lunedì 13/11/2023 • 06:00
La Manovra 2024 aggiunge un contributo al sostegno alla genitorialità, alla disparità tra uomo e donna sul lavoro e alla parità salariale di genere. Confermato l'Assegno unico e introdotte 3 nuove misure: ulteriore mese di congedo parentale al 60%, aumento del fondo asilo nido e decontribuzione per le lavoratrici con due o più figli. Esempi di calcolo chiariscono i reali effetti sul cedolino.
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Procedono a grande velocità i lavori per l'approvazione della Legge di Bilancio 2024, una manovra che vale complessivamente poco meno di 24 miliardi di euro di cui 16 miliardi di extragettito e 8 miliardi di tagli di spese. Poche, dunque, le risorse a disposizione del Governo che sceglie di concentrarle su alcune tematiche che ritiene prioritarie.
Il 16 ottobre il disegno di legge di bilancio è stato varato dal Consiglio dei ministri in tempi record. In attesa che si concluda l'iter legislativo, che dovrà avvenire necessariamente entro il 31 dicembre 2023, vediamo nel dettaglio quali interventi sono previsti a favore della famiglia, con particolare attenzione alla parità di genere e all'incentivazione alla natalità.
Tra le priorità, la difesa del potere di acquisto delle famiglie (di fatto quelle con redditi medio bassi), con particolare riguardo ai lavoratori, ai pensionati e alle lavoratrici madri.
La denatalità in Italia rimane un fenomeno preoccupante. Stando agli ultimi dati Istat, nel periodo gennaio-giugno 2023 si sono registrate 3.500 nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2022 (lo scorso anno sono state registrate 393mila nascite). Il numero medio di figli per donna scende a 1,24, contro l'1,44 del 2010 (anno in cui si è toccato il massimo registrato nell'ultimo ventennio).
La Manovra 2024 dedica quindi l'intero TITOLO V al LAVORO, FAMIGLIA, PARI OPPORTUNITA' E POLITICHE SOCIALI, coerentemente con gli obiettivi europei e internazionali ed aggiungendo un ulteriore contributo alle iniziative già avviate da tempo nel nostro Paese in tema di sostegno alla genitorialità, alla disparità di presenza femminile e maschile nei luoghi di lavoro e alla parità salariale di genere.
Viene dunque confermato l'Assegno unico universale ma vengono anche introdotte tre nuove misure quali l'ulteriore mese di congedo parentale al 60%, l'aumento del fondo asilo nido (con l'obiettivo espresso che dal 2° figlio l'asilo nido diventi gratuito) e infine, la misura più significativa alla quale spetta la frazione più grande del miliardo stanziato: la decontribuzione delle lavoratrici con due o più figli.
Decontribuzione delle lavoratrici con figli
L'art. 37 della legge di Bilancio prevede un esonero del 100% della quota dei contributi previdenziali IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti) pari al 9,19% dell'imponibile previdenziale a carico della lavoratrice madre differenziandone alcuni contenuti in base al numero dei figli:
In entrambi i casi l'esonero spetta nel limite massimo di 3.000 euro annui e deve essere riparametrato su base mensile (250,00 euro al mese). Per espressa previsione della norma, resta ferma l'aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche che pertanto non verranno penalizzate in alcun modo.
Inoltre, sempre in entrambi i casi, l'esonero spetta solo alle lavoratrici madri con rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.
Di fatto, su quasi 10 milioni di donne che lavorano, si stima che meno del 6% beneficerà di tale misura in quanto rimangono escluse, per esplicita previsione, le lavoratrici autonome, le lavoratrici con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, le lavoratrici senza figli o con un unico figlio e le lavoratrici domestiche anche se assunte con contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Il Cumulo con l'esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti
La decontribuzione per le lavoratrici madri si cumula con l'esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti (oggi in vigore nella sua formula rafforzata dal DL 48/2023) che viene confermato, in via eccezionale, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024 e per il quale si rinvia all'art. 5 del DDL di Bilancio.
Gli effetti reali in busta paga degli esoneri contributivi
Analizzando i meccanismi (diversi) dei due esoneri, si prospettano nel 2024, tre diversi scenari:
Come abbiamo già avuto occasione di imparare quest'anno, un minor prelievo previdenziale a carico del lavoratore comporta un maggior reddito ovvero un'imponibile fiscale più alto, con conseguenti maggiori ritenute Irpef e addizionali regionali e comunali.
Il rischio, concludendo, rimane sempre lo stesso: l'esonero finalizzato ad aumentare il potere di acquisto perso dai lavoratori a causa dell'inflazione potrebbe esser compromesso di nuovo dal fiscal drag.
Una tabella di calcolo potrà aiutare a capire meglio.
Si ipotizzino 3 lavoratrici con figli, assunte con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato con i seguenti redditi:
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