Presidente de Nuccio, 50 anni fa veniva approvato il DPR 633/72 che istituiva l'IVA, un'imposta con un'evoluzione molto articolata. Quali sono i principali impatti della gestione di questo tributo sull'attività dei commercialisti?
Il 1° gennaio 1973, data di entrata in vigore dell'IVA, ha rappresentato certamente un passaggio epocale non solo per le imprese chiamate ad applicare il tributo, ma anche per la professione del commercialista, per l'importanza che ha assunto la corretta gestione contabile, fiscale e amministrativa delle imprese, ulteriormente rafforzata, l'anno successivo, con i decreti di riforma dell'accertamento e delle imposte sui redditi, che hanno attribuito massima rilevanza agli obblighi fiscali di tenuta delle scritture contabili e alla determinazione analitica, in base a tali scritture, del reddito imponibile fiscalmente. In tale contesto, la nostra professione ha assunto un ruolo sempre più decisivo quale indispensabile trait d'union tra Fisco e contribuenti. È anche grazie ai Commercialisti che la tax compliance nel nostro Paese ha registrato, negli ultimi anni, tassi di crescita costante, e questo è bene sottolinearlo. Tale risultato è stato ottenuto, senza dubbio, anche grazie alla forte spinta impressa dal legislatore alla digitalizzazione del sistema fiscale, avviata 25 anni fa con l'introduzione dell'obbligo di trasmissione telematica delle dichiarazioni e sfociata più recentemente con la previsione della fatturazione elettronica e dei corrispettivi telematici, a cui si sono aggiunti, da ultimo, la dichiarazione e i registri IVA precompilati. Il ruolo del Commercialista è stato e sarà fondamentale, non solo in sede applicativa nella normale “gestione” del tributo, ma anche in funzione della compliance, essendo il soggetto a cui il legislatore ha riservato, con il visto di conformità, compiti di certificazione della regolare tenuta delle scritture contabili e della conforme compilazione delle dichiarazioni fiscali, ma che, in futuro, potrebbe essere anche deputato ad attestare la sussistenza dei requisiti di «affidabilità fiscale», quali la solvibilità finanziaria o gli adeguati assetti organizzativi degli operatori economici, al fine di riconoscere loro particolari premialità e/o agevolazioni.
Per il futuro potrebbe dunque ulteriormente accrescersi il ruolo antifrode della professione?
È il nostro auspicio, in una logica di interesse generale, non certo corporativa. In questi anni, l'assoluta centralità del ruolo antifrode svolto dai Commercialisti è testimoniata dal forte calo delle indebite compensazioni tributarie, in particolare, di quelle relative ai crediti IVA, che si è registrato dal momento in cui è stato previsto l'obbligo di apposizione del visto di conformità sulle dichiarazioni e sulle istanze di rimborso IVA, o ancora – per citare un tema di scottante attualità in questi giorni – dalla sicura funzione deterrente svolta sulle frodi in materia di bonus edilizi, allorquando, nel mese di novembre 2021 – e purtroppo tardivamente rispetto a quanto ripetutamente segnalato da noi commercialisti –, il visto di conformità per la “cessione del credito” o lo “sconto in fattura” è stato esteso ai bonus ordinari diversi dal superbonus. Valorizzare tale ruolo non risponde ad alcun interesse particolare di categoria, ma rafforza i presidi di legalità a garanzia degli interessi erariali, rendendo più efficace la prevenzione e il contrasto dei comportamenti illeciti.
Dalla spinta alla digitalizzazione in ambito fiscale c'è tuttavia chi intravede un rischio di disintermediazione del rapporto con i contribuenti a causa della progressiva diffusione delle dichiarazioni precompilate e degli altri servizi telematici dell'Agenzia delle entrate.
Dal 10 febbraio 2023, l'Agenzia ha messo a disposizione di 2,4 milioni di imprese e professionisti la dichiarazione IVA precompilata, relativa all'anno d'imposta 2022.
Se diamo uno sguardo all'esperienza del modello 730 precompilato, dai dati diffusi lo scorso anno si riscontra che, pur crescendo il numero dei contribuenti che se ne avvalgono, resta tuttavia, ancora oggi, una certa ritrosia al “fai da te”. I modelli precompilati sono infatti meno del 20% del totale dei modelli trasmessi (4,2 milioni su un totale di 22,5 milioni), che si riducono al 5% se si considerano soltanto i modelli accettati senza modifiche (poco meno di un milione), che sono poi gli unici che il contribuente può effettivamente gestire in autonomia, senza rischio di errore. Se questo è vero per tipologie di dichiarazioni, quali il mod. 730, relativamente semplici da compilare e trascorsi 8 anni dalla loro introduzione, a maggior ragione nessun rischio di disintermediazione può intravedersi per dichiarazioni, quali quelle ai fini dell'IVA, la cui compilazione è ben più complessa. Si tratta infatti di uno strumento di ausilio che non può sostituire l'opera dei professionisti in un adempimento che non si risolve certamente in una meccanica compilazione del modello dichiarativo ma che richiede un notevole bagaglio di competenza e di esperienza, che solo noi commercialisti possiamo garantire. Del resto, nessuno può o ignorare il contributo fondamentale che abbiamo svolto nell'implementazione del fisco telematico nel corso degli ultimi decenni. Anche per questo la rivoluzione digitale, anche quella che deve ancora venire, non ci spaventa.
La normativa IVA si è evoluta nel tempo, non solo a livello normativo, ma anche interpretativo e pratico. Vede un ulteriore adeguamento e miglioramento dell'impianto legislativo dell'imposta? In che modo l'ordine potrebbe essere coinvolto?
Nonostante si celebrino le “nozze d'oro” del tributo, il processo di adeguamento della disciplina interna ai principi fondamentali di matrice unionale che sono alla base dell'imposta e del corrispondente regime sanzionatorio non può dirsi ancora pienamente realizzato. In più di un'occasione, i principi di neutralità, effettività e proporzionalità sono stati infatti sacrificati dal legislatore e dalla giurisprudenza sull'altare delle sacrosante finalità di contrasto alle frodi IVA e ai fenomeni evasivi ed elusivi, ma talvolta senza salvaguardare adeguatamente i contribuenti in buona fede. Mi riferisco, innanzitutto, al meccanismo dello split payment e a talune applicazioni del meccanismo del reverse charge.
Ma diversi sono i casi in cui la norma interna non riesce a dare piena attuazione ai richiamati principi di neutralità, effettività e proporzionalità del tributo come, ad esempio, il caso dei rimedi per il recupero dell'IVA non dovuta, erroneamente indicata in fattura, o, ancora, di talune decadenze dal diritto di riporto a nuovo del saldo a credito della dichiarazione annuale. Il Governo, come è noto, sta lavorando alacremente ad una nuova legge delega di riforma del sistema fiscale. Per quanto concerne l'IVA, la riforma, oltre a completare il richiamato processo di adeguamento ai principi di fonte unionale, dovrebbe innanzitutto razionalizzare e sistematizzare la normativa in materia attraverso un'opera di rifusione in un Testo unico delle disposizioni attualmente non collocate nella legge IVA: a partire da quelle relative agli scambi intraunionali (di cui al DL 331/93) e al regime del margine dei beni usati, oggetti d'arte, antiquariato, collezione (di cui al DL 41/95).
Non meno importante la completa revisione del regime sanzionatorio amministrativo e penale in materia, garantendo una sua maggiore proporzionalità rispetto alla gravità delle violazioni commesse e un miglior coordinamento delle stesse. A tal fine, occorre intervenire prioritariamente eliminando (o riducendo fortemente) il cumulo delle sanzioni per infedele dichiarazione con quelle previste per le violazioni prodromiche di omessa fatturazione ovvero di indebita detrazione, eliminando altresì la rilevanza penale dell'omesso versamento dell'imposta dichiarata e riscrivendo le sanzioni in materia di erronea applicazione del meccanismo del reverse charge. Il coinvolgimento del Consiglio nazionale in questo percorso riformatore è già nei fatti, dal momento che la nostra interlocuzione con il Mef anche su questa materia è costante e proficua. Sottoporremo le nostre proposte al legislatore, sicuri che una nuova stagione di dialogo si sia finalmente aperta.