giovedì 07/12/2023 • 06:00
Avanti la Corte di Giustizia UE sono state presentate domande pregiudiziali sulla possibilità di imporre l'IVA come sanzione per l'inosservanza del regime di vigilanza doganale del soggetto passivo e sulla revoca di un numero di identificazione IVA di una società a seguito della mancata costituzione della garanzia per il pagamento dei tributi, imposta a tale società.
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È possibile imporre l'IVA come sanzione per l'inosservanza del regime di vigilanza doganale del soggetto passivo, in conseguenza della reintroduzione in un deposito fiscale di gasolio da riscaldamento per il quale era già stata versata l'accisa, che sia stato rifiutato dai clienti?
Inoltre, è possibile revocare un numero di identificazione IVA di una società a seguito della mancata costituzione della garanzia per il pagamento dei tributi, imposta a tale società?
Queste alcune delle domande pregiudiziali sollevate nel 2022 avanti la Corte di giustizia UE.
IVA come sanzione per violazioni nei depositi
Una Corte tributaria rumena ha chiesto alla Corte di Giustizia se siano in contrasto con il principio di proporzionalità, con il principio di neutralità dell'IVA e con gli articoli 2, 250 e 273 della direttiva IVA, disposizioni e prassi nazionali, ai sensi delle quali viene imposta l'IVA su importi determinati in via supplementare dall'amministrazione tributaria a titolo di accisa sul gasolio come sanzione per l'inosservanza del regime di vigilanza doganale del soggetto passivo, in conseguenza della reintroduzione in deposito, effettuata da quest'ultimo, di prodotti energetici del tipo gasolio da riscaldamento, per i quali era già stata versata l'accisa, che sono stati rifiutati dai clienti, rimangono intatti, e sono depositati fino all'individuazione di un nuovo acquirente.
Nel caso di specie, una società rumena aveva emesso note di variazione e fatture di storno, con le quali aveva reintrodotto in deposito fiscale un quantitativo di combustibile, senza darne comunicazione scritta all'autorità doganale territorialmente competente. Tale reintroduzione era avvenuta a seguito della restituzione dei prodotti da parte dei clienti perché i prodotti energetici venduti non erano adatti agli impianti di riscaldamento degli stessi. Le autorità di controllo equiparavano la mancata notifica della reintroduzione in deposito dei prodotti energetici alla detenzione, al trasporto e alla vendita di tali prodotti non contrassegnati.
La causa è stata rubricata con il numero C-657/22 e interessa l'art. 1 DPR 633/72 e l'art. 50-bis DL 331/93.
Garanzia apertura partita IVA
Una Corte tributaria ungherese ha sottoposto alla Corte UE le seguenti questioni pregiudiziali:
1) se è possibile per una normativa di uno Stato membro prevedere che il numero di registrazione fiscale o il numero di identificazione IVA di una società possa essere revocato a seguito della mancata costituzione della garanzia per il pagamento dei tributi, imposta a tale società. Ciò anche laddove i soci non siano direttamente a conoscenza del fatto che detta garanzia è stata imposta alla società, né del fatto che tale imposizione è fondata sulla circostanza per cui un amministratore della società è attualmente o è stato in passato amministratore di un'altra persona giuridica avente un debito fiscale non ancora assolto;
2) se ciò può valere anche laddove l'organo decisionale della società non può, prima che la decisione dell'autorità tributaria che impone detta garanzia sia divenuta definitiva, revocare l'amministratore con riferimento al quale sussiste l'impedimento che ha determinato l'imposizione della garanzia [….];
3) se è compatibile la normativa di uno Stato membro che dispone imperativamente, senza lasciare margine di discrezionalità agli organi preposti all'applicazione della legge, che:
La causa è stata rubricata con il numero C-519/22 e interessa l'art. 35 DPR 633/72. La conclusione dell'Avvocato generale è prevista il 14 dicembre 2023.
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