venerdì 24/06/2022 • 14:00
La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro presenta al Festival del Lavoro di Bologna l’indagine “Il lavoro che c’è, i lavoratori che non ci sono”. Il titolo non lascia dubbi: l’emergenza che coinvolge il mismatch tra domanda e offerta di lavoro è ormai reale e, senza un cambio di rotta immediato, produrrà notevoli effetti sul mercato del lavoro.
redazione Memento
L’indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “Il lavoro che c’è, i lavoratori che non ci sono” sintetizza in numeri l’emergenza tendenziale provocata dal mismatch: entro il 2026, a fronte di una domanda di 4,3 milioni di lavoratori, si rischia di non trovarne 1 milione e 350.000. Questo, tra gli altri, uno dei grandi temi affrontati durante il Festival del Lavoro, la cui XIII° edizione è dedicata alle transizioni. L’indagine, presentata a Bologna, evidenzia la necessità di intervenire sulle tante variabili del mercato del lavoro per coglierne le spinte trasformative e superare il divario crescente tra domanda e offerta di lavoro. È inevitabile che le transizioni sociali influiscano anche sul mondo del lavoro, cambiando le competenze necessarie per poter essere attrattivi. Quali sono i motivi alla base del mismatch? Secondo la Fondazione Studi, i motivi sono complessi e mettono in allarme soprattutto i comparti a più alta stagionalità, come le attività ricettive e la ristorazione. Tra le cause che hanno provocato il calo dell’offerta di lavoro (- 838.000 persone attive di 15-64 anni tra il 2018 e 2021) si evidenziano: il calo demografico (636.000 residenti in meno tra il 2018 e 2021, di cui 262.000 giovani); la crescita degli inattivi (+ 194.000 nello stesso periodo), la quale interessa anche le componenti della popolazione tradizionalmente più dinamiche, come gli immigrati (14,4% di inattivi in più). Lavoro e formazione: manca la sinergia L’analisi si concentra anche sul mismatch presente in Italia tra offerta e domanda di formazione e fornisce un quadro dei fabbisogni occupazionali e professionali a medio termine. Il disallineamento si registra soprattutto nell’istruzione terziaria: il gap più importante si ritrova nell’indirizzo giuridico-politico sociale, dove mancherebbero ogni anno circa 12.000 laureati. Seguono: l’area economico statistica (11.000 in meno del necessario); ingegneria (quasi 9.000); indirizzo medico-sanitario (8.000 circa). Tra i motivi del fenomeno, secondo la ricerca, rientrerebbe anche l’accresciuta mobilità delle persone, fenomeno trasversale tra generazioni e tra settori d’occupazione, in parte collegata agli effetti della pandemia sulla vita delle persone. Non è da trascurare la maggiore richiesta di profili specialistici, che contribuiscono alla concorrenzialità di settori quali edilizia e sanità. Mondo del lavoro: la chiave è una visione olistica «Il mondo del lavoro – ha affermato Marina Calderone, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro a margine della conferenza stampa di presentazione del Festival del Lavoro – è la cartina al tornasole dei complessi cambiamenti che hanno caratterizzato gli anni passati e ancora di più incideranno su quelli futuri. Confrontarci sulle transizioni economiche, sociali, digitali con tutti gli attori era un imperativo per la nostra Categoria, al centro tra le esigenze datoriali e quelle dei lavoratori». Fonte: Com. Stampa Fondazione Studi Consulenti del Lavoro 22 giugno 2022
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