IRPEF agricola e catasto: tra agevolazioni e punizioni

La tassazione dell’agricoltura in base al prodotto, con origini antichissime, ovviamente effettuata con criteri empirici di stima, fu ancorata nel settecento a criteri predeterminati di stima, basati sul catasto. Quest’ultimo è però entrato in contraddizione rispetto alla determinazione documentale di redditi e consumi in base alle fatture emesse e ricevute.

Quest’ultima è praticabile per imprese agricole di una certa dimensione mentre solo per quelle più piccole si giustifica il mantenimento del criterio catastale. Tale criterio è stato invece tenuto fermo in chiave di agevolazione al settore agricolo e sono naufragati i tentativi di limitarlo alle imprese di piccole dimensioni. Anzi, il criterio catastale fu esteso nei primi anni 2000 anche alle società di capitali e poi anche la tassazione dei relativi redditi fu esclusa, a tempo determinato.  

Alla scadenza dell’agevolazione, il ritorno del regime ordinario si è intrecciato con le proteste sui pesticidi ed è stata quindi mantenuta, con i limiti di reddito e di natura giuridica del soggetto (esclusione per le società) che costituiscono un’opportuna distinzione tipologica. Curioso però che i terreni agricoli non coltivati debbano continuare a pagare sul reddito catastale pur in assenza di qualsiasi attività.

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