Conferire allo statuto del Contribuente rango costituzionale, chiarire il rapporto che la flat tax incrementale dovrà avere con l'attuale disciplina agevolativa dei premi di produttività, evitare i prevedibili contenziosi che scaturiranno dalla riduzione dell'aliquota IRES per i soggetti che attuano investimenti o nuove assunzioni, prevedere, in materia di IVA, esenzioni con diritto alla detrazione, costruire una legislazione “friendly” per l'attrazione degli investimenti.
Sono queste alcune tra le proposte avanzate dall'Associazione fra le società italiane per azioni (Assonime) nel corso dell'audizione presso la VI Commissione Finanze della Camera dei deputati sulla delega al Governo per la riforma fiscale (A.C. 1038 e A.C. 75).
Con riguardo alla revisione dello Statuto del Contribuente, Assonime, pur ritenendo l'intervento previsto dalle delega apprezzabile in linea di principio, sottolinea come resti irrisolto il problema definito “di fondo” che è quello di conferire allo Statuto rango costituzionale “così da renderlo meno permeabile ad interventi normativi e interpretazioni che, fino ad oggi, lo hanno fatto oggetto di continue deroghe”. Sarebbe opportuno, secondo l'Associazione, inserire espressamente nel codice tributario che sarà redatto un principio che, cristallizzando l'orientamento espresso dalla Corte costituzionale nell'ordinanza n. 216 del 2004, affermi chiaramente che le disposizioni dello Statuto, proprio in ragione della loro qualificazione in termini di principi generali dell'ordinamento, rappresentano “non già mere norme interposte ma criteri di interpretazione adeguatrice della legislazione tributaria, anche antecedente”.
Imposte dirette
In ordine alla flat tax incrementale che, nelle more dell'introduzione dell'aliquota unica, si traduce in una tassazione sostitutiva ed agevolata dell'incremento di reddito, l'Associazione evidenzia come la sua applicazione possa portare i contribuenti a tassazioni differenziate pur se a parità di reddito.
Con riguardo alla riduzione dell'aliquota IRES, Assonime sottolinea come la peculiarità del nuovo regime è rappresentata dalla circostanza che il legislatore offre una riduzione di aliquota prima ancora che vengano effettuati gli investimenti e le assunzioni; sicché gli investimenti e le assunzioni non costituiscono il presupposto per accedere al beneficio ma assumono piuttosto le caratteristiche di condizione risolutiva, ove non vengano realizzati nel biennio, del beneficio medio tempore accordato. Al riguardo l'Associazione denuncia il rischio di alimentare nuove categorie di possibili contenziosi. “Dovrà essere cura del legislatore delegato – si legge nell'audizione - trovare soluzioni nel percorso applicativo che agevolino il compito alle imprese. Occorrerà anche tener conto del fatto che gli investimenti hanno tempi tecnici di realizzazione riconducibili alla loro tipologia e dimensione e non possono certo seguire precise tempistiche biennali”.
Oltre a tali tematiche applicative, è posta in luce un'altra questione di assoluto rilievo: trovare un coordinamento equilibrato tra l'applicazione della nuova aliquota duale e gli altri istituti che caratterizzano la determinazione del reddito d'impresa, quali in particolare il consolidato fiscale, il regime di trasparenza, la disciplina di CFC.
Imposte indirette
In tema di IVA, la proposta avanzata è quella di prevedere esenzioni con diritto alla detrazione. “Ciò permetterebbe – spiegano da Assonime - di eliminare l'IVA occulta che deriva dall'indetraibilità dell'imposta afferente alle operazioni esenti, rendendo, quindi, l'imposta più neutrale nei settori considerati (ad es. la sanità)”. Altra osservazione riguarda il gruppo IVA, in ordine al quale l'Associazione auspica che venga prevista espressamente - con norma interpretativa - la possibilità per il Gruppo IVA di partecipare alla procedura della liquidazione IVA di gruppo.
Riguardo alla previsione di un'imposta sostitutiva dell'imposta di bollo, delle imposte ipotecaria e catastale e degli altri prelievi minori relativi ad atti soggetti a imposta di registro o ad imposta sulle successioni, Assonime esprime qualche riserva “per la difficoltà di individuare il presupposto di tale nuovo prelievo e per il rischio che esso si traduca, di fatto, in un inasprimento dei tributi ora dovuti”.
Dogane
In ordine al riassetto del quadro normativo nella materia doganale, l'Associazione auspica che il sistema sanzionatorio applicabile alle violazioni della normativa doganale sia reso effettivamente più aderente ai principi stabiliti dal Codice doganale dell'Unione, specialmente per quanto attiene ai criteri di determinazione degli importi delle sanzioni previsti dal Testo Unico della legislazione doganale (TULD), “che nell'attuale formulazione – si legge nell'audizione - non risultano conformi al criterio di proporzionalità, da tempo affermato dalla Corte di Giustizia dell'UE”.
Sanzioni e accertamento
In tema di sanzioni e accertamento, a proposito, in particolare, del rispetto del principio del ne bis in idem, Assonime sottolinea la necessità di trovare fra processo tributario e processo penale un più incisivo collegamento sulla base dei fatti accertati a prescindere dalla reintroduzione della c.d. pregiudiziale tributaria. “Sono ormai frequenti i casi di attivazione di azioni penali per reati tributari che non si ricollegano all'esistenza di accertamenti da parte dell'Amministrazione finanziaria, data l'autonomia del magistrato inquirente; azioni penali che, tuttavia, il più delle volte si risolvono in un nulla di fatto ma che producono ai contribuenti, soprattutto alle imprese, notevoli danni reputazionali che ne pregiudicano il proseguimento dell'attività economica”. Per l'Associazione sarebbe opportuno che, nell'instaurazione del procedimento penale, venga chiamata anche l'Amministrazione finanziaria, quanto meno in funzione ausiliaria per l'accertamento dell'evasione fiscale; tanto più che le tematiche fiscali sono molto complesse e delicate e proprio per questo il sistema ne rimette la competenza all'Amministrazione finanziaria.
Investimenti all'estero
Con riguardo, infine, agli incentivi volti a favorire il rientro delle attività produttive delle nostre imprese dislocate all'estero e, più in generale, gli investimenti dall'estero, l'Associazione mette in luce come la delega menzioni tali incentivi senza però definirne l'ambito e i criteri di applicazione, limitandosi a richiamare il rispetto delle norme unionali e, in particolare, dei principi del Codice di condotta. “Gli altri Stati nostri competitors, invece – a cominciare dagli Stati Uniti, ma anche di matrice europea – ne hanno fatto un punto di forza; dunque, anche il nostro ordinamento non può sottrarsi al compito di costruire una legislazione “friendly” per l'attrazione degli investimenti”.