martedì 04/07/2023 • 06:00
Senza la normativa di dettaglio per gli organismi di mediazione è impossibile operare. L'appello della categoria all'esecutivo: “A rischio gli obiettivi del PNRR legati alla riforma della Giustizia”.
redazione Memento
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Senza i decreti ministeriali che attuano la riforma Cartabia sulla mediazione, in vigore dallo scorso 30 giugno, l'istituto, così come riformato, non può decollare. A sollevare la questione è, tra gli altri, il presidente del consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio, che ha lanciato un appello al Governo “affinché vengano al più presto emanate le norme regolamentari necessarie alla continuazione dell'erogazione dei servizi di mediazione civile e commerciale da parte degli organismi di mediazione disciplinati dal decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, relativamente ai procedimenti instaurati successivamente a tale data, diversamente non protocollabili, né assegnabili”.
Come noto, la riforma Cartabia, nell'ambito degli strumenti di risoluzione stragiudiziale delle controversie, quali la mediazione, ha esteso i casi per i quali il ricorso alla mediazione è obbligatorio, introducendo tra le controversie per cui l'esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale, anche i contratti di associazione in partecipazione, consorzio, franchising, opera, rete, somministrazione, società di persone e subfornitura.
Il timore dei Commercialisti è che l'omessa regolamentazione possa disincentivare il ricorso alla mediazione civile e commerciale. Secondo la consigliera segretaria del Consiglio nazionale con delega alle funzioni giudiziarie e ADR, Giovanna Greco, “C'è il rischio che si configuri un maggior ricorso al contenzioso giudiziario, cosa che renderebbe problematico il raggiungimento di uno dei più importanti obiettivi del PNRR, ossia quello di riportare il processo ad un modello di efficienza e competitività attraverso, innanzitutto, la riduzione del tempo del giudizio dei processi civili in tutti i gradi di giudizio. Una giustizia rapida e di qualità stimola la concorrenza e il rilancio dell'economia del Paese. L'efficacia nel settore Giustizia si raggiunge proprio con l'attività di regolamentazione all'entrata in vigore della riforma”.
Fonte: CS CNDCEC 3 luglio 2023
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