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martedì 03/12/2024 • 06:00

Lavoro Giornata internazionale delle persone con disabilità

Disabilità nel mondo del lavoro: una sfida ancora aperta

Nonostante i numerosi interventi legislativi, il percorso verso la piena inclusione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro risulta ancora lungo. Restano infatti alcune questioni irrisolte: dalle quote di riserva fino agli accomodamenti ragionevoli, passando per il poco coinvolgimento della contrattazione aziendale.

di Ciro Cafiero - Avvocato - Studio Cafiero Pezzali & Associati

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In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, si evidenziano quali sono i provvedimenti messi in campo dal legislatore italiano ed europeo e quali le principali questioni ancora irrisolte per una piena inclusione dei soggetti disabili nel mondo del lavoro.

I dati occupazionali

Malgrado le iniziative legislative che si sono sviluppate sul piano nazionale, come emerge dal rapporto dell'Istat, nel 2024: su 100 persone con disabilità tra i 15 ed i 64 anni solo il 32,5 è occupato, contro il 58,9% dell'intera popolazione, il 20% è in cerca di occupazione mentre il sistema pubblico di collocamento riesce a realizzare solo tra i ventimila e i trentamila inserimenti l'anno. Le vittime più gravi sono le donne disabili.

Ad aver tentato di ribaltare il paradigma, è intervenuta la legge 18/2009 che ha ratificato la Convenzione dell'Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006 ma, più di recente, anche la legge delega n. 227 del 2021, che ha generato tre decreti attuativi.

L'istituzione dell'Autorità Garante

Il primo è il D.Lgs. 222/2023 relativo alla riqualificazione dei servizi pubblici in materia di inclusione e accessibilità, il secondo è il D.Lgs. 20/2024 che ha istituito l'Autorità Garante Nazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità e l'ultimo il D.Lgs. 62/2024.

Esso, in particolare, ha impresso tre importanti cambiamenti.

Anzitutto, sul piano del linguaggio normativo, le locuzioni “persona con handicap” e “condizione di gravità” sono state sostituite con le espressioni “persona con disabilità” e “persona con disabilità avente necessità di sostegno intensivo”.

La valutazione di base

In secondo luogo, è stata innovata la c.d. valutazione di base: un procedimento unitario e multidisciplinare, affidato in via esclusiva all'Inps a decorrere dal 1° gennaio 2026 e finalizzato ad accertare la condizione di disabilità e l'intensità dei sostegni necessari.

La persona con disabilità, in altri termini, si trasforma da soggetto passivo delle politiche di inclusione a soggetto (pro)attivo. Con il ribaltamento del paradigma prettamente assistenzialista disegnato dall'articolo 38 della Costituzione.

L'accomodamento ragionevole

In terzo luogo, l'accomodamento ragionevole, istituto previsto dal D.Lgs. 216/2003 (attuativo della Direttiva 78/2000 per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro), grazie al D.Lgs. 62/2024, ha debuttato nella legge quadro sui disabili: la nota Legge 104/92.

Le questioni ancora irrisolte

Quali sono i bias ancora irrisolti, che determinano un quadro a tinte così fosche? È allora l'interrogativo che merita risposta.

Se ne annoverano almeno cinque.

  1. Il sistema di garanzie del lavoratore con disabilità si trasforma talora in un boomerang. Eloquente l'esempio delle c.d. quote di riserva: fatte salve alcune deroghe normative, nel computo delle assunzioni obbligatorie rientrano posizioni riconducibili anche a mansioni incompatibili, per definizione, con alcune disabilità. Occorre domandarsi se, meglio di una cattiva assunzione, esiste l'alternativa di una buona formazione on the job.
  2. Il metodo di selezione di una parte del servizio di collocamento pubblico, che recluta senza una serie indagine sulle competenze, è ancora troppo deficitario.
  3. Aleggia un'intollerabile incertezza del diritto su alcuni temi dirimenti. Ad esempio, quello della proporzionalità degli accomodamenti ragionevoli, della durata del periodo comporto, dello stato di malattia “permanente”.
  4. Si registra insufficiente coinvolgimento della contrattazione di secondo livello a cui, invece, è opportuno delegare la definizione di soluzioni cucite a misura dei bisogni dei lavoratori con disabilità e delle specificità dei contesti produttivi.
  5. In alcuni contesti produttivi, mancano figure dedicate, come ad esempio il “Disability Manager”, all'ascolto dei bisogni delle persone con disabilità.

In definitiva, ciò che occorre è una riforma legislativa illuminata delle regole sulla loro inclusione lavorativa.

Ma ad una condizione. Ad ispirarla deve essere anzitutto l'insegnamento che ci ha lasciato in eredità Hans Kelsen: il diritto, oltre che giusto, deve poter essere anche buono.

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