La certificazione per la parità di genere, c.d. Prassi Uni/Pdr 125:2002, torna ad essere protagonista.
Dopo una turbinosa gincana parlamentare, sono ripristinate le premialità negli appalti in favore delle aziende certificate nel c.d. nuovo Codice degli Appalti, D.Lgs. 36/2023. Che, in origine, le aveva cancellate.
Secondo il comma 7 del suo definitivo articolo 108, in particolare: “al fine di promuovere la parità di genere, le stazioni appaltanti prevedono nei bandi di gara, negli avvisi e negli inviti, il maggior punteggio da attribuire alle imprese che attestano, anche a mezzo di autocertificazione, il possesso dei requisiti di cui all'art. 46-bis del codice delle pari opportunità tra uomo e donna, di cui al D.Lgs. 198/2006. La stazione appaltante verifica l'attendibilità dell'autocertificazione dell'aggiudicataria con qualsiasi adeguato mezzo.”
Quello che è stato ribattezzato l'“emendamento Bonetti” ha sventato un pericolo. Le premialità negli appalti costituiscono, infatti, uno dei principali tasselli del mosaico ordito dalla certificazione sulla parità di genere.
La decontribuzione in favore delle imprese
A restare intatti sono anche due ulteriori importanti tasselli di questo mosaico.
Il primo riguarda la decontribuzione in favore delle aziende certificate pari all'1% dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. Ciò fino ad un massimo di euro 50.000,00.
Sul punto è intervenuto il Decreto Interministeriale, tra Ministero del Lavoro, Ministero dell'Economia e delle Finanze e Dipartimento delle Pari Opportunità, adottato il 20 ottobre 2022, che ha definito le procedure necessarie.
Ai fini dell'ammissione all'esonero, le organizzazioni in possesso della certificazione di genere devono inoltrare all'Inps, esclusivamente in via telematica, l'apposita domanda. Per verificare il possesso dei requisiti che legittimano la fruizione dell'esonero, il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri comunica periodicamente all'Inps i dati identificativi delle aziende private in possesso della certificazione di parità di genere.
La reputation
Il secondo tassello riguarda i benefici reputazionali.
Sono oramai chiari, e largamente sperimentati, due dati per le aziende certificate e, più in generale, inclusive.
Anzitutto, migliora l'immagine nei confronti dei loro lavoratori, il cui attuale grado di soddisfazione vive una curva negativa. Una recente indagine della Society for Human Resources Management afferma che circa il 30% dei lavoratori sia “demotivato” e di questi addirittura il 6% sia ostile, mentre un ulteriore 20% della popolazione si reputi “insoddisfatta”.
In secondo luogo, migliora l'immagine nei confronti degli stakeholders: dagli utenti ai consumatori. Nelle aziende private, come suggerisce Diversity Brand Index 2022, questo significa ricavi più alti del 23%.
La garanzia fideiussoria
L'unica notizia che non entusiasma è quella che riguarda l'ultimo importante tassello dello stesso mosaico: quello della riduzione della garanzia fideiussoria in favore delle aziende certificate.
Esse, grazie alle modifiche apportate dal DL 36/2022 all'articolo 93 del D.Lgs. 50/2016, il c.d. vecchio Codice degli Appalti, beneficiavano di una riduzione del 30% della garanzia fideiussoria dovuta alle stazioni appaltanti quando concorrevano in gare pubbliche. Ed invece, il comma 8 dell'articolo 106 D.Lgs. 36/2023 l'ha asciugata al 20%.
Ciò ferma restando la sua cumulabilità con ulteriori riduzioni, conseguenti al possesso di differenti certificazioni che l'impresa concorrente può auto-dichiarare.
Conclusioni
In definitiva, ad uno sguardo complessivo, certificarsi per la parità di genere resta ancora una prospettiva a cui le imprese devono guardare con attenzione. Conviene, ribalta vecchi stereotipi culturali ed è sbilanciata sul futuro.
Il diritto del lavoro sta mutando pelle. Questa certificazione ci interroga sul cambiamento e ci invita a governarlo. Se saremo in grado, i risultati potranno essere straordinari.
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Per approfondire il tema, vedi " Diversità e Inclusione. Gli impatti nella realtà lavorativa e le nuove regole per la certificazione per la parità di genere ” a cura di Ciro Cafiero.
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