IA e Fisco: l’Agenzia delle Entrate frena sulle "allucinazioni" degli algoritmi

Il sindacato dei tributaristi (UNCAT) ha sollevato un grido d'allarme su una deriva tecnologica preoccupante: la comparsa di atti impositivi contenenti motivazioni "allucinate". In alcuni documenti di accertamento, infatti, sarebbero state citate circolari e sentenze tributarie del tutto inesistenti, frutto di un probabile utilizzo non assistito di software di IA generativa.

L'UNCAT esprime forte timore per una gestione non governata dell'intelligenza artificiale, proprio in una fase in cui la riforma fiscale ne prevede l'integrazione per la valutazione del rischio e l'automazione di alcuni processi. La richiesta è chiara: un codice di condotta rigoroso e il controllo umano sistematico su ogni atto prodotto.

La replica dell'Agenzia: tolleranza zero verso l'automazione integrale

L'Agenzia delle Entrate è intervenuta prontamente per circoscrivere l'accaduto. Secondo i primi riscontri, si tratterebbe di un episodio isolato, ma è stata comunque avviata un'istruttoria su tutto il territorio nazionale per verificare se altri uffici abbiano violato le linee guida interne.

I punti chiave della policy interna emanata il 23 ottobre 2025:

• Divieto di produzione diretta: gli strumenti di IA generativa non possono mai essere utilizzati per generare automaticamente atti amministrativi, contratti o documenti legati al contenzioso.
• Responsabilità del funzionario: ogni fase procedimentale deve essere presidiata dall'intervento umano.
• Provvedimenti disciplinari: l'Amministrazione ha annunciato sanzioni per i dipendenti che non rispetteranno le direttive, anche qualora la violazione riguardasse un singolo documento.

Una tecnologia da governare

Nonostante la riforma fiscale spinga verso l'innovazione tecnologica per migliorare l'analisi dei dati, il caso sollevato dall'UNCAT evidenzia i rischi del "fai da te" digitale. L'IA può supportare l'attività istruttoria, ma la motivazione dell'atto — pilastro della difesa del contribuente — deve restare frutto di un'analisi giuridica reale e verificata, non della capacità predittiva di un algoritmo che, per sua natura, può generare falsi plausibili.