sabato 14/09/2024 • 06:00
La questione sottoposta alla CGUE riguarda la compatibilità della normativa italiana sui requisiti per la conferma a termine dei magistrati onorari in servizio. Tuttavia, la CGUE, con la causa n. C-548/22 ha ritenuto che gli elementi forniti dal Giudice nazionale non fossero sufficienti per l’accertamento della violazione dei principi di non discriminazione e parità di trattamento.
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Alla CGUE è stato richiesto da un giudice italiano di valutare la compatibilità di una normativa nazionale con le direttive europee, in particolare la direttiva 1999/70/CE, che tutela i diritti dei lavoratori a tempo determinato, e la direttiva 2003/88/CE, che garantisce diritti in materia di ferie annuali retribuite. Nello specifico, il decreto legislativo n. 116 del 2017 prevede all'art. 29 una procedura valutativa per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro dei magistrati onorari, ma impone, in caso di partecipazione a tale procedura la rinuncia del magistrato ad ogni ulteriore pretesa, di qualunque natura, derivante dal rapporto onorario pregresso.
Il giudice del rinvio ha evidenziato che quest'ultima disposizione, imponendo la rinuncia a diritti acquisiti, costituirebbe una violazione del diritto dell'Unione Europea, in quanto non garantisce un trattamento paritario tra i magistrati onorari e quelli ordinari. La normativa italiana, infatti, imporrebbe una indebita scelta, da parte del giudice onorario, tra la stabilizzazione e la rinuncia ai suddetti diritti acquisiti di derivazione comunitaria.
La Corte è stata quindi chiamata a stabilire se il sopra citato art. 29 del D.lgs. n. 116 sia in contrasto con le direttive europee in materia di non discriminazione, tutela dei diritti dei lavoratori a tempo determinato e protezione delle condizioni di lavoro, e se la normativa italiana ...
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Paolo Patrizio
- Avvocato - Professore - Università internazionale della Pace delle Nazioni UniteRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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