L'attenzione verso la gestione del rischio fiscale ha negli ultimi anni subìto una notevole trasformazione, passando da un approccio reattivo a uno proattivo. Le imprese, sempre più consapevoli dell'importanza di gestire accuratamente le loro operazioni aziendali, mirano a evitare possibili casi di non conformità con la normativa tributaria.
In tale contesto, la tax governance ha subìto un'evoluzione significativa, transitando da un ruolo di semplice supervisione delle attività fiscali a diventare un elemento integrante della corporate governance. Ciò implica che la gestione fiscale è considerata un aspetto cruciale della governance aziendale, con l'adozione di politiche, processi e controlli dedicati alla variabile fiscale.
Oggi, la tax governance rappresenta un elemento chiave nelle valutazioni aziendali, coinvolgendo non solo le autorità fiscali ma anche investitori, organizzazioni non governative, consumatori e altre parti interessate. Una governance fiscale robusta è ritenuta un indicatore di responsabilità sociale e di un approccio sostenibile al business.
Il ruolo della sostenibilità nella gestione del rischio fiscale
L'ESG ha giocato un ruolo determinante nel posizionare la variabile fiscale e la gestione dei rischi legati alla corretta determinazione delle imposte al centro dell'agenda aziendale. Le imprese stanno sempre più riconoscendo che la sostenibilità e la trasparenza fiscale sono elementi cruciali per la reputazione aziendale e per la valutazione da parte degli stakeholder.
L'implementazione di un Tax Control Framework (TCF) è considerata una best practice che va oltre la gestione efficace dei rischi fiscali. Essa può contribuire significativamente a ottenere benefici reputazionali e a migliorare il rating ESG dell'azienda. Questo perché il TCF dimostra l'impegno concreto verso una gestione fiscale sostenibile e responsabile.
In sintesi, l'integrazione di una gestione fiscale sostenibile e trasparente è diventata un elemento fondamentale della strategia aziendale, rispondendo alle crescenti aspettative di investitori e parti interessate in termini di responsabilità sociale e sostenibilità. Il TCF emerge come uno strumento pratico ed efficace per raggiungere tali obiettivi.
Al fine di incentivare le imprese alla promozione di una cultura aziendale più responsabile e sostenibile, il D.Lgs. 221/2023, nell'ambito di attuazione della riforma fiscale, ha introdotto la possibilità per i contribuenti di minore dimensione, che non hanno i requisiti per accedere alla cooperative compliance, di esercitare l'opzione biennale e irrevocabile per il TCF certificato ai sensi dell'art. 7-bis D.Lgs. 128/2015, al fine di beneficiare di alcuni effetti premiali sotto il versante amministrativo e penale. Si ricorda che il decreto in oggetto entra in vigore dal 18 gennaio 2024.
La decisione da parte dei vertici aziendali di istituire e formalizzare un sistema di controllo interno del rischio fiscale, seguita eventualmente dall'esercizio dell'opzione prevista dall'articolo 7-bis, dipenderà in gran parte, se non interamente, da un'attenta valutazione dei costi e dei benefici, sia a breve che a lungo termine, che tale scelta potrebbe comportare.
Valutazione dei costi
Dal punto di vista dei costi, l'adozione di un TCF potrebbe rappresentare un investimento significativo per l'impresa, specialmente nella fase iniziale di implementazione. L'azienda che intraprende questo percorso dovrebbe valutare attentamente i costi organizzativi del processo. Si pensi a titolo esemplificativo ai costi legati all'impiego di risorse interne (e talvolta esterne) necessarie per gestire i rischi sottostanti, all'adozione e all'implementazione di protocolli, linee guida operative e strumenti per l'accertamento e il controllo del rischio, nonché i costi per la manutenzione continua del TCF.
Qualora l'impresa decida di esercitare l'opzione di cui al citato art. 7-bis, a questi costi si aggiungono poi quelli relativi alla certificazione del TCF da parte di professionisti indipendenti per attestarne la conformità ai principi contabili, nonché quelli associati alla presentazione dell'interpello necessario per comunicare preventivamente all'Agenzia delle entrate le violazioni relative ai rischi fiscali al fine di poter usufruire degli effetti premiali recentemente introdotti. Si tratta della riduzione delle sanzioni amministrative a un terzo (le quali non potranno comunque essere irrogate in misura superiore al minimo edittale) quanto della non punibilità per il reato di dichiarazione infedele per i rischi relativi a elementi attivi.
Valutazione dei benefici
Per quanto concerne i vantaggi, oltre a quelli sopracitati in caso di caso di esercizio dell'opzione, occorre innanzitutto rilevare che l'adozione del TCF contribuisce a una generale riduzione del rischio di incorrere in passività fiscali impreviste, ad esempio dovute a errori. Questo non solo protegge l'azienda da possibili sanzioni e contestazioni, ma comporta anche un risparmio significativo di costi associati a eventuali correzioni. Inoltre, la mitigazione del rischio fiscale e l'eliminazione di passività non previste contribuiscono a creare valore per gli azionisti.
Una gestione fiscale efficiente e trasparente aumenta la fiducia degli investitori, migliorando la valutazione complessiva dell'azienda sul mercato. Inoltre, occorre considerare che il processo di implementazione del TCF richiede un'analisi dettagliata e pratica dei processi aziendali.
Attraverso interviste, workshop e coinvolgimento delle figure responsabili, il TCF permette di individuare inefficienze e malfunzionamenti tra le attività di un singolo processo. L'approccio "sul campo" consente di mettere a nudo inefficienze o problematiche nei processi aziendali.
L'azienda può quindi correggere queste criticità, ottimizzando le operazioni e riducendo i costi legati alle inefficienze. Ciò si traduce in una maggiore efficienza operativa complessiva.
In sintesi, l'adozione del TCF non solo riduce il rischio fiscale e crea valore per gli azionisti, ma svolge un ruolo cruciale nell'ottimizzazione e nell'efficienza dei processi aziendali, promuovendo una gestione complessiva più responsabile e sostenibile. La gestione fiscale responsabile potrebbe tradursi in vantaggi competitivi e nella capacità di attrarre investitori sensibili ai temi ESG.
Pertanto, la valutazione cui sono chiamati i vertici aziendali nel decidere se dotarsi o meno di un TCF dovrebbe essere parte integrante di una strategia globale di gestione del rischio fiscale, che tenga conto non solo dei vantaggi finanziari e operativi, ma anche degli impatti reputazionali e della posizione competitiva dell'azienda nel contesto di un mercato sempre più sensibile alla sostenibilità e alla responsabilità sociale d'impresa.