venerdì 14/10/2022 • 06:00
Si apre oggi a Bologna il convegno nazionale CNDCEC dal titolo “Il valore della sostenibilità”. Il presidente Elbano de Nuccio rilascia a QuotidianoPiù un messaggio forte per i commercialisti: "la sostenibilità è un fattore di diversificazione professionale e di crescita culturale, opportunità di sviluppo per la categoria, le aziende e i cittadini".
redazione Memento
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Presidente de Nuccio, quali sono le ragioni che hanno portato il CNDCEC a dedicare il Convegno nazionale del 14 e 15 ottobre alla sostenibilità e all’economia circolare?
Di sostenibilità ormai si parla continuamente, e con riferimento a ogni ambito del nostro vivere collettivo ed economico.
Questo è un fatto estremamente positivo ed è condizione necessaria per affrontare le reiterate emergenze sociali e ambientali che il pianeta si trova ad affrontare senza soluzione di continuità ormai da anni, e con peculiarità sempre più complesse. Eppure, dei modi con cui relazionarsi con questa materia in ambito professionale si sa ancora troppo poco.
La sfida di questo convegno è quella di confrontarci sul perché, e sul come, la sostenibilità può essere, oltre che una strada obbligata per quanti guardino con responsabilità al futuro dell’umanità, anche un’importante area di attività professionale.
Dobbiamo tutti imparare a considerarla non come un orpello, ma come un fattore di diversificazione professionale e di crescita culturale, opportunità di sviluppo, insieme, per la categoria, per le aziende e per i cittadini. E i commercialisti, proprio perché quotidianamente al fianco delle imprese e dei cittadini, della sostenibilità possono e devono diventare sentinelle, monitorandone i progressi in termini di applicazione normativa e sviluppo tecnico.
Come cambia il ruolo del commercialista che segue le imprese nel monitorare gli impatti ambientali e sociali e nel rendicontare l’aderenza ai criteri di sostenibilità?
La professione economica ha oggi la grande opportunità di svolgere, tra le altre funzioni sociali, un ruolo determinante nell’ottica di sistema: il controllo sulla sustainability e sulla financial disclosure perfeziona gli obiettivi di aumento della trasparenza e dell’intellegibilità del comportamento degli attori economici, circostanza decisiva nella prospettiva di orientare correttamente le scelte di investitori istituzionali e risparmiatori comuni verso il Sustainable and Responsible Investing (SRI) e, quindi, di ridurre le esternalità negative generate nell’attuale sistema economico-produttivo globale. Del resto, si tratta di un presupposto al perseguimento di diversi Sustainable Development Goals, sottoscritti da 193 Paesi delle Nazioni unite, che costituiscono i requisiti del mondo verso cui vogliamo tendere e che vogliamo lasciare ai nostri figli.
Sul piano del contesto economico-produttivo, poi, la “sensibilità” professionale nei confronti della realtà aziendale e la competenza tecnica su un ampio spettro multidisciplinare rappresentano strumenti insostituibili per intercettare quei rischi geopolitici transazionali o planetari nell’ottica di mitigarne i potenziali contraccolpi nei rapporti economici e commerciali, fornendo un presidio imprescindibile per qualsivoglia tipologia di operatore economico che voglia preservare le condizioni di continuità e di sviluppo nella cornice di sostenibilità sistemica.
Sullo sviluppo sostenibile sono attese novità legislative europee e nazionali di imminente emanazione. Cosa si aspetta la categoria da tali novità?
Credo che le informazioni sulla sostenibilità siano già diventate cruciali per piccole e medie imprese e piccoli e medi studi, e non solo per le grandi imprese.
Obblighi perentori di sustainability disclosure per il settore privato sono stati introdotti in Italia nel 2016 con l’implementazione della Non-Financial Reporting Directive (NFRD), che ha come riferimento gli enti di interesse pubblico rilevanti, ovvero le grandi imprese emittenti valori mobiliari, banche e assicurazioni.
Con la pubblicazione della “nuova” Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che sostituirà la NFRD, adempimenti di sustainability reporting e assurance saranno estesi a tutte le PMI quotate (a eccezione delle micro-imprese quotate), oltre che a tutte le società, banche e assicurazioni di grandi dimensioni, prescindendo dalla rilevanza pubblica nella qualità di emittenti di valori mobiliari: si passerebbe dalle 11.600 imprese incluse nel perimetro di applicazione della NFRD a 49.000 imprese della nuova CSRD, confermandosi così un un trend di espansione che appare irreversibile.
Ma appaiono ancor più rimarchevoli le modifiche che la proposta apporta all’oggetto della rendicontazione, i cui ulteriori contenuti lasciano intravedere nuove sponde di responsabilità per gli organi di amministrazione e controllo e presumibili implicazioni (dirette e indirette) con variabili di governance. In questo contesto, dato l’inscindibile legame tra professionisti e aziende, la categoria può rappresentare il punto di riferimento per la diffusione di good practice nella comunicazione dell’attitudine delle organizzazioni a creare valore per le comunità, nel breve e nel medio-lungo periodo, diffondendo altresì all’esterno chiarezza e intellegibilità sui meccanismi di controllo posti in essere delle realtà produttive in adempimento ai disposti normativi.
Il percorso della creazione di specifiche competenze sulla materia è una sfida importante per i commercialisti interessati a dotarsi di tale riconoscibile “specializzazione” sul mercato; e ai commercialisti spetta il compito di indicare alle aziende sia i benefici competitivi derivanti da un atteggiamento responsabile verso la società e l’ambiente, sia i rischi cui queste ultime possono incorrere ove non predispongano gli opportuni presidi anche sul fronte della governance aziendale e sul modello di gestione.
Sul tema della sostenibilità sarete coinvolti nell’agenda del nuovo Governo?
Mi auguro ovviamente di sì. Di certo questo Consiglio nazionale investirà molto sulla sostenibilità, anche in termini di formazione specifica. E di certo ci impegneremo per far comprendere, oltre che ai nostri colleghi, anche a tanti altri nostri interlocutori, quanto centrale sia il ruolo della professione in questo settore.
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