sabato 11/02/2023 • 06:00
In tema di impugnazione di atti dell'amministrazione tributaria, i principi costituzionali di buon andamento della P.A. e di tutela del contribuente, impongono di riconoscere l'impugnabilità di tutti gli atti adottati dall'ente impositore che portino, comunque, a conoscenza del contribuente una ben individuata pretesa tributaria.
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La vicenda
Una società che gestisce un albergo, un ristorante nonché attività di commercio di prodotti non alimentari, impugnava la bolletta relativa alla TARI per il 2018. A questo proposito, mentre la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso, successivamente, la Commissione Tributaria Regionale confermava l'appello del Comune, affermando che solo dopo il mancato pagamento della bolletta il Comune procede alla notifica dell'accertamento d'ufficio o in rettifica, con irrogazione di sanzioni ed interessi e solo tale provvedimento rappresenta la prima manifestazione impositiva effettivamente lesiva dell'interesse del contribuente contro cui poter ricorrere.
Le contestazioni del contribuente
Avverso il provvedimento in esame, la parte contribuente proponeva ricorso in Cassazione contestando il ragionamento dei giudici per avere erroneamente ritenuto che l'avviso di pagamento notificato dal Comune non rientrasse nel novero degli atti impugnabili, perché l'atto impugnato conteneva tutti gli elementi per individuare la pretesa erariale in relazione alla TARI per l'anno 2018. Inoltre, la parte contribuente aveva interesse a chiarire, sin dalla notifica dell'avv
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