in luce anche le sfide globali legate alla sua regolamentazione, alla sicurezza e agli impatti sociali. Accanto a Usa (con ChatGpt e competitor) e Cina (con DeepSeek), è scesa in campo anche la Ue, la prima a regolamentare l’intelligenza artificiale e, al contempo, la prima ad essere consapevole che è imprescindibile trovare un punto di equilibrio fra la protezione dei diritti umani da un lato e la promozione dell’innovazione digitale dall’altro.
Oltre a ciò, è stato ribadito l’impegno ad avviare un dialogo globale sulla governance dell’IA, ad affrontare i rischi dell’intelligenza artificiale legati all’integrità delle informazioni e a lavorare sulla trasparenza dell’IA.
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Massimiliano Nicotra - Avvocato, senior partner di Qubit Law Firm & Partners
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