Sustainability Manager: raccolta di prassi
Una fase pre-normativa che raccoglie le caratteristiche che tale nascente figura del Sustainability Manager deve possedere ed esprimere, prima di essere normata. L'aggiornamento non interviene nel contenuto, ma è di corollario agli aggiornamenti normativi e legislativi intercorsi nel periodo successivo alla prima emanazione.
È presente una raccolta di indicazioni, emessa dall'Ente Italiano di Normazione, la UNI PdR 109.1:2021, che fornisce una specifica regolamentazione in merito ai compiti e alle attività che il sustainability manager può e deve compiere. Obiettivo di tale prassi di riferimento è di normare il livello di responsabilità e di autonomia che questa mansione comporta, inserendola all'interno del Quadro Nazionale delle Qualificazioni ed europeo EQF. Questo permette inoltre di definire una modalità univoca di valutazione della conformità lavorativa rendendo tali processi omogenei e trasparenti.
La norma UNI, oltre a definire requisiti, responsabilità e compiti del Manager della sostenibilità, introduce anche la figura del sustainability practitioner che affianca direttamente il sustainability manager nel suo lavoro (detto anche CSR practitioner). Possibile quindi indicare anche l'aggettivo senior ove anzianità ed esperienza lo consentano.
Il Manager della sostenibilità è stato pensato per sviluppare ed implementare il piano strategico di sostenibilità di un'organizzazione, con l'obiettivo di massimizzare i benefeci materiali ed immateriali, in una prospettiva di lungo periodo con i principali stakeholder aziendali. Su questo documento si impernia questa figura manageriale, che, oltre al piano, deve rendicontare secondo opportuni standard il bilancio di sostenibilità.
Il quadro normativo UNI attribuisce al Sustainability Manager un ruolo specifico, delineando uno spettro di responsabilità, possiamo dire, quindi, che norma i compiti in ambito ambientale, sociale e di governance, che così possono essere sintetizzati:
- Sviluppo di un business model sostenibile basato su prodotti/servizi con positivi riscontri sugli impatti e sui rischi socio-ambientali.
- Sviluppo strategico degli impatti e dei rischi sociali della value chain.
- Sviluppo strategico degli impatti e rischi ambientali della value chain.
- Sviluppo strategico di processi decisionali eticamente orientati.
- Leadership e influenza.
- Gestione delle relazioni e della comunicazione.
- Orientamento strategico e cambiamento organizzativo nonché culturale.
Conoscenze, abilità e competenze del Sustainability Manager
Una volta identificate le aree di intervento, a questa figura sono richieste conoscenze, abilità e competenze in diversi campi. Individuiamo alcune di queste, così come indicate dall'ente:
- norme nazionali e internazionali su temi di business ethics (UNI ISO 37001 - ISO/DIS 37002) e corporate governance (ISO/DIS 37000);
- strategic management e sviluppo di business model;
- standard di rendicontazione socio-ambientale;
- tecniche di analisi di materialità;
- risk management (UNI ISO 31000);
- sistemi di controllo interno delle informazioni non finanziarie, DNSH/CSRD/ESRS/DNF;
- teorie e tecniche di business intelligence e analisi finanziaria, service management;
- teorie e pratiche di sostenibilità di prodotto, anche in relazione ai sustainable development goals;
- certificazioni sociali e ambientali nazionali e internazionali per specifici prodotti/servizi e componenti, standard certificazione e reporting di processo;
- teorie e tecniche di operations e supply chain management;
- teoria e tecniche di approvvigionamento sostenibile e gestione della catena di fornitura responsabile (UNI ISO 20400, FSC, Sedex, BSCI, SMETA, EICC, MSC, RSPO, Responsible Minerals Initiative );
- gestione strategica della value chain;
- economia circolare UNI/TR 11821 e UNI/TS 11820;
- due diligence lungo la catena di fornitura;
- Conflict mineral, Regolamento (UE) 2017/821;
- sustainable investment e finanza aziendale;
- social responsible investing;
- social accountability e social management system (SA 8000 & PAS 24000);
- criteri e aspetti ESG (Environmental, social & governance);
- teorie e tecniche di product life-cycle assessment e management (LCA, UNI EN ISO 14040 e UNI EN ISO 14044) o Carbon Footprint (UNI EN ISO 14067, PAS 2050) o/e Water Footprint;
- environmental management (UNI EN ISO 14000 serie, EMAS, UNI ISO/TS 17033);
- teorie e pratiche di leadership;
- teorie e pratiche di influenza, motivazione e gestione delle persone; UNI/PdR 109.1:2021 © UNI 14, tecniche di gestione delle relazioni con i pubblici influenti e di organizzazione di reti sociali formali e informali all'interno e all'esterno dell'organizzazione;
- tecniche utili per la gestione di progetti inclusivi di tutte le diversità (lavori ISO/TC 26, UNI ISO 30415, UNI/PdR 125);
- natura e tecniche d'uso del potere formale e informale, teorie e tecniche di change management;
- teorie e tecniche di project management, innovation management (UNI ISO 56000);
- asset management (esempio UNI ISO 55000);
- ethical claims (esempio UNI ISO/TS 17033);
- altre conoscenze firm-specific o industry specific;
- conoscenze in materia di Salute e Sicurezza sui luoghi di lavoro (UNI EN ISO 45001:2018);
- conoscenze di base delle recenti normative europee correlate alla finanza sostenibile (ISSA 5000, Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), CBAM.
Business model sostenibile
Per contribuire allo sviluppo di un business model sostenibile il Sustainability Manager e il Sustainability Practitioner devono essere in grado di:
- identificare e valutare gli impatti socio-ambientali del business model aziendale;
- identificare e valutare i rischi socio-ambientali del business model aziendale e dei prodotti e servizi offerti su cui esso è basato;
- identificare, anche attraverso il coinvolgimento di stakeholder interni ed esterni, le aree di miglioramento/criticità degli impatti socio-ambientali e della gestione dei rischi socio ambientali;
- riconoscere, anche confrontandosi con attori e partner esterni coinvolti nei processi di innovazione di prodotto/servizio, le opportunità tecnologiche, regolative e di public policies che UNI/PdR 109.1:2021 © UNI 15 possono favorire il miglioramento degli impatti socio-ambientali;
- monitorare, comunicare (anche all'interno della rendicontazione non finanziaria), rileggere criticamente ed eventualmente celebrare con gli attori di riferimento interni o esterni all'organizzazione variazioni degli impatti e rischi socio-ambientali di prodotti/servizi e del generale business model;
- garantire la compliance dei prodotti/servizi offerti alle normative e agli standard/certificazioni volontari a cui l'azienda aderisce in termini di impatti e rischi socio-ambientali ed eventualmente agli standard richiesti dai fondi di sustainable investment;
- cercare e scoprire gli impatti della value chain aziendale sugli stakeholder, con attenzione ad alcuni temi chiave, identificare e valutare i rischi di impatti sociali negativi dell'organizzazione e della sua supply chain sugli stakeholder;
- cercare e scoprire potenziali impatti sociali positivi e strumenti di gestione dei rischi sociali della value chain aziendale a livello locale e globale;
- sviluppare e aggiornare, anche con l'aiuto di esperti esterni e interni e in relazione alle politiche più generali del settore/filiera in cui opera l'azienda, politiche ad hoc che riducano gli impatti sociali e mitighino i rischi sociali;
- identificare, anche attraverso il coinvolgimento di stakeholder interni ed esterni tra cui i clienti, NGOs e comunità locali, le aree di miglioramento/criticità di tali impatti sociali;
- riconoscere, anche confrontandosi con attori e partner esterni, le opportunità tecnologiche, regolative e di public policies che possono favorire il miglioramento degli impatti sociali e della gestione dei rischi sociali;
- monitorare, comunicare rileggere criticamente ed eventualmente celebrare con gli attori di riferimento interni o esterni all'organizzazione variazioni degli impatti e rischi sociali della value chain aziendale, garantire la compliance della value chain aziendale alle normative e agli standard/certificazioni sociali e ambientali volontari a cui l'azienda aderisce;
- cercare e scoprire gli impatti e i rischi ambientali della value chain aziendale a livello locale e globale e identificare gli specifici rischi di impatti ambientali negativi dell'organizzazione e della sua supply chain;
- cercare e scoprire potenziali impatti ambientali positivi della value chain aziendale a livello locale e globale;
- riconoscere, anche confrontandosi con attori e partner esterni coinvolti nei processi di environmental management, le opportunità tecnologiche, regolative e di public policies che possono favorire il miglioramento degli impatti ambientali e della gestione dei rischi ambientali e promuoverle presso attori di riferimento.