L'Associazione Italiana Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (AIDC) ha elaborato una riformulazione della proposta in dieci punti presentata nel 2018, con l'intento di offrire un contributo al sistema economico italiano e al mondo professionale ed imprenditoriale.
Primaria importanza è attribuita al rafforzamento dei vincoli posti dallo Statuto dei Diritti del Contribuente, al passaggio della competenza del contenzioso tributario dal MEF al Ministero di Giustizia, all'obbligo di revisione contabile ed apposizione del visto di conformità per tutti i beneficiari di contributi pubblici.
Nel dettaglio, le proposte dell'AIDC riguardano:
- l'elevazione a rango costituzionale dello Statuto dei Diritti del Contribuente;
- la sottrazione della competenza della giurisdizione tributaria al Ministero dell'Economia e Finanze;
- la codificazione unitaria delle norme tributarie – elaborazione di tre testi unici: TUIR, TUIVA, TUIT e conseguente divieto di formulazione di leggi tributarie al di fuori di essi;
- l'istituzione permanente dell'Organo di controllo della spesa pubblica;
- l'obbligo di revisione contabile per tutti i beneficiari di contributi pubblici;
- la moratoria dell'entrata in vigore delle misure connesse al Codice della crisi d'impresa;
- la revisione delle modalità di dilazione dei debiti tributari;
- la riduzione al 50% dell'imposizione sul reddito incrementale di imprese e professionisti;
- la riduzione fino al 50% dell'imposizione sul reddito incrementale per imprese e professionisti in proporzione all'incremento del costo del lavoro;
- le misure a favore dell'aggregazione di professionisti.
Secondo l'AIDC, l'attuale sistema impositivo si traduce in un maggiore prelievo, determinando un effetto distorsivo non solo tra categorie di contribuenti, ma anche rispetto ad altri sistemi tributari. Misure come, ad esempio, le limitazioni alla deduzione delle spese e alla detrazione IVA in relazione ai veicoli utilizzati nell'esercizio di imprese, arti o professioni, alla deducibilità e detraibilità delle spese telefoniche, nonché alla deducibilità e detraibilità di costi relativi al possesso di immobili destinati all'esercizio della professione, costituiscono un'impropria sovra-tassazione di redditi di impresa e da lavoro, priva di altro fondamento che non sia una maggiore richiesta di partecipazione alla spesa dello Stato in ragione non già della misura del reddito prodotto, ma della sua natura, con ciò operando una discutibile differenziazione tra categorie di lavoratori.
Fonte: AIDC, Decalogo per rafforzare il sistema economico e l’attività professionale e d’impresa