mercoledì 08/06/2022 • 12:00
L'UE ha approvato un primo schema di Direttiva per l’introduzione del diritto al salario minimo, al fine di garantire a tutti i dipendenti condizioni di vita e di lavoro migliori. La Direttiva stabilirà apposite procedure per l’adeguamento del salario minimo e renderà effettiva la possibilità di accedervi. Fondamentale, in questa transizione, sarà anche il ruolo delle Parti sociali e della contrattazione collettiva.
redazione Memento
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Salario minimo per i lavoratori, con criteri di definizione chiari e alla portata di tutti (e con il fondamentale aiuto della contrattazione collettiva): sono questi i contenuti dell’ultimo schema di Direttiva approvato in seno all’Unione Europea che, nell’ottica della promozione di condizioni di lavoro migliori per i dipendenti, si pone l’ambizioso obbiettivo di fissare, in ciascun Stato membro, un livello minimo di retribuzione, al di sotto del quale è vietato scendere in fase di contrattazione.
Adeguamento del salario minimo legale
Lo schema di Direttiva invita tutti gli Stati che già possiedono, nel loro ordinamento, il salario minimo ad adeguarlo, sulla base di criteri chiari e definiti (ad esempio l’aumento del costo della vita), almeno ogni 2 anni (o ogni 4 anni per quegli Stati che utilizzano un meccanismo automatico di rivalutazione). È importante che anche le Parti Sociali siano coinvolte attivamente nel meccanismo di rivalutazione del salario minimo.
Promozione della contrattazione collettiva
La Direttiva mira a coinvolgere quanti più lavoratori possibili attraverso la contrattazione collettiva: pertanto, dove il tasso di copertura della contrattazione collettiva è
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