martedì 18/10/2022 • 06:00
L'istituto del rinvio pregiudiziale è applicabile anche al processo tributario. Tuttavia, data la normale celerità dei giudizi tributari nei gradi di merito, si dubita che esso sia veramente utile. Di contro, esiste il pericolo di sconfinamenti con la funzione legislativa.
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Con l'adozione del D.Lgs. 149/2022, pubblicato nella GU 17 ottobre 2022 n. 243, il Governo ha attuato, come noto, la riforma del processo civile, dando esecuzione alla delega di cui alla L. 206/2021.
Le modifiche introdotte nel processo civile interessano anche il processo tributario, nei casi in cui non esista una previsione espressa e non siano incompatibili (ex art. 1 D.Lgs. 546/92).
Il rinvio pregiudiziale in Cassazione
Tra queste, è anche il nuovo istituto del rinvio pregiudiziale alla Corte di cassazione, previsto dall'art. 363 bis c.p.c., istituto di cui curiosamente si era dibattuto nel corso della discussione della mini-riforma tributaria, poi sfociata nella L. 130/2022, ma che non aveva lì trovato albergo forse per via delle numerose critiche ricevute, anche tenendo conto dell'insopportabile “specialità” del rito processuale tributario che in quel modo sarebbe stata rimarcata. L'istituto invece è ora entrato a far parte delle previsioni codicistiche per tutti i processi civili. E quindi anche tributari.
Ebbene, con l'art. 363 bis C.p.c. il giudice di merito, sentite le parti costituite, può disporre con ordinanza il rinvio pregiudiziale degli atti alla Cort
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