lunedì 29/01/2024 • 06:00
La sostenibilità occupa un posto centrale nelle agende politiche, economiche e accademiche. Da oltre vent’anni sentiamo parlare di sostenibilità nelle sedi istituzionali, nei dibattiti politici ed economici, nelle aule universitarie e, più di recente, nelle aule dei tribunali. Tuttavia, alle dichiarazioni sull’importanza del tema non pare corrispondere un uguale fermento operativo.
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La sostenibilità in the book e la sostenibilità in action
La distanza dalla prospettiva in the book rispetto a quella in action sui temi della sostenibilità, ci si riferisca all’attenzione all’ambiente (Environmental), alla centralità delle persone nell’accezione Social, o al modus operandi richiamato dal concetto di Governance, permane considerevole. Dagli anni 50 si è assistito ad una significativa accelerazione del processo iniziato con la rivoluzione industriale: la popolazione mondiale è aumentata del 200%, il consumo di combustibili fossili del 550%, circa il 50% delle foreste temperate e tropicali è stato distrutto e questo per citare solo alcuni dei dati noti. Questi cambiamenti sono caratteristici dell'epoca geologica attuale, il cd. Antropocene, che è definito dalla profonda incidenza delle attività dell’uomo sull’ambiente terrestre, nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche. A partire dal 2009 gli scienziati hanno individuato una serie di indicatori volti a monitorare lo stato di salute della Terra proprio in ragione delle profonde conseguenze che l’attività dell’uomo porta con sé.
A ognuno di questi indicatori è associata una soglia di sicurezza, il cd. limite planetario: uno spazio sicuro in cui l’umanità può vivere che è opportuno non superare per garantire la prosperità della specie. Recenti studi hanno evidenziato come sei dei nove confini invisibili disegnati dagli scienziati siano stati superati mettendo in pericolo la resilienza del pianeta (Richardson et al., Sci. Adv. 9, eadh2458. I nove confini rappresentano tutti componenti del sistema Terra criticamente influenzati dalle attività antropiche e rilevanti per lo stato generale della Terra. Per ciascuno dei confini, vengono scelte variabili di controllo per registrare l’influenza antropica.).
La soglia critica è stata superata per quanto concerne il riscaldamento globale, la perdita di biodiversità e di integrità della biosfera, l’immissione nell’ambiente di inquinanti di sintesi come le plastiche e i PFAS, l’alterazione dei cicli dell’azoto, del fosforo e dell’acqua. Si mantengono, seppur di poco, sotto il livello di guardia, l’inquinamento atmosferico e l’acidificazione degli oceani. L’unico parametro che ad oggi risulta sotto controllo è l’ozono atmosferico.
Fig. 1 Earth beyond six of nine planetary boundaries (Richardson et al., Sci. Adv. 9, eadh2458 (2023))
Le ragioni di un divario
A fronte del quadro delineato, assistiamo ad una procrastinazione continua degli interventi dichiarati come necessari ad invertire la rotta. Prendendo in esame solo gli ultimi anni le ragioni portate a giustificare i rinvii a una presa in carico significativa delle sfide che, un cambio di passo nella direzione di uno sviluppo sostenibile, imporrebbero sono state diverse e, a guardarle nel loro concatenarsi, si sono susseguite senza soluzione di continuità.
La prima significativa battuta d’arresto ha assunto le vesti della pandemia da COVID-19, a cui è seguita la crisi energetica generata dall’invasione dell’Ucraina che ha portato con sé un’ondata inflattiva… Di fatto, ad oggi, il raggiungimento degli obiettivi delineati dall’Agenda 2030 appare lontano e, per alcuni di questi, difficilmente realizzabile. Le sfide della sostenibilità sono sfide globali e coinvolgono il cambiamento climatico, la transizione energetica, la mobilità sostenibile, l’economia circolare, la biodiversità, la gestione delle materie prime, la riduzione delle disuguaglianze, l’accesso al cibo, la salute e il benessere, la diversità, l’equità e l’inclusione, l’etica e il rispetto della legalità.
Dal punto di vista territoriale non tutte le economie impattano e sono impattate in egual modo; tuttavia, sarebbe un errore considerare alcune tematiche come squisitamente territoriali: la globalizzazione ha reso evidente come ogni sfida sia da considerarsi necessariamente trasversale e come l’impatto di ogni scelta pur locale si ripercuota a livello globale. La situazione attuale richiede iniziative volte a mitigare i cambiamenti climatici e a contenere la crescita delle diseguaglianze nel complesso percorso di superamento della crisi economico-sociale.
Il ruolo dell’Europa
La fotografia dello stato di salute del pianeta ci restituisce un’evidenza empirica significativa. Laddove si è intervenuti con una strategia globale per affrontare una criticità si sono registrati importanti successi: la graduale eliminazione delle sostanze chimiche artificiali in grado di distruggere l’ozono ha consentito di ridurre il cosiddetto buco dell’ozono. È sicuramente vero che le conseguenze riconnesse al superamento dei limiti individuati non sono evidenti nell’immediato e non equivalgono a cambiamenti drastici che avvengono da un giorno all’altro, ma è pur vero che il passare inattivo del tempo rende sempre più urgenti interventi che, per poter sortire l’effetto sperato, saranno necessariamente molto invasivi.
In questo contesto l’Europa ha assunto un ruolo di primo piano nel dettare le regole per un cambio di prospettiva avviando un piano di riforme significative.
Da un lato ci sono gli importanti investimenti del Green Deal per favorire la transizione in diversi settori strategici come quello dei trasporti, degli edifici, energetico e industriale.
Dall’altro lato, l’impegno volto a riscrivere le regole della rendicontazione, da ultimo con la Corporate Sustainability Reporting Directive (e, in prospettiva, con la proposta di direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence), provvedimento applicabile alle imprese di grandi dimensioni ma che impatterà significativamente anche su tante piccole. Sotto il profilo operativo, tocca ora ai singoli Governi chiamati a ricondurre a sistema le regole introdotte e alle grandi imprese nazionali e multinazionali chiamate a integrare negli obiettivi di business gli aspetti ambientali, sociali e di governance necessari a promuovere il cambiamento verso uno sviluppo sostenibile. L’obiettivo è quello di guidare il processo di cambiamento necessario per mantenere centralità e competitività sul mercato a livello globale.
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