lunedì 04/08/2025 • 06:00
La Cass. 16 luglio 2025 n. 26095 affronta la problematica della rilevanza penale della sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte quando, sebbene ricorrano plurimi atti dispositivi connotati dall'intento fraudolento, sia plausibile l'idoneità del patrimonio dell'indagato-debitore a garantire la (inferiore) pretesa dell'erario.
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Partendo dalla vincolante guarentigia costituzionale riservata a tutti gli atti di disposizione del proprio patrimonio, la Suprema Corte (Cass. 16 luglio 2025 n. 26095) stabilisce il principio per cui la sottrazione fraudolenta congeniata dall'art. 11 D.Lgs. 74/2000, proprio perché riconosce la rilevanza penale della condotta nella fase antecedente a quella della (effettiva) insorgenza dell'obbligazione tributaria, richiede la valutazione in concreto se la condotta decettiva del reato sia o meno idonea a porre in pericolo la pretesa tributaria. In sostanza, il rischio della incapienza patrimoniale del debitore a soddisfare il credito erariale in conseguenza degli atti dispositivi che ne hanno compromesso la consistenza, è soggetta ad una rigorosa valutazione di idoneità ottenuta dalla comparazione tra l'entità del credito, la capacità patrimoniale complessiva del contribuente.
Avverso l'ordinanza di inammissibilità del riesame con riferimento al delitto di cui all'art. 11 D.Lgs. 74/2000, il contribuente affida alla Cassazione il ricorso articolato su due livelli di censura.
Riguardo al fumus, è contestata l'efficacia decettiva delle condotte poste in essere, poiché prive di capacità ingannatoria, trattandosi di atti dispositivi agevolmente tracciabili, non privi di apprezzabile...
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Domenico Frustagli
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