sabato 08/06/2024 • 06:00
All’interno del CCNL Commercio, rinnovato il 22 marzo 2024, la classificazione del personale include figure specializzate emergenti nell’ambito dell’innovazione tecnologica e digitale, professionisti che svolgono attività dell'Information and Communication Technology.
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Il 22 marzo 2024 le parti sociali hanno raggiunto un accordo per il rinnovo del CCNL Commercio, che è stato oggetto di discussione nelle ultime settimane da parte degli operatori del settore sotto vari profili. Tanti sono stati i temi affrontati, quali gli aumenti retributivi, l’assorbibilità dell’importo una tantum, il welfare.
Tuttavia, un elemento che merita di essere analizzato più attentamente è quello della classificazione del personale. L’associazione datoriale Confcommercio e le sigle sindacali Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil, hanno voluto dedicare un articolo specifico alla classificazione del personale per i dipendenti da imprese che svolgono attività di servizi professionali alle imprese e dell'Information and Communication Technology (art.115).
La nuova classificazione
Si tratta di una disposizione che va oltre la classificazione generale contenuta nell’art. 113, ma che trova applicazione in alcuni campi specialistici, in particolare:
All’interno di questa classificazione, le parti sociali hanno dato ampio spazio a tutte quelle figure del mercato del lavoro che sono nate a seguito della rapida innovazione tecnologica e digitale degli ultimi anni. Come sempre è avvenuto dopo le grandi rivoluzioni industriali degli scorsi secoli, infatti, è fisiologico che le novità tecnologiche conducano alla creazione di nuovi posti di lavoro, che fino a poco tempo prima sarebbero stati inimmaginabili.
È importante fare queste considerazioni per poter guardare con positività all’ingresso nella nostra quotidianità degli algoritmi e delle intelligenze artificiali, di cui vengono raccontati molto spesso solo i lati negativi, ossia il rischio che le macchine sostituiscano gli esseri umani, generando disoccupazione e disuguaglianze.
Scorrendo la nuova classificazione del personale del CCNL Commercio, invece, siamo messi di fronte ad una prospettiva completamente diversa e positiva:
Le nuove figure professionali
È opportuno evidenziare il fatto che, grazie alla contrattazione collettiva, tutte le figure operanti in questo settore stanno pian piano trovando riconoscimento, consentendo alle imprese di inquadrarli in maniera più corretta e assicurare loro il trattamento normativo ed economico opportuno, valorizzandone le competenze divenute ormai fondamentali per poter adeguare i sistemi produttivi al cambiamento tecnologico.
Auspichiamo quindi che nel prossimo futuro anche i contratti collettivi di altri settori pongano la dovuta attenzione alla classificazione del personale, adeguandola alle nuove figure professionali emergenti.
Fondamentale la formazione
Infine, un’ultima nota deve necessariamente riguardare tutti i lavoratori che svolgono attività “tradizionali”, di tipo manuale e ripetitivo, o comunque maggiormente esposte al rischio di venire superate dalle intelligenze artificiali. Sarà fondamentale per le imprese affrontare questi cambiamenti con lungimiranza e consapevolezza dell’impatto sociale che questi potrebbero avere: fondamentale sarà la formazione, per consentire a tutti i lavoratori di aggiornarsi continuamente e saper padroneggiare gli strumenti tecnologici, aumentando di conseguenza la propria professionalità e difendendosi dal rischio di disoccupazione.
Anche questa sfida è stata raccolta dalla contrattazione collettiva, in particolare grazie al sostegno ai fondi interprofessionali: For.Te. è il Fondo paritetico per la formazione continua dei dipendenti delle aziende aderenti al Fondo, che operano nel settore terziario: commercio, turismo, servizi, logistica, spedizioni e trasporto.
Tale fondo non ha fini di lucro ed opera a favore delle imprese aderenti e dei relativi dipendenti, al fine di contribuire alla competitività imprenditoriale ed allo sviluppo occupazionale.
Aderire a For.te è gratuito, in quanto è possibile per le aziende scegliere se destinare lo 0,30% dei contributi versati all’INPS (il cosiddetto “contributo obbligatorio per la disoccupazione involontaria”) allo Stato oppure ai Fondi Interprofessionali.
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Beniamino Scarfone
- Consulente del Lavoro e Giornalista pubblicistaRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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