lunedì 14/07/2025 • 06:00
Dal 1° agosto 2025 i dazi USA potrebbero aumentare al 30%. Ad annunciarlo è la lettera inviata dal Presidente USA all'Unione europea, che promette di alzare ulteriormente le tariffe nel caso in cui la Commissione europea dovesse adottare misure ritorsive. La decisione degli USA non è ancora definitiva e lascia spazio alle trattative.
Dazi del 30% per i prodotti esportati verso gli USA
Annunciato un aumento delle tariffe USA per l'importazione dei prodotti di origine europea: con una lettera inviata alla Commissione UE l'11 luglio, il Presidente Trump ha dichiarato che dal 1° agosto 2025 i dazi generali sui prodotti europei raggiungeranno il 30%.
Si tratta però di una comunicazione informale e non di un executive order. La decisione del Presidente Trump non è, quindi, definitiva, ma è finalizzata ad aprire un'ulteriore fase della trattativa.
Un segnale positivo è rappresentato dal fatto che non sono stati previsti i dazi del 50% che Trump aveva annunciato alcune settimane fa, sempre in fase di trattativa, e questo rappresenta comunque un punto di partenza importante.
Il dazio del 30% è, però, una tassa all'importazione più elevata rispetto a quella previsto per altri Paesi, ad esempio il Regno Unito, che ha ottenuto una tariffa generale del 10% oltre a un'importante esenzione per il settore dell'automotive. Per le auto UK è previsto, infatti, un contingente tariffario che consente una riduzione del dazio dal 25 al 10% per una quota di 100 mila veicoli.
L'Unione europea mira a raggiungere un accordo analogo a quello già concluso con il Regno Unito, puntando a una tariffa generalizzata del 10%.
I prodotti esclusi
La lettera del Presidente Trump chiarisce che i dazi del 30% dovrebbero colpire tutti i prodotti originari dell'Unione europea.
Restano esclusi i prodotti farmaceutici, semiconduttori, rame, camion, aeromobili, minerali critici e legname. Per questi prodotti sono ancora in corso le indagini avviate sulla base della Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, che attribuisce al Presidente USA il potere di introdurre misure eccezionali in presenza di minacce alla sicurezza nazionale, indirizzate a prodotti e filiere strategici.
Occorre considerare, inoltre, che i dazi del 30% non si sommeranno alle tariffe della Sezione 232 che raggiungono già il 50% per acciaio, alluminio e prodotti derivati, e il 25% per le automobili e la componentistica.
Le prime stime sugli effetti dei nuovi dazi annunciati da Trump
Gli Stati Uniti sono il principale partner commerciale dell'Unione europea. La quota di mercato delle esportazioni verso gli USA è del 20,6%.
Nel 2024, l'export europeo verso gli USA ha registrato circa 531,6 miliardi di euro, mentre l'export di servizi si è attestato intorno ai 319 miliardi. Nei primi tre mesi del 2025 si è registrato un netto aumento delle esportazioni, con un +59,5% e 71,4 miliardi di euro. Un dato che evidenzia la corsa delle aziende europee alle esportazioni, con l'obiettivo di incrementare le scorte nei magazzini USA e di chiudere ordini prima dell'entrata in vigore dei dazi.
Tra i Paesi europei l'Italia si posiziona al terzo posto per esportazioni verso gli USA, dopo Germania e Irlanda. Nel 2024, l'export italiano verso gli Stati Uniti ha registrato più di 64 miliardi di euro, con un aumento record nel 2025. Da gennaio a maggio, le nostre esportazioni sono cresciute del 7,2% in più rispetto all'anno precedente, facendo registrare un surplus commerciale di 17,4 miliardi. Le punte più elevate si registrano proprio per quei prodotti su cui gli Stati Uniti hanno annunciato tariffe più elevate, come farmaceutici, alimentari e bevande.
Ma quali sono i settori merceologici più interessati dalle esportazioni verso gli Stati Uniti? Nel 2024 l'Italia ha esportato soprattutto macchinari e apparecchiature (12,8 miliardi), prodotti farmaceutici (10 miliardi), beni alimentari (4,8 miliardi), autoveicoli (4,3 miliardi) e altri mezzi di trasporto (3,8 miliardi), oltre a prodotti manifatturieri (3,4 miliardi). Tra i settori più attivi nell'export verso gli USA ci sono anche quello dei prodotti chimici (2,8 miliardi), delle apparecchiature elettriche (2,8 miliardi) delle bevande (2,8 miliardi), dell'abbigliamento (2,4 miliardi) e degli articoli in pelle (2,6 miliardi). Bene anche i prodotti in metallo (2 miliardi) e il settore metallurgico (1,6 miliardi).
Secondo Svimez (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel mezzogiorno), l'Italia è uno dei Paesi europei che risentirà maggiormente della guerra dei dazi con gli Stati Uniti. Considerando solo le conseguenze dirette e immediate, le prime stime Svimets parlano di un possibile crollo dell'export del 19,8%, tradotto quasi mezzo punto di PIL in un anno (-0,44%). Tra i settori più colpiti vi sarebbe quello dell'agroalimentare, che potrebbe perdere 1,5 miliardi di euro, oltre a farmaceutica, tessile e automotive.
La posizione dell'Unione europea
La lettera degli USA chiarisce che eventuali triangolazioni volte a evitare l'applicazione dei dazi saranno punite con l'applicazione della tariffa maggiore.
Secondo la Casa Bianca, per le aziende europee esiste una sola via d'uscita: costruire o produrre negli Stati Uniti, delocalizzando la propria supply chain. Gli USA hanno dichiarato che faranno tutto il possibile per assicurare alle aziende europee che decidano di spostare la produzione negli USA tutte le autorizzazioni necessarie, nel giro di poche settimane.
Nella lettera, il Presidente Trump annuncia, inoltre, che se l'Unione europea adotterà misure ritorsive, ai dazi del 30% sarà aggiunto anche l'importo applicato dall'UE sui prodotti americani. Secondo la Casa Bianca, quindi, «l'Unione europea dovrà consentire agli Stati Uniti un accesso completo e aperto al mercato, senza l'applicazione di alcuna tariffa doganale, nel tentativo di ridurre l'ampio deficit commerciale».
La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato di voler continuare a lavorare per il raggiungimento di un accordo entro il 1° agosto.
Se le trattative non dovessero andare a buon fine, l'Unione europea è pronta anche ad adottare tutte le misure necessarie a salvaguardare gli interessi dell'Unione, inclusa l'adozione di contromisure daziarie. Sono già pronti, infatti, due pacchetti che prevedono l'adozione di contromisure volte a colpire i prodotti USA.
Il primo pacchetto, adottato con il Reg. UE 2025/778, prevede i dazi di ritorsione che l'Unione europea ha previsto in risposta ai dazi su acciaio e alluminio della Sezione 232 e dovrebbe entrare in vigore martedì 15 luglio (Reg. UE 2025/786).
Si tratta di dazi all'importazione che verranno riscossi dalle Dogane europee per l'importazione di prodotti statunitensi.
Tale regolamento, che al momento risulta sospeso fino al 14 luglio, prevede tasse all'importazione mirate su alcuni prodotti simbolo degli Stati Uniti, come Harley-Davidson, jeans Levi's, burro d'arachidi, mirtilli, tabacco, cosmetici. Una seconda tornata di dazi UE colpirebbe moltissimi prodotti, tra cui rame, tubi e aste di perforazione, flange, porte, finestre, accessori da saldatura, parti ed elementi di tubi, piloni, serbatoi, cisterne e vasche, ma anche chiodi, rampini, viti, bulloni e coltelli. Ma nel mirino dell'Unione europea sono presenti anche prodotti e materiali in plastica, come silicone, pvc, prodotti per la pulizia, saponi, vasche da bagno, docce e lavandini. Previste contromisure anche per il settore dell'agrifood statunitense, con una serie di misure commerciali, tutte nella misura del 25%, su carni, pollame, pomodori, agrumi, frutta, caffè, thè, cereali, salsicce, salami, ortaggi e legumi. Whiskey bourbon e latticini rimangono, invece, esclusi dalle liste ritorsive europee. L'ultimo gruppo di prodotti riguarda i semi di soia e le mandorle.
Un altro pacchetto del valore di 95 milioni di euro è in fase di discussione.
È meno probabile, invece, che Bruxelles decida di attivare lo strumento anticoercizione: il Presidente francese Macron si è detto favorevole a questa iniziativa, ma molti Paesi UE sono convinti che ci sia ancora spazio per un accordo e una presa di posizione troppo rigida sarebbe controproducente.
L'Unione europea, sempre per finalizzare le trattative in senso positivo, ha anche annunciato di rinunciare alla Global minimum tax, che era stata introdotta con grandissima difficoltà dopo un lunghissimo dibattito all'interno dell'OCSE, avvantaggiando così le imprese americane. L'Unione europea, inoltre, ha già espresso l'impegno in sede Nato di comprare il 5% di armi dagli USA.
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Sara Armella
- Avvocato, Studio legale Armella & AssociatiRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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