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venerdì 12/12/2025 • 06:00

UNGDCEC CONCORDATO PREVENTIVO BIENNALE

Scarsa adesione al CPB e limitazioni all'applicazione: un contributo alla causa

L'indomani dal termine per le adesioni al CPB sono iniziate a circolare voci circa un decisivo tracollo nel numero dei soggetti che, per la presente “tornata dichiarativa”, hanno optato per l'applicazione dell'istituto: i dati attuali danno, infatti, conto del passaggio da quasi il 15% dei potenziali contribuenti che hanno effettivamente aderito al CPB per il biennio 2024-2025 (o solamente 2024 per i forfettari) all'attuale 2,5% circa. Oggi presso il Conservatorio Pollini di Padova l'UNGDCEC tratterà temi legati alla professione al XXI Forum.

di Stefania Serina - Consigliere UNGDCEC con delega alla fiscalità

di Francesco Paolo Fabbri - Consigliere UNGDCEC con delega alla fiscalità

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L'ultimo “Decreto correttivo” del concordato preventivo biennale (art. 9 del D.Lgs 81/2025) aveva stabilito ulteriori cause di esclusione dall'istituto in esame il quale, a fronte delle molteplici modifiche normative che si sono succedute dall'introduzione nell'ordinamento, risultava già particolarmente depotenziato; con ciò, evidentemente, riducendone ancora di più la possibilità di applicazione – a svantaggio non solamente degli operatori economici e dei professionisti che li assistono.

Per la seconda “edizione” del CPB, oggetto delle dichiarazioni che verranno presentate nei prossimi giorni per il periodo d'imposta 2024, è noto innanzitutto da tempo come non sia stata rinnovata la possibilità di rientrarvi per i soggetti in regime forfettario: circostanza che, sebbene giustificata da ragioni procedurali connesse alle tempistiche di adesione, ha eliminato una grossa parte di contribuenti potenzialmente interessati (come era infatti avvenuto per la tornata dichiarativa dell'anno passato). Un'ulteriore criticità rilevante riguarda i professionisti associati in studi associati o STP che mantengono anche una partita IVA individuale. La normativa attuale prevede infatti che, in caso di adesione al CPB da parte del professionista per la propria posizione individuale, l'adesione si estenda automaticamente anche alla posizione associata, vincolando di fatto anche gli altri soci – indipendentemente dalla loro volontà o convenienza economica. Diversa logica, opposta, ma altrettanto penalizzante si applica nel caso in cui lo studio associato o la STP non possano aderire (ad esempio per la presenza di un nuovo socio): in tal caso, anche l'associato che avrebbe potuto beneficiare del concordato a titolo individuale viene escluso.

Sebbene se ne comprendano le logiche sottostanti, è evidente che questa nuova previsione penalizzi chi ha deciso di strutturarsi in forma associata, limitando la libertà decisionale e creando vincoli che non esistono per gli altri professionisti individuali. È paradossale che chi ha scelto di lavorare in forma aggregata – spesso per garantire maggiore qualità del servizio, condivisione di competenze e migliori standard professionali – si sia trovato in una posizione meno tutelata e con minore autonomia fiscale.

Inoltre, questa disposizione non ha tenuto conto della natura giuridica distinta delle posizioni fiscali e finisce per disincentivare l'adesione stessa, specie nei contesti professionali più articolati, dove coesistono più partite IVA e dove la pianificazione fiscale deve essere condivisa e ponderata.

Come Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili – da sempre favorevoli all'applicazione dell'istituto e in prima linea nell'operatività a tal fine con riguardo ai nostri clienti – dobbiamo dunque rappresentare come tale restringimento della platea di operatori che potevano decidere, come visto entro il 30 settembre, di concordare i propri redditi per le (sole) annualità 2025 e 2026 abbia causato un indubbio danno:

  • non solamente a coloro che avevano in animo di rientrarvi ma che non potranno farlo per motivi legislativi,
  • bensì anche per l'intero apparato statale, che avrebbe senza dubbio beneficiato di una larga adesione al CPB da parte dei contribuenti (come da sempre sostenuto anche a livello governativo).

Pertanto, nel ribadire la nostra disponibilità a fornire, nelle sedi opportune, un contributo anche di carattere normativo, auspichiamo che, a fronte delle più svariate necessità di natura tecnica che spingono il legislatore a legiferare in un modo invece che nell'altro, nel prossimo futuro si tengano sempre in considerazione le conseguenze che da ciò derivano. All'evidente fine di non ridurre le potenzialità di norme che avvantaggiano i diversi attori coinvolti nella relativa operatività così come l'intero apparato statale.

L'UNGDCEC tratterà temi legati alla professione ed all'ordinamento professionale nella giornata di oggi al XXI Forum dal titolo: “CAMBIAMENTI: è ora di essere protagonisti” che si terrà in data odierna presso il Conservatorio Pollini di Padova.

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