lunedì 02/01/2023 • 06:00
È legittima la sanzione amministrativa del 30% in caso di superamento dei limiti di compensazione dei crediti IVA. Tuttavia, se la compensazione concretamente effettuata rientra nei limiti di legge, ancorché quest’ultimi siano stati introdotti da una norma successiva, il comportamento non è sanzionabile. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione n. 35385.
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Nel caso esaminato, nell'anno d'imposta 2011, una società a responsabilità limitata aveva superato il limite all'epoca vigente (pari ad € 516.456,90) per l'utilizzo in compensazione del credito IVA relativo al periodo 2009/2010 con i debiti erariali. L'Agenzia delle Entrate emetteva quindi il relativo avviso di contestazione, recuperando a tassazione la differenza di credito eccedente il limite ed irrogando le corrispondenti sanzioni ed interessi.
Dopo un primo grado di giudizio favorevole all'Amministrazione Finanziaria, in sede d'appello i giudici della Commissione Tributaria Regionale accoglievano le ragioni della società, riconoscendo l'incompatibilità tra i limiti massimi annuali di compensazione del credito previsti dall'art. 34 L. 388/2000 con la VI Dir. 2006/112/CE.
La controversia proseguiva dinnanzi la Corte di Cassazione.
La questione
Preliminarmente, occorre ricordare che l'art. 17 c. 1 D.Lgs. 241/97 riconosce la possibilità di compensare nel modello F24 i crediti risultanti dalle dichiarazioni fiscali.
In particolare:
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