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venerdì 01/07/2022 • 12:30

Lavoro PA e appalti

Parità di genere e società sportive: le novità con il Decreto PNRR2

La conversione in legge del Decreto PNRR2 introduce, oltre ad importanti novità in materia fiscale, disposizioni per il rafforzamento della parità di genere nella Pubblica Amministrazione e nei contratti pubblici e maggiori contributi per le associazioni e società sportive dilettantistiche.

di Luca Furfaro - Consulente del lavoro - Studio Furfaro e Founder FL&Associati

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La legge 79/2022 ha convertito, con vigenza dal 30 giugno 2022, il DL 36/2022 (Decreto PNRR2); il provvedimento contiene disposizioni riguardanti l'attuazione del Piano Nazionale di ripresa e resilienza che spaziano su diverse tematiche.

La disposizione si concentra su importanti disposizioni in materia fiscale con previsioni riguardanti le sanzioni per il mancato utilizzo del POS e la fatturazione elettronica ma anche con novità riguardanti sisma bonus e lotteria degli scontrini.

Per quanto riguarda l'ambito lavoro la misura, che come detto è di ampia portata, offre diversi interventi alcune volte inalterati rispetto alla previsione del decreto.

Parità di genere nella PA

La norma offre la visione di quello che è il nuovo sistema del portale unico di reclutamento per la pubblica amministrazione, con una riforma delle procedure di reclutamento pubblico e con un aggiornamento dei codici di comportamento e formazione in tema di etica pubblica.

Sul filone si colloca anche l'impegno per il rafforzamento della parità di genere nella Pubblica Amministrazione.

A tal fine la disposizione prevede che, proprio per rafforzare il principio della parità di genere in maniera effettiva all'interno dei rapporti di lavoro delle amministrazioni, le stesse adotteranno misure che attribuiscano vantaggi specifici o che comunque evitino o diminuiscano svantaggi del genere meno rappresentato.

Questa “discriminazione positiva” deve essere proporzionata allo scopo di perseguire e a tal fine, entro il 30 settembre 2022, verranno adottate specifiche linee guida.

Appalti: la certificazione di parità

Tale previsione si pone nel solco già dettato dal Decreto Semplificazioni bis, che ha introdotto, nell'ambito dei contratti pubblici finanziati con le risorse del PNRR e del Fondo complementare, l'obbligo per le stazioni appaltanti di fissare, nell'ambito dei bandi di gara, specifiche clausole dirette all'inserimento quali requisiti necessari o premiali dell'offerta, di criteri orientati a favorire l'incremento dell'occupazione femminile.

Si segue quindi la linea arrivata dalla certificazione di parità, con l'Uni/Pdr 125:2022 che definisce, in modo oggettivo, criteri e requisiti funzionali per ottenere la certificazione e per misurare le politiche di genere. Con questo intervento si inserisce un ulteriore pezzo in questo tentativo di realizzazione, sia nell'ambito pubblico che privato, di un'auspicata parità di genere con l'utilizzo di misuratori oggettivi.  

Con l'art. 34 DL 36/2022 conv. in Legge 79/2022 viene infatti effettuata una vera e propria modifica al testo del Codice dei contratti pubblici e, in particolare, dell'art. 95, che disciplina i criteri di aggiudicazione.

Insieme ad una serie di altri criteri premiali che consentono di attribuire un punteggio maggiore alle offerte tecniche dei concorrenti, viene inserita anche l'adozione da parte dell'operatore di politiche tese al raggiungimento della parità di genere.

Attraverso questo intervento la parità di genere risulta una delle questioni sociali che si sta imponendo fra gli obiettivi della disciplina degli appalti pubblici, aggiungendo alla tutela ambientale anche un aspetto sociale connesso alla parità di genere ma che spazia anche sulla tutela dei lavoratori più in generale.

Al fine di ottenere il punteggio aggiuntivo, deve essere comprovato il possesso di certificazione della parità di genere di cui all'articolo 46-bis del Codice delle pari opportunità tra uomo e donna (D.Lgs. 198/2006).

La certificazione di parità di genere è stata introdotta per l'attestazione delle politiche e delle misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere, al fine di garantire opportunità di crescita in azienda, parità salariale in relazione alla parità di mansioni e tutela della maternità.

Il collegamento con il PNRR è dato dalla spinta del piano all'attivazione di un Sistema nazionale di certificazione della parità di genere (Investimento 1.3, Missione 5) ed è parte del Piano strategico nazionale per la parità di genere previsto dalla Legge di bilancio 2022 (art. 1, commi 139-147, L. 234/2021).

I parametri legati alla certificazione di parità di genere dovranno riguardare la retribuzione corrisposta, le opportunità di progressione in carriera e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, anche con riguardo ai lavoratori occupati di sesso femminile in stato di gravidanza. Legati a tale certificazione, oltre alla possibilità di accedere a punteggi aggiuntivi nel partecipare a gare d'appalto sono anche connessi benefici contributivi a favore del datore di lavoro.

Da sottolineare inoltre come, a livello generale, vengono previste misure (art. 20 DL 36/2022 conv. in Legge 79/2022) volte ad effettuare un'efficace azione di contrasto al fenomeno infortunistico e di tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro durante la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Contributi per le società sportive

Non strettamente lavorativo, ma comunque collegato ad un settore che esce molto colpito dalla crisi pandemica e che sta attuando un importante piano di riforma, l'intervento che riguarda le associazioni e le società sportive dilettantistiche, gli enti di promozione sportiva e altri soggetti proprietari o gestori di piscine o infrastrutture sportive.

La misura è destinata solo alle strutture ubicate nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia e che rispondano ai requisiti di cui all'art. 55 Reg. UE 651/2014 della Commissione del 17 giugno 2014.

Questi soggetti possono accedere, per l'anno 2023, a contributi in conto capitale per progetti di investimento nel limite massimo di 1 milione di euro finalizzati all'installazione di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili e di abbinati sistemi di accumulo. 

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