giovedì 14/09/2023 • 06:00
La sentenza del TAR Lombardia offre lo spunto per riflettere sul trattamento economico minimo per il socio-lavoratore. La particolare determinazione del salario minimo nelle società cooperative, tramite parametri della contrattazione comparativamente più rappresentativa del settore, potrebbe tornare utile in relazione alla discussa introduzione del salario minimo legale.
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Retribuzione del socio-lavoratore: un salario minimo ante litteram? Come è noto, il nostro ordinamento accorda ai datori di lavoro la piena libertà di scegliere il contratto collettivo applicabile ai propri dipendenti, contratto che può essere in ipotesi anche relativo ad un settore non pertinente rispetto all'ambito di operatività dell'impresa (Cass. SS.UU. 2665/97), con l'unico limite del rispetto del canone della giusta retribuzione ex art. 36 Cost.; tale principio deriva, da un lato, dalla garanzia di libertà sindacale (oltreché dal principio di autonomia negoziale), e, dall'altro lato, dalla mancata attuazione della seconda parte dell'art. 39 Cost., fattore che preclude la stipulazione di accordi collettivi con efficacia erga omnes. Questa regola ha trovato storicamente una parziale deroga con riferimento ai rapporti di lavoro delle società cooperative, nei riguardi delle quali trova applicazione già diversi anni una sorta di salario minimo imposto dalla legge, seppur “filtrato” dal richiamo alla contrattazione collettiva “qualificata” di categoria. Già l'art. 3 L. 142/2001 ha restrinto significativamente la facoltà di scelta dei datori di lavoro costituiti sotto forma di soc...
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Paolo Laguzzi
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