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sabato 23/07/2022 • 06:00

Lavoro La sentenza

La Corte Costituzionale, riforma della disciplina dei licenziamenti indifferibile

La Corte Costituzionale si pronuncia in merito alla riforma del lavoro; nella fattispecie, circa l'indennità risarcitoria per il licenziamento illegittimo prevista dal cosiddetto Jobs Act.

a cura di

redazione Memento

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Secondo la Corte Costituzionale, la riforma della disciplina dei licenziamenti è indifferibile: si tratta di una materia ritenuta di fondamentale importanza, strettamente connessa con i diritti della persona del lavoratore.

Con una recente sentenza (C.Cost. 22 luglio 2022 n. 183), la Corte Costituzionale, pur dichiarando inammissibile la remissione del Tribunale di Roma circa l'indennità risarcitoria per il licenziamento illegittimo prevista dal cosiddetto Jobs Act, rimanda la questione al Parlamento affinché riveda la norma. Insomma: il legislatore intervenga con urgenza sulla materia.

La decisione

La Corte ha rilevato che "un'indennità costretta entro l'esiguo divario tra un minimo di tre e un massimo di sei mensilità vanifica l'esigenza di adeguarne l'importo alla specificità di ogni singola vicenda" e "non rappresenta un rimedio congruo e coerente con i requisiti di adeguatezza e dissuasività. Il limitato scarto tra il minimo e il massimo determinati dalla legge conferisce un rilievo preponderante, se non esclusivo, al numero dei dipendenti”.

I giudici hanno chiarito che "Il criterio incentrato sul solo numero degli occupati non risponde, dunque, all'esigenza di non gravare di costi sproporzionati realtà produttive e organizzative che siano effettivamente inidonee a sostenerli ”.

Inoltre, continua la pronuncia: “Un sistema siffatto non attua quell'equilibrato componimento tra i contrapposti interessi, che rappresenta la funzione primaria di un'efficace tutela indennitaria contro i licenziamenti illegittimi ”. 

Il rimando al legislatore

Spetta dunque alla valutazione discrezionale del legislatore la scelta delle soluzioni più appropriate per garantire tutele adeguate. Non solo: secondo i giudici “il protrarsi dell'inerzia legislativa non sarebbe tollerabile”. Dunque, qualora la questione fosse riproposta, essa stessa provvederà direttamente a intervenire sulla disciplina censurata.

FONTE: C.Cost. 22 luglio 2022 n. 183

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