
martedì 11/11/2025 • 06:00
Dal legal design, nato per rendere il diritto comprensibile e accessibile, al compliance design, pensato per integrare regole, dati e processi in sistemi dinamici di prevenzione, prende forma un nuovo modo di gestire i rischi complessi, fondato sulla chiarezza visiva, sulla mappatura delle responsabilità e sull’interazione continua tra norme, persone e tecnologie.
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Come il legal design ha trasformato il linguaggio del diritto
Il concetto di legal design nasce nei laboratori della Stanford University, dove Margaret Hagan, oggi direttrice del Legal Design Lab, ha iniziato a interrogarsi su come rendere il diritto più vicino alle persone. La sua intuizione, allo stesso tempo semplice e rivoluzionaria, è stata quella di inquadrare il diritto non solo come insieme di regole da interpretare, ma come linguaggio che può essere progettato e comunicato in modo visivo e intuitivo.
Applicando i principi del design thinking - quell’approccio che mette l’esperienza dell’utente al centro di tutto – la Hagan ha aperto la strada a una disciplina capace di tradurre la complessità giuridica in forme più chiare e accessibili, senza tradirne il rigore.
Il legal design diventa così il punto d’incontro tra diritto, design e tecnologia, ma anche tra scienze cognitive, comunicazione visiva e innovazione organizzativa, dove le regole non vengono semplificate, bensì progettate e ripensate per essere comprese, applicate e condivise.
Il diritto non viene più visto soltanto come un insieme di testi scritti, ma come un vero e proprio sistema di comunicazione e il rispetto di una determinata regola giuridica passa inevitabilmente attraverso una migliore comprensione della stessa. Da qui l’idea di rappre...
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