Lo smartworking sul tema riveste un grandissimo interesse ma è necessario ripensare alla sua applicazione con una regolamentazione coerente ed attenta.
Cosa si intende per ESG
L'Esg appare oggi argomento sempre di maggiore interesse con valutazioni che spaziano da un piano globale sino alla gestione delle singole aziende. Tale tema coinvolge una maggiore platea di aziende e di conseguenza di datori di lavoro, non relegando tali valutazioni solamente alle aziende pubbliche o di grandi dimensioni.
Partendo dal principio possiamo definire Esg richiamando il significato dell'acronimo inglese:
Environmental, ossia gli aspetti che interessano ambiente e territorio;
Social, che riprende in maniera più ristretta l'impatto sociale;
Governance, che offre una panoramica su aspetti interni di gestione dell'azienda.
Tali aspetti servono a valutare ed a rendere tangibili le politiche aziendali che esulano dalla gestione finanziaria, ma che sono comunque obiettivi (o in ogni caso lo devono essere) che richiamano quello che è l'impatto aziendale su altri piani (ambientale, sociale e di governance).
In tale contesto si inseriscono argomenti come l'Economia Circolare, la Sostenibilità, le aziende Benefit ma anche temi come il Welfare aziendale ed il lavoro agile.
Lo smartworking
Il lavoro agile (o smart working) è definito come una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall'assenza di vincoli di orario e di luogo e un'organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.
Il periodo pandemico ha evidenziato le possibilità che tale modalità di svolgimento dell'attività lavorativa può offrire, sottolineando però anche quelli che possono essere i rischi quando lo stesso viene attuato senza una consona organizzazione e regolamentazione come avvenuto durante il periodo emergenziale.
Al termine oramai degli “strascichi emergenziali” della normativa agile possiamo richiamare la definizione di smart working, contenuta nella legge n. 81/2017, che pone l'accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l'accordo individuale e sull'utilizzo di strumentazioni che permettono di svolgere la prestazione da remoto conciliando i tempi famiglia lavoro ed anche aumentando la produttività aziendale.
Quello che la norma istitutiva del lavoro agile ha sottovalutato è l'impatto che questa modalità lavorativa può avere sul piano ESG, interessando in realtà aspetti di governance, ma anche sociali ed ambientali.
Le indicazioni europee
In termini di ESG il 28 novembre 2022 il Consiglio europeo ha approvato in via definitiva la direttiva relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità.
Le norme richiamano una dettagliata trasparenza sull'impatto delle imprese sull'ambiente, sui diritti umani e sugli standard sociali e intendono rimuovere le carenze della legislazione attuale sulla dichiarazione di informazioni non finanziarie (NFRD, Non-Financial Reporting Directive).
L'intervento riguarda in primis le grandi imprese, quotate in borsa o meno, comprese le imprese estere che fatturano più di 150 milioni di euro nell'UE, rientreranno poi successivamente anche le PMI quotate in borsa ed a cascata, anche per una copertura di filiera, tutte le altre aziende.
Verranno contemplate le informazioni necessarie alla comprensione dell'impatto dell'impresa sulle questioni di sostenibilità.
A questo occorre aggiungere anche un altro tema, molto caro all'Unione europea, ossia quello di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e di inquinamento atmosferico del settore dei trasporti "Sustainable and Smart Mobility Strategy " (pubblicato dalla Commissione Europea il 9 dicembre 2020) con gli obiettivi centrali e le tappe della transizione ecologica in tema di mobilità tra il 2030 e il 2050. Esg e lavoro agile: benefici e insidie
Come collegare i temi dell'Esg al nuovo lavoro agile post pandemico?
Occorre in prima istanza ragionare su quelli che possono essere i vantaggi dell'applicazione del lavoro agile sui diversi temi della sostenibilità, ma occorre anche valutare le insidie nascoste che tale modalità potrebbe comportare.
Uno studio della IEA (International Energy Agency) del 2020 ha indicato che, per le persone che devono coprire più di 6 chilometri per raggiungere il proprio posto di lavoro in auto, il lavoro da remoto offre impatto positivo a livello ambientale.
Un ulteriore studio europeo del 2021 di Carbon Trust, ha ipotizzato per l'Italia la possibilità di evitare l'emissione di fino a 8,7 megatonnellate di CO2 all'anno con l'utilizzo consono del lavoro agile.
Occorre però porre attenzione alla possibilità che il lavoro agile aumenti la “spazzatura elettronica” (e-waste) con la necessità di duplicare la strumentazione per il lavoratore, ma anche la possibilità di un aumento dei consumi in termini privati (riscaldamento, elettricità, acqua) rispetto alla presenza in ufficio con sistemi centralizzati.
Il tema si aggancia anche all'istituzione del c.d. Mobility Manager, al quale viene affidato il compito di ottimizzare gli spostamenti sistematici del personale.
E' quindi necessario quindi porre in essere una politica che coinvolga il tema ambientale ma anche quello sociale, con comportamenti che abbiano impatto positivo sui dipendenti e sulla comunità circostante.
La regolamentazione del lavoro agile assume una importanza dirompente con una valutazione che corrisponda a criteri di uguaglianza e che quindi risponda a criteri fondamentali per le tematiche ESG.
Sarà quindi importante valutare la platea dei lavoratori destinatari delle particolari modalità di svolgimento dell'attività lavorativa, per non discriminare alcune tipologie di lavoratori favorendone altre.
Le iniziative dalla Commissione Europea, la trasparenza dei temi ESG, il Piano Spostamenti Casa Lavoro risultano tutti aspetti che devono integrarsi ed alimentarsi nella realizzazione di un piano di lavoro agile completo, inclusivo e realmente Smart.
A questo occorrerà poi affiancare anche altri temi innovativi relativi al mercato del lavoro, che abbiano impatti positivi sullo stesso, come la sperimentazione della settimana corta o la riduzione dell'orario normale di lavoro settimanale.